La gaja cena [2] ✄

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[continua da:  La gaja cena 1]

La casa al quattrocinquesei è nuova nuova e accogliente,  chiara della luce tenera degli addobbi natalizi e tiepida. Ma da dove viene questo dolce calore? Non vedo termosifoni, né stufa.Vedo, in compenso, un capannello di persone che cercano di avvicinarsi a qualcosa infilandosi gli uni tra gli altri e scalzandosi a vicenda, come fanno i cuccioli di nidiate numerose con le mammelle insufficienti della mamma stremata.
“C’è Springsteen!” ho subito pensato, optando per la spiegazione più ovvia. Sorprendentemente, invece, si trattava della stufa, ugualmente apprezzata, in quel momento.

A tavola arriva ogni ben di Dio, tra cui si distinguono il baccalà mantecato preparato dal Retore in persona e la mozzarella di Basovizza, che pochissimi, dopo di me, riescono ad assaggiare.
Il Previdente Presidente ci porta, intanto, i saluti di coloro che non sono potuti venire. Illustre assente l’Infallibile Insegnante, solitamente molto partecipe delle attività della società, ma bloccata questa volta dall’influenza, mentre del secondo classificato nazionale nella categoria M18, vanto della nostra società, nessuna notizia. Immagino che anche lui sia stato mietuto dal morbo, cagionevole ed esposto com’è alle infezioni [del resto, quando si va in giro a spezzare cuori alle rosse con tanta disinvoltura, la mononucleosi è il minimo che ti possa capitare], quand’ecco suona il campanello e il giovane atleta compare sull’uscio. In clamoroso ritardo. A mani vuote. In un’altra situazione, farei finta di non conoscerlo. Non appena anche gli ultimi attesi avvertono del ritardo, dandoci implicitamente il permesso di cominciare senza di loro, la tavola viene ulteriormente imbandita.

Siamo già tutti soddisfatti di quanto assaggiato fin’ora, ma nonostante questo scateniamo le fauci ansiosi di assaggiare la leggendaria iota del Previdente Presidente.
Questa preparazione – una zuppa tradizionale triestina con fagioli, crauti, parti di porco, cumino e ingredienti segreti vari – è il cavallo di battaglia della cucina del Presidente e pare non manchi mai ai suoi convivi; leggenda vuole che sia stata esportata anche a Barcellona, con somma soddisfazione dei controllori alle frontiere.
È davvero ottima, a stento mi trattengo dal leccare il piatto. Cioè, a stento Zzi  – minacciando il divorzio – mi trattiene dal leccare il piatto.

Il primato del Previdente Presidente, però, è subito insidiato dal pasticcio della Generosa Genitrice del Celere Capellone.
La Generosa Genitrice del Celere Capellone era già nota, all’interno della nostra società, ma non credo unicamente lì, come autrice di torte sopraffine, ragion per cui, alle gare cui il Celere Capellone partecipa, i nostri atleti hanno la tendenza a snobbare il ristoro, limitandosi a servirsi di qualche bevanda, buttandosi a capofitto sulla delizia gentilmente offerta dalla Generosa Genitrice, strategicamente tenuta nascosta dagli stessi atleti disposti a falange macedone attorno ad essa, con le bussole sguainate, pronti ad aggredire qualunque intruso si avvicini [e anche un po’ ostili gli uni con gli altri, a dirla tutta].
Questo pasticcio [“pasticcio” è lo sbrigativo appellativo triestino – un giorno vi racconterò i drammi della gastronomastica giuliana – trattasi in realtà di lasagne al forno alla bolognese in piena regola] presenta tutte le caratteristiche dell’archetipo ideale: è alto più di dieci centimetri, è generosamente condito con abbondante ottima besciamella, è composto all’ottanta per cento di carne. È una specie di miracolo della fisica: c’è molto più sugo a base di carne che pasta, ma nonostante questo sta insieme lo stesso. È il primo piatto ideale per coloro che non amano la pastasciutta, ma hanno appena finito di mangiare la zuppa; praticamente è un secondo, è molto difficile distinguerlo da uno spezzatino, solo l’occhio allenato al particolare dell’orientista può individuare in esso le tracce di pasta [peraltro anch’essa buona, sottile al punto giusto].

Quando è il momento dei miei cannelloni siamo stremati e io, Zzi, il secondo classificato nazionale nella categoria M18, vanto della nostra società, e la Fascinosa Figlia del Previdente Presidente, ci dividiamo una porzione in quattro; fa le parti la Fascinosa Figlia, bara clamorosamente e rifila a me e Zzi un cannellone intero, tenedo per sé un quarto di boccone, da dividere con il secondo classificato nazionale nella categoria M18, vanto della nostra società [Vanty, per gli intimi].

[continua con: La gaja cena 3]

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