Seconda cena regionale: il Piemonte. Prologo, il menu (1)

Come tutti sanno, la Valle d’Aosta confina con il Piemonte e nessun’altra regione italiana, ragion per cui la seconda cena regionale è stata dedicata alla terra del tartufo bianco e della nocciola gentile, del raschera e del cardo, della cugnà e del tomino, delle rane e del barolo, della bagna caoda e dei gianduiotti, dei topinambur e del moscato, del…

… ok, avete capito: sebbene l’Italia sia una miniera di pietanze squisite e prodotti alimentari sopraffini, il Piemonte – per non dire che vince per goleada – bussa e gira una buona da dieci, perché può vantare una collezione rimarchevole di blasonate prelibatezze.

Preparare un menu tipico piemontese per una famiglia di onnivori, dunque, doveva essere una passeggiata, e poi io sono fortissima sulla bagna caoda (per gustare la quale mi sono a suo tempo dotata delle apposite coppette con l’alloggio per la candelina), ma…

Papà Guancette non gradisce l’aglio. Guancette e Mamma Guancette non hanno problemi con l’odoroso bulbo, né con le acciughe sotto sale o con qualsiasi altro ingrediente, ma a papà è indigesto.

Poco male, oltretutto l’idea di mettere in tavola delle candele accese, con una duenne fra i commensali, poteva venire solo a me, quindi l’entrée sarà costituita da un altro antipasto e il menu si articolerà così:

Antipasto: Tartrà

Sorta di budino salato a base di uovo e panna, altrimenti descrivibile come frittata con la panna cotta in forno. Non so voi, ma io vado matta per la panna (forse per i latticini in generale), ma se c’è un alimento per il quale ho un vero feticcio è – come credo tutti sappiate – l’uovo. Forse, amo tanto l’arancione perché è il colore che associo al tuorlo. Immaginate, allora, che libidine, per me, una pietanza che riunisce uova e panna fresca.
Mi va ancora meglio che non la bagna caoda e in più è una novità assoluta per la mia tavola.

Primo piatto: Zuppa di cardi e topinambur

Ah, il topinambur!
Ho sentito alcuni chiamali topinàmbur – con l’accentazione piana, arretrata il più possibile, all’anglosassone – ma se me li immagino chiamati da un piemontese non possono che essere topinambùr, con l’accento sull’ultima sillaba, alla francese.
Ho sempre desiderato preparare qualcosa con i topinambur, solo per andare dal bezagnino, chiedere con nonchalance mezzo chilo di topinialburro e vedere la faccia che fa. Non importa se l’altro ingrediente sono i cardi e hanno l’aria di essere un ortaggio micidiale da mondare, farò questa zuppa e andrò a comprare topinialburro!

Ma a Papà Guancette non piacciono le zuppe.
Ora, io non capisco proprio cos’abbiano le zuppe che non vada bene, io ne sono ghiotta, eppure pare che il mondo non abbia i miei medesimi gusti e ci siano persone che non fanno salti di gioia quando si ritrovano della roba liquida nel piatto.

Allora mi consulto rapidamente con Mamma Guancette e le chiedo che cazzo mangi suo marito e come faccia a dargli da mangiare lei, ma scopro che per il resto è un ospite facile. In un battibaleno, il primo piatto diventa

Riso in cagnon

Suppongo che si legga [ka’ηun]; comunque sia, è un primo piatto a prova di idiota, fatto condendo il riso con burro e toma. Data la semplicità della ricetta, si resta alquanto perplessi, ma il risultato è squisito e il solo rammarico è che sia un po’ troppo… ehm… nutriente (per non dire che fa ingrassare al solo pensiero) per replicare presto l’esperimento

Secondo piatto: Tapulòn.

È uno spezzatino simile al nostro goulash, ma a base di carne di asino.
Papà Guancette non ha nulla da ridire sullo spezzatino, ma i macellai triestini non sono collaborativi, così uso polpa di manzo. Praticamente ho fatto goulash, ma gli ho dato un nome esotico.

Contorno: Peperoni al forno con acciughe e peperoni al forno con olive, caponata.

Siccome Papà Guancette non è un amante delle acciughe sotto sale, ho cotto i peperoni separatamente. Ma Larry – diranno subito i miei piccoli lettori – i peperoni al forno con le acciughe salate e le olive sono un cavallo di battaglia (e copyright) di Elisa! Hai barato!
Zitti, fatevi i cazzi vostri una buona volta.

Dessert: Salame di cioccolato.

Il salame di cioccolato piace a tutti, specie a Zzi, quindi non ero incline a cedere su questo punto; nessuno, del resto, ha cercato di dissuadermi dal mio proposito.

Vini:

Nebbiolo Pertinace 2008
Barolo Amelia 2008 (omaggio degli ospiti)

3 thoughts on “Seconda cena regionale: il Piemonte. Prologo, il menu (1)

  1. Otti

    tocca a me tocca a meeee! Sbav!
    Ah, io i topini li ho SEMPRE in frigo, di sta stagione, e se vuoi una delle cene della nostra prossima visita potrà essere interamente realizzata a base di squittii. Così becchi due cene tematiche nello stesso fine settimana!

  2. Pingback: Salame di cioccolato: come si fa e come l'ho fatto io | LARRYCETTE

  3. Pingback: Cena piemontese: menu di piatti tipici | LARRYCETTE

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