C’è sempre una prima volta, o “La Rigojanci” [part trì] ✎

Secondo tempo supplementare:

Nel frattempo, la cioccopanna bollita è ancora a temperatura stromboliana. Come fare?
Idea! Prendo tutto il ghiaccio che ho nel freezer e lo metto in una bacinella, ci poso dentro  il contenitore della cioccopanna bollita e mescolo rapidamente affinché perda presto calore. Non basta.
Che fare? Mica posso metterlo in frigo, se lo metto in frigo a 60 gradi poi prendo il frigo e lo butto via. E poi bisogna mescolare affinché perda calore, mica posso entrare in frigo.

Entrare in frigo no, ma uscire in poggiolo sì, per fortuna ci sono due gradi.
Non so esattamente come siano andate le cose, ma a un certo punto mi sono trovata con il recipiente appoggiato allo stenditoio, mescolando rapidamente e saggiando la temperatura con l’indice ogni cinque raffiche di bora.
Mettere l’indice nel liquido caldo credo che sia ciò che mi ha tenuto in vita.

Bisogna ora montare la cioccopanna.
Bisogna anche togliere la base cotta dalla carta, tagliarla, pulire la cucina che è diventata una stalla e fondere altro cioccolato, sempre sul fonello-accendino.

Ingegnosa come McGiver, costruisco un marchingegno di rara pericolosità, mettendo lo sbattitore elettrico in bilico sul bordo del contenitore e lasciandolo lì, acceso e in funzione.
Se si ribalta ho cioccopanna ovunque, e non ho più né tempo né ingredienti per ricominciare.
Dev’essere questo che gli Inglesi chiamano sudden death [o golden goal, dipende per chi tifi, se per me o per lo sbattitore]
Non devo allontanarmi dallo sbattitore.
Di conseguenza lo lascio da solo e mi occupo della cucina.

Dio ci tiene molto al dolce di compleanno di Zzi e contro ogni legge della fisica lo sbattitore lavora da solo, come un Kitchen Aid artigianale.

Spalmo la mousse semifredda – ops! Scusate, volevo dire “lo speciale ripieno cremoso della rigojanci” – sulla “speciale base sottile della rigojanci” e copro con “lo speciale strato superiore della rigojanci”, su cui stendo “la speciale copertura fluida della rigojanci” [il cioccolato precedentemente fuso su una candela].
Nota per i posteri: prima si stende il cioccolato fuso sulla copertura e una volta che questa si è nuovamente raffreddata la si dispone sul ripieno. Altrimenti il calore del cioccolato passa attraverso la copertura, raggiunge il ripieno e il tutto si affloscia assumendo l’aspetto di un grosso Kinder Fetta al Latte.

Schiaffo tutto in frigo prima che diventi pane carasau. Vedo Zzi tra mezz’ora a venti minuti da casa e devo ancora fermarmi a comprare il regalo. Se trovo la sciarpa che devo portare alla Giraffa e che – dannazione – un minuto fa era qui  [dove cazzo è finita, sono tre giorni che non la muovo dalla libreria per non scordarla] posso anche farcela.
Eccola.

Fletto i muscoli e sono nel vuoto.

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