Izlet v Ljubljiano – 25.04.2012. Promozionale di orienteering centro storico a Lubiana | 2.4 – La gara, part four

… Segue

All’undicesima lanterna del percorso – la 14 – la mia gara finisce perché decido di fare PM.


[ora il mio percorso è marcato in rosso non per ragioni di visibilità, ma per fedeltà al colore che ho assunto in viso in questa parte della gara]


La lanterna, infatti, è collocata sulla parete di un burrone, raggiungibile solo stando in costa come uno stambecco, aggrappandosi alle ortiche. Ci penso un bel po’, prima di rinunciare. Mi prendo tutto il tempo perché tanto, se rinuncio, non avrà molta importanza per quanto a lungo mi sono remenata a studiare la strada.

Da sotto non si arriva, lo so perché, sbagliando, è stato il mio primo tentativo, ma è recintato, e comunque troppo scosceso. Il fatto che non si arrivi da sotto, sulle prime mi consola, significa che il tracciatore ha previsto un altro – evidentemente più agevole – accesso.
Col cazzo.
Da sopra non si arriva perché dalla strada parte una tettoia di lamiera arrugginita, tipo scivolo a 45° verso lo strapiombo. Non restano che i lati, entrambi troppo pendenti e sconnessi per me. Dei ragazzotti si fiondano nella boscaglia e ne escono con una certa agilità, indicandomi il punto, come a rassicurarmi che ne vale la pena. Oscillo la mano d taglio davanti alla faccia, come a dire “ma sei fuori?”. Ho capito dov’è la lanterna, ho capito come ci si arriva e mi sono fermata a pochi metri in linea d’aria. Per quanto mi riguarda, sono soddisfatta così, faccio PM e proseguo. Penso alla faccia di Zzi, e so che sarà contento della mia PM, se l’alternativa era riportarmi a casa in un sacco di plastica.

Decido ugualmente di completare il percorso, quindi mi dirigo alla lanterna successiva, ma mi incasino e seguo, ora, non più l’ordine dei segmenti, bensì quello dei numeri, quindi punzono la 11.
Mi incasino di nuovo e vado a punzonare la 13, perché sto nuovamente seguendo il segmento. Alla 13 mi rendo conto della cazzata e capisco perché lungo il sentiero alberato correvano tutti nella direzione opposta alla mia.

Guardo la carta e la 12 mi pare veramente troppo lontano. Sono stanca, ho caldo, c’è troppo sole, ma il vento che soffia quassù mi sta gelando il sudore nella schiena e domani sarò dura come lapide, sempre che non mi venga la polmonite.
Sono cinquanta minuti che sono in giro, la mia gara è andata in vacca da dieci. Zzi sarà arrivato da venti e sarà laggiù che mi aspetta per andare a cambiarsi.
Decido di salvarlo dalla polmonite e torno. Per coerenza, punzono di nuovo la 11, dove mi intrattengo con un manipolo di decenni riguardo ad un errore di stampa sulla loro carta, del quale si accertano confrontandola con la mia. Non è che riesco a condurre un dialogo in sloveno, sono le ragazzine slovene che, alle elementari, padroneggiano l’inglese perfettamente e snocciolano con disinvoltura periodi ipotetici.
Quasi quasi chiedo loro se mi danno lezioni di lingua, una lingua qualsiasi a loro piacimento: ne trarrei comunque vantaggio.

… Continua

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