Sono stata così poco avveduta da non fare una foto alla zuppa alla ueca finita, così non avevo un’immagine “di copertina” per questo post e ho dovuto prenderla dalla sezione di cucina del sito dell Corriere della Sera.
Probabilmente il web abbondava di immagine di questa zuppa non coperte da copyright, ma poiché questa è proprio quella che l’editore aveva usato, nel 2005, nel libro da cui la ricetta che ho seguito è tratta, mi è parsa la più appropriata.
Poiché, come vedete, sulla zuppa campeggia un crostone di pane, ma la mia ospite non poteva mangiare glutine, ho apportato alcune modifiche alla ricetta (il pane non è il solo ingrediente sostituito).
Io l’ho fatta così…
La zuppa prevede, fra gli ingredienti, zucchine, patate, cipolle e carote in parti più o meno uguali, insaporiti in un soffritto di pancetta e fatti cuocere con costine di maiale e orzo.
Mmm, l’orzo… che buono!
Per i miei primi 25 anni non l’ho praticamente mai mangiato, tranne, forse, in qualche zuppa surgelata che mi è stata rifilata in qualche occasione; poi, in FVG, ho scoperto che è comunissimo metterlo nelle zuppe (molto più comune che metterci i ditalini, ad esempio) e che lo si può cucinare come il riso per fare l’orzotto. Non ho ancora sviluppato una vera e propria abitudine a consumarlo, però, così non ne avevo in casa, anche perché di solito in commercio si trova quello “perlato”, che non va bene per la dieta Speciani, perché è stato privato del germe (che è parte che ci interessa: i cereali raffinati non sono GIFT).
Ma dove comprare l’orzo? In supermercato hanno sicuramente quello perlato. L’orzo integrale potrebbe essere in vendita da Zoe Food o al NaturaSì, ma sono entrambi fuori mano per andarci apposta, con tutto quello che ho da fare. Forse ce l’hanno alla Bottega del Mondo, ma è quasi Natale e avranno ridotto al massimo la fornitura per far posto ai panettoni e ai torroni. Cerco in rete e scopro che c’è un negozio di alimenti biologici poco distante dalla macelleria dove devo andare; non è vicino, ma almeno non è dalla parte opposta della città rispetto ai miei programmi.
Ficco il mio fit-bit fra le tette (è in corso una competizione all’ultimo sangue in casa Tsitalia, da quando sono arrivati questi aggeggini) e parto in missione alla volta del negozio biologico di via Vasari.
Non ci sono mai stata, così sto ore e ore a vagare fra gli scaffali e a scrutare tutti i prodotti. Ecco l’orzo. Non c’è scritto che è perlato, bene! Chissà se dietro specificano che è integrale… vediamo… orzo da agricoltura biologica bla bla… contiene glutine bla bla…
Contiene glutine.
Lo sapevo.
L’ho sempre saputo, non so perché a un certo punto della mia vita me lo sono dimenticato e ho intrapreso il viaggio della speranza per andare a comprare l’orzo in via Vasari. Quindi? Che fare?
Idea! Sostituisco l’orzo con il riso integrale, che impiega 40 minuti a cuocere e regge senza problemi la cottura della zuppa. Bene, sono piena di riso integrale a casa, non occorre acquistarlo.
Lascio comunque diciassette euro al biologico comprando cose che non mi servivano e mi dirigo nella vicina macelleria.
La zuppa, tornando a noi, si prepara così:
Si fa rosolare la pancetta in una pentolona. Io ho usato quella antiaderente spessa due dita ottenuta con la lista nozze. Poi si aggiungono le verdure tagliate a pezzi tutti uguali – meglio che siano più piccoli di come li ho fatti io, per la cronaca.
Se la fate con l’orzo, dovete aggiungerlo adesso. Se la fate con il riso, dovete aspettare, perché io l’ho messo subito e non è venuto gran che bene.
Si fanno andare le verdure per un po’. La ricetta dice di aggiungere acqua; a posteriori suggerisco di aggiungere brodo, così i pezzi di verdure restano più saporiti. Ovviamente potete usare il dado, ma siccome io mangio GIFT, mi faccio il preparato per brodo essiccando le verdure e tritandole, come è spiegato sul blog del Biosec.
Nel frattempo si fanno sbollentare le costine di maiale nell’acqua salata e, dopo 15 minuti, si trasferiscono nella zuppa, dove cuociono per altri 15 minuti insieme alle verdure. Onestamente mi è del tutto oscuro perché si escluda dalla zuppa il prezioso brodo-di-costina, ma la ricetta dice di fare così, e io eseguo.
A questo punto, si trasferisce la zuppa nelle coppette individuali, che devono essere resistenti al calore, perché verranno infornate.
Io non mi sono fidata a mettere le zuppiere del servizio nel forno, e ho usato le coppette di pirex, meno sofisticate, ma più sicure.
La mia zuppa ha l’aspetto di una massa di verdura bollita perché ho commesso due errori:
1. ho fatto cuocere troppo il riso, che ha iniziato a bersi tutto il brodo;
2. ho lasciato riposare la zuppa troppo a lungo, dando al riso tutto il tempo di bere il brodo.
Credo che, usando l’orzo, l’inconveniente non si presenti, e che sarebbe stato sufficiente aggiungere il riso a cottura inoltrata. Ormai è andata così, voi, però, fate tesoro dei miei errori e sappiatevi regolare.
A questo punto, si dispone una fetta di pane rustico sopra la zuppa (che comunque non deve essere troppo liquida), la si guarnisce con fettine di fontina e si schiaffa tutto a gratinare nel forno, dove la fontina si scioglie e il pane si tosta.
Poiché questa sera il pane è il nemico, ho fatto il crostone con delle gallette di riso, sapendo benissimo che non sarebbe stata la stessa cosa, perché, anche infornandole, non diventano mai croccanti come il pane, ma che assolvono degnamente il compito di “base su cui far fondere la fontina, senza che il formaggio si squagli nella zuppa e se ne perdano le tracce”.
Alla fine il risultato era mangiabile – anche perché avevo ospiti impeccabili, che sarebbero morti di disgusto pur di non darmi un dispiacere – ma la zuppa è venuta decisamente troppo asciutta.
Il giorno dopo, però, allungata con dell’altro brodo vegetale casalingo, era squisita, nonostante il riso fosse passato a miglior vita già la sera precedente.
Beh, grazie per avermi fatto scoprire che esiste un negozio bio in via Vasari,
potrebbe tornarmi utile, è abbastanza fornito?
Accidenti, che domanda… dipende dal tuo standard di “fornito”, io posso paragonarlo solo con quello di via Economo (più fornito rispetto a quello di via Vasari) e con lo scaffale di Zoe (meno fornito per ovvie ragioni). È un minimarket, ha un po’ di tutto e distribuisce più marche, merita farci un giro.
La cosa che mi è piaciuta di più è che vendono il riso (anche integrale) e la farina sfusi, oltre che la frutta secca (ma è questa è meno raro trovarla sfusa). Il reparto ortofrutta è piuttosto minimal, ma non ci ho prestato molta attenzione perché io prendo i vegetali dalla Nuova Terra.
Grazie, mooooolto esauriente!!
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