Nel frattempo, l’acqua della pasta non è ancora a bollore. Grazie alla brillantezza dei nostri commensali, l’attesa trascorre piacevolmente, tuttavia, dopo svariati quarti d’ora, sono tentata di sputare nella pentola e dire “Toh! Delle bolle! Buttiamo!”. Opto per la più igienica soluzione del soffiare sotto la superficie con l’ausilio di una cannuccia e butto le trofiette in un’acqua che bisogna ringraziare il cielo se sfiora i 70 gradi.
Tanto la trofia è una pasta puttana.
Il nome stesso è chiaramente il frutto di un tabù linguistico, l’etimologia bagascia è lampante, la fricativa è stata ovviamente aggiunta per pudore e riguardo verso l’interlocutore, analogamente a quanto accade quando sentiamo qualcuno che [sfreccia, impenna] esclama “porco dito” [e io rimango abbrustolito]. Le trofie le puoi buttare al momento più opportuno, nell’acqua alla giusta temperatura e composizione ideale di minerali disciolti, alla giusta latitudine e con pressione atmosferica adeguata, con il favore degli astri e degli dei, e per giunta puoi stare lì a fissarle che cuociono e assaggiarne costantemente una sì e una no [che ne devi buttare il doppio di quelle che ti servono e ti siedi a tavola stomacato, ma fa niente, nessun sacrificio è troppo per la trofia perfetta], che loro – puttane! – una volta portate in tavola si presenteranno al 60 scotte, al 35 per cento crude e al 5 per cento giuste; quelle giuste si concentreranno esclusivamente nel piatto del cuoco che, ben a conoscenza dell’ineluttabilità della proporzione, mangerà con la consapevolezza che le pietanze dei suoi ospiti fanno anguscia.
Ciononostante, la trofia è come quell’ex-fidanzata stronza che si fa viva raramente con il preciso ed esclusivo intento di usarti e umiliarti: ti frega sempre. Sai benissimo che lo farà anche questa volta e ogni volta in passato ha giurato e spergiurato che non glielo avresti permessoi mai più. Eppure forse questa potrebbe essere la volta buona, il passato è passato, e non si può mai sapere cosa ne può nascere, e tu sei disposto a creare un dio nuovo di zecca e idolatrarlo con grida lancinanti se questa volta lei ti darà anche una piccolissima speranza di poterla riavere. E allo stesso modo ricompri le trofie. “Amore, cosa hai pensato di fare per la cena con i miei genitori?” – “Trofie!”. “Amore, cosa hai pensato di fare per la cena con i nostri amici?” – “Trofie!”. “Amore, cosa hai pensato di fare per la cena con Trinità e Trilli?” – “Trofie!”. “E che cazzo!”
Per camuffare il più possibile la mia inadeguatezza verso la materia prima, decido di condirle con: abbondante pomodoro fresco tagliato a cubetti di mezzo centimetro di lato[circa sei pomodori, senza i semi – quando userò la parola “dadolata” uccidetemi], tante olive taggiasche [un etto, meno quelle che vi mangiate prima], un bel po’ alici [due scatole] e una cucchiaiata generosissima di pasta d’olive per legare il tutto [meglio due, per dare un po’ di sostanza, che altrimenti è leggerino]. Consiglio di impiegare alici in scatola. Anche qualora non aveste clamorosamente sbagliato la dose delle acciughe acquistate, e ve ne fossero rimaste a sufficienza per la pasta, friggete l’eccedenza e impiegate comunque acciughe in scatola, perché il liquido di governo le ha rese più salate e compatte e si prestano meglio ad essere usate come ingrediente per questo condimento. La dose di condimento suesposta è sufficiente per 450gr di trofie [mi piacciono ben condite]. Se ne ottengono quattro piatti quasi colmi. Mi rassegno al fatto che non ce la potranno fare, ma pazienza, so che sto chiedendo troppo ai loro minuscoli stomaci, quando non ne avranno più voglia, la lasceranno. Una volta tanto non sarà la fine del mondo, e poi… va be’, non è certo “buona” ma un po’ di pasta riscaldata non ha mai ucciso nessuno, casomai la mangio domani….tanto la trofia sarebbe mal cotta comunque!
