Orienteering ai confini della realtà

      4 Comments on Orienteering ai confini della realtà

“Come ogni volta che si tratta di te” – diranno subito i miei Piccoli Lett-ori appassionati delle mie ori-peripezie.

Giusto, ma stavolta si tratta di qualcosa di veramente sensazionale, qualcosa che va oltre ogni vostra più fervida immaginazione.
Più strabiliante della lanterna 09 (ciao, Giòmmetra), perfino più sbalorditivo del tunnel del Maestroqualcosa che vi farà dubitare di essere desti e di comprendere quanto scritto, ma credetemi: è tutto vero.

Forse state pensando che stia per raccontare le magistrali manovre che mi hanno permesso di fare 11 lanterne in tre gare alla Tre Giorni delle Trincee, invece per quelle c’è tempo. Sebbene la mia ultima performance sia schizzata subito in cima all’hit-parade dell’anti-orientamento e sia senz’altro fonte di estrema meraviglia, infatti, quello che sto per raccontarvi vi lascerà sconvolti.
Comprenderete, allora, che, vista la grandiosità della situazione, vi lasci ancora per qualche istante in sospeso e vi racconti tutto da principio…

[Dissolvenza]

Vi ho mai raccontato che quest’anno ho fatto un corso di teatro?

Eh no, certo che non ve l’ho raccontato: mi vergognavo!
All’inizio lo sapevano solo Zzi (al quale mi pareva carino far sapere dove andasse sua moglie tutti i lunedì sera) e un paio di altre fidatissime persone.
A dire il vero, un pochino mi vergogno ancora, ma con il passare del tempo ho familiarizzato con l’idea di investire tempo e denaro in un’attività puramente ludica e così, con lo stemperarsi del senso di colpa, è diventato più facile palesare cosa.
Anche il fatto che il saggio si sia tenuto nel teatro gestito dal suocero della Giraffa è stato di grande aiuto a farmi capire che non potevo tenerlo nascosto per sempre.

In caso ve lo stiate domandando, sono più brava come orientista che come attrice (eppure dev’esserci qualcosa che so fare, deve!), ma il corso ha avuto numerosi risvolti positivi. Uno di essi è stato quello di conoscere nuove persone, tutte simpatiche. Più li conoscevo, e più mi stupivo io per prima perché – pensavo – ce ne deve essere almeno uno antipatico, in un gruppo di 15 persone. Uno, cazzo! Ok, magari non proprio antipatico, ma almeno “meno simpatico”…

… va be’, insomma, per farla breve: abbiamo formato un eterogeneo e buffamente assortito gruppo di persone di diverse età e provenienze; tipo il branco di mammut, bradipo, tigre e opossum de L’era glaciale, solo più numeroso e, in quanto di forte matrice triestina, incline alla bisboccia.

Figuratevi la mia gioia, allora, quando una mia compagna di corso – che chiameremo, come sempre, con un nome di fantasia: Doretta Doremì – ha preso parte alla gara di Malchina in categoria Open, addirittura con delle amiche.
Non mi pareva vero di poter condividere le mie disgrazie con qualcuno, di trovare finalmente – oltre ovviamente a CP, che ne ha il dovere – qualcuno disposto a farsi carico del mio stesso fardello e rendere, così, anche il mio più leggero.
Ma, per citare un’altra volta l’amato Vinicio, l’adagio è sempre quello: fate attenzione a quello che desiderate perché capace che poi, magari, si avvera.

Un bel giorno, Doretta Doremì esterna il suo entusiasmo per l’orienteering.
A me è stato da subito chiaro che lo faceva per educazione e, allo stesso tempo, per esercitarsi nella recitazione, ma è stata talmente brava che alcune persone – donne brillanti e curiose della vita – le hanno creduto.

E così, non appena si è concluso l’intenso periodo di prove e abbiamo dato il saggio (scordatevelo proprio: non lo vedrete mai!), le mie amiche sono partite alla carica, piene di ardimento voglia di sapere.
Di conseguenza, stasera alle 18.30 le porto sulla carta di Gropada e do loro i primi rudimenti della disciplina.

Io, capito?
Io, che avrei bisogno dell’insegnante di sostegno solo per piegare la carta lungo le linee del nord.
Io, che alla domanda “Cos’è l’orienteering?” ho ancora l’impulso di rispondere “Un piatto tipico finlandese”, poi ci penso bene e dico “Una disgrazia”.
Io, che ogni volta che prendo parte a una gara allertano il soccorso alpino.

Eppure, che ci crediate o no, tra qualche ora piglio su e mi produco nella più difficile interpretazione della mia carriera: quella di colei che “ci capisce” di orientamento e fa opera di orievangelizzazione.

Più tardi, quando vi sarete ripresi dallo choc, per favore, alle 18:30 fate un minuto di silenzio per le chance delle mie amiche di imparare davvero qualcosa sull’orienteering, stroncate sul nascere.

4 thoughts on “Orienteering ai confini della realtà

  1. The Speaker

    Eppure io so che questa cosa è successa mercoledì sera… :-)
    Non era mercoledì sera? Allora chi c’era a Gropada mercoledì scorso a caccia di farf… ehmmm… lanterne?

  2. Larry Post author

    Ti giuro sulle tute della Norvegia che il misfatto deve ancora svolgersi.
    Oltretutto, per mercoledì sera ho un alibi di ferro, che diversi testimoni possono confermare: ero a yoga con CP, poi sono andata a casa della Fantastica Farmacista a ingozzarmi delle sue prelibatezze greche.

    Se dici così, sembra che io ti mandi i post in anteprima, cosa penseranno gli altri lettori?

  3. Larry Post author

    Grazie :)
    Pensavo di adottarla come nuova divisa per le gare, sarà praticissima.
    E poi, posso anche andare in giro a dire “Queste non sono le lanterne che state cercando”.

    Ad ogni modo: siamo tornate sane e salve, non è stupefacente?

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