Izlet v Ljubljano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 1 – Il pre-gara da Rival Trade c/o BTC

Francamente credevo che avrei avuto un po’ più di tempo per preparare questo post, ma il travolgente successo delle Pochette 2012 della Giraffa mi ha preso in contropiede. Me ne rallegro e vi costringo ad accontentarvi di un resoconto essenziale.

Non vorrei dare ai miei piccoli lettori delle false illusioni e delle false speranze, ma sta per arrivare un vero post di orientamento, tipo quelli di Stegal, in cui l’autore ci accompagna minuto per minuto fra le sue scelte e io ho perso il filo prima ancora che arrivi alla K.

Determinanti per la performance atletica, però, sono anche le esperienze umane dell’atleta stesso, quindi ora mettetevi comodi, perché vi parlerò del BTC.
Il BTC è un colossale centro commerciale alla periferia di Lubiana, cioè distante tre minuti di macchina dal centro, perché quella slovena è una capitale a misura d’hobbit e le distanze sono sempre contenute. All’ interno del centro commerciale si trovano un multisala e un parco acquatico, ed esso è servito dagli autobus come un normale quartiere. Abbiamo dato un’occhiata ad alcuni negozi e l’unico dato da rilevare è che ospita anche punti vendita di stoffe, vere e proprie mercerie che vendono i tessuti al metro, su qualità e convenienza dei quali, però, non mi posso esprimere. Ho resistito all’impulso di acquistare diciotto metri di cotone rosso a pois bianchi, ed è questa la vera prova di forza della giornata.

Scopo della nostra visita al BTC è andare a mangiare il pesce al fast food.

La nostra maestra di sloveno, infatti, ci ha detto che nel padiglione con i punti ristoro, adiacente alla corsia all’aperto dei bezagnini, c’è un posto che cucina il pesce on demand, e non serve neanche sapere lo sloveno: basta indicare, in vetrina, quello che si desidera, che subito viene cucinato e servito.
Con il solo scopo di procurarmi materiale per questo blog, sperimentiamo dunque

Rival Trade c/o BTC, centro commerciale di Lubiana

Lo spazio è contenuto, ma i tavolini non sono pochi, anche perché ci sono posti a sedere riservati al clienti di Rival Trade anche al centro del padiglione e lungo il muro della pescheria vera e propria (ossia il negozio dove si compra il pesce per prepararlo a casa, non il punto vendita dove viene cucinato).

Se non abbiamo capito male, c’è anche una saletta dove si viene serviti al tavolo (lo supponiamo dal fatto che i tavolini, qui, sono apparecchiati e non si vedono avventori vagare con i vassoi). Vogliamo, però, provare il brivido di relazionarci “in simultanea” con gli indigeni, cioè senza avere tutto il tempo di tradurre il menu col vocabolario prima di ordinare indicando con il dito sulla carta (a questo modo ero capace pure in polacco), ma formulando frasette elementari in real-time. Oltetutto, pare che nella saletta ci sia il camino acceso, il che è suggestivo, ma potrebbe uccidermi.

Prendiamo una fetta di tonno da fare ai ferri e una di pesce spada marinato. Accanto ad esse ordiniamo un’insalata di mare con le olive (“z olivami”, dev’essere z+strumentale femminile plurale, ma non abbiamo ancora fatto lo strumentale e non posso che abbandonarmi ad affascinati congetture), e polpo – o piovra, chissà – in insalata: hobotnica v solati (anche se non lo abbiamo ancora fatto non può essere che “v+locativo” = stato in luogo; altrimenti, cosa ci sarebbero andati a fare, i romani, al di là dell’adriatico, se non per dare alle popolazioni indigene una struttura linguistica a me familiare?).
Che divertente! Leggo tutto e non capisco niente, sembro una minorata che a quarant’anni si comporta come una bambina di sei e ripete ad alta voce tutte le parole che le capitano sotto gli occhi.

L’ordinazione è andata piuttosto bene. Poi il dramma: l’autoctona risponde. Forse ha pensato che capiamo quello che diciamo, e ci ha risposto.
Smarrimento. Il nulla. Cazzo ha detto? Ci indica il pane e ci chiede se bianco o nero. Siccome li è lì per lavorare e c’è la fila, traduce subito in inglese. Fieri di aver capito i colori, rispondiamo in sloveno. Lei ripete in inglese per confermare. Poche volte in vita mia mi sono vergognata tanto con i vestiti addosso.

Siccome so che non capirò la domanda quando mi verrà posta, tento di anticiparla proclamando cosa voglio da bere: “Za piti, vodo”. “Za piti” vuol dire “da bere” (lett.: “per bere”; za+ acc. = cpt. di fine o scopo). “Vodo” è l’accusativo di voda: essendo un sostantivo femminile della prima declinazione [cfr. lezione 6], all’accusativo esce in -o, quindi voda –> vodo. Non fa una piega.

“Voda?” chiede l’indigena. “Voda, da” rispondo sgomenta, sbagliando, ormai in pieno stato confusionale, anche a dire “sì” (che in sloveno è ja, come in tedesco, è in croato che si dice da).
Perché, oh donna dall’idioma inespugnabile, non ti sta bene il mio accusativo? È perfetto lì, non può starci altro caso, una simile costruzione non può che richiedere un complemento oggetto.
Ella, ne deduco, ripete i lemmi nel caso al quale  entrano nel vocabolario per essere certa che la straniera ignorante stia parlando del medesimo referente. Non ne esco bene.

Attendiamo pazienti che il nostro pesce sia cotto, sdilinquendo, nel frattempo, al passaggio di irresistibili vassoi di fritto misto. Mentre Zzi si informa su come farmi interdire, io cerco di individuare l’avventore più debole cui sottrarre il vassoio e formulo ad alta voce piani diabolici, tanto non mi capisce nessuno.
Finalmente il nostro pesce è pronto. L’odore è ottimo, la consistenza è ideale e il sapore davvero gustoso. Prendo anche un pezzetto del tonno di Zzi, – non sia mai che qualcuno, al mio tavolo, mangi qualcosa che io non assaggi (solo Darietto si è rifiutato e fossi in lui avrei timore delle conseguenze) – anch’esso molto buono.

Tornando verso la macchina indugiamo a guardare qualche vetrina, facendoci tentare dall’idea di comprarci un libricino per bimbi, ma rinunciamo subito, scoraggiati dalla difficoltà dei testi.
Fa caldo, ma fa freddo. Dev’esser l’aria riciclata, che mi fa venire pure mal di testa. Ci fermiamo a prendere una fetta di torna per incamerare le energie necessarie a percorrere l’ultimo tratto di posteggio. Nonostante passi tanta di quella krompir da farmi credere di essere su Scherzi a Parte, non sono contenta. Fa un freddo becco, ho la faccia rovente, le tempie strette in un morsetto e gli stinchi gelati.

A giudicare da quanto Zzi è sbiancato, sono parecchio arrossata in viso.
Non sto per niente bene, mi sta succedendo di nuovo come a Brescia. Mi guardo la pancia e non ci sono chiazze, in compenso credo che stiano per disciogliermisi le labbra sul viso.

È chiaro che la prospettiva di una gara non mi fa per niente bene!

One thought on “Izlet v Ljubljano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 1 – Il pre-gara da Rival Trade c/o BTC

  1. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Izlaz v Ljubljiano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 2.1 – La gara, part one

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.