Trilli e Trinità prendono molto seriamente la loro missione e macinano trofie su trofie. Una forchettata dopo l’altra, con metodo, disciplina e costanza da musicisti, fanno fuori tutto il piatto. Applausi. Io stessa sono allo stremo delle forze, loro, fieri e professionali, non lasciano trasparire alcuna fatica. Io ho il volto madido e credo che da un momento all’altro suderò sangue, loro non sono neanche spettinati. Il mio solo rammarico è di non averli ripresi per mostrarli agli altri miei ospiti quando questi si azzardano ad avanzare qualcosa, o per usarli contro qualche bambino capriccioso.
Il secondo è facile, è tutta scena. Zzi ha fatto le orate al cartoccio, che notoriamente non saziano, sono solo un diversivo per trascorrere il tempo.
Si fanno così [parole di Zzi]: “Si prendono le orate e si cuociono nel cartoccio”. Chiaro ed esaustivo. Un po’ prolisso, forse.
Avrete certamente notato che ho scritto:
“[…]sei disposto a creare un dio nuovo di zecca e idolatrarlo con grida lancinanti se questa volta lei ti darà anche una piccolissima speranza di poterla riavere”.
Non trovate anche voi che sia un’immagine efficacissima e stupenda?
Infatti non è mia, è trafugata ad un famoso romanzo.
Non posso neppure dire che sia una citazione perché dubito di averla riportata esattamente, ma è comunque identificabilissima.
Per dieci punti: che romanzo è?
non so che romanzo è, ma it’s definitely me…:-)
ciao dalla svezia
anyway…
Lolita di Nabokov
anche se con Google non vale…
I will create a brand new God and thank him with piercing cries, if you give me that microscopic hope
No, Google non vale, ma è a disposizione di tutti, perciò i 10 punti sono regolarmente guadagnati.
Come sta andando in Svezia?….non parlo dell’orienteering…
io adoro le trofie. col pesto. fatto da me.
le trofie di solito le compro dal besagnino (che a dispetto del nome è il classico minimarket di paese, e fa delle pizze divine), ma mi piacerebbe imparare. maga dei fornelli, puoi insegnarci una larrycetta?
Adoro zzi! Lui si che è un cuoco vero… non rivela mai i suoi segreti. Focaccia di recco? Facile, basta stenere la pasta sottilissima! Orate al cartoccio? Facile, basta cuocerle nel cartoccio!
se però comperi le trofie fresche, quelle coop in busta per intenderci, le puoi cuocere anche mezz’ora, ma loro non ti daranno mai e poi mai la soddisfazione di allentare un pò la loro rinomata rigidità….
@Elisa.
Ma io non ho segreti! Inoltre faccio solo le cose facili … focaccia, pesce e carne.
Ti sembrano facili …
Io compero le trofie Buitoni è [non so perché, tendenzialmente odio la Buitoni; niente di personale, ma tutte le cose Buitoni che ho comprato non mi sono piaciute, eppure persevero], e un po’ slaccano e un po’ no….le trofie che mi piacciono di più sono quelle del pastificio Danielli in via Cesarea. Rendono un belino, ma sono proprio buone.
Detesto deludere i miei piccoli lettori, ma non conosco la ricetta della trofietta. So che si fa come la pasta normale [quindi con un goccio di vino bianco come ingrediente segreto per dare elasticità] e che il segreto sta nel movimento della mano: un avvitamento veloce e sicuro con il fianco sulla madia. Tipo karateka che svirgola.
Adogni modo, non ci sono mai riuscita; ne deriva che è impossibile e bisogna comprarle!
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