Settima Cena Regionale: la Sardegna. Secondo piatto, Carrè di maiale con limone e finocchio selvatico (4)

Non so voi, ma quando io leggo la parola “carrè”, penso sempre agli Europe.
Ora che ho saldamente impiantato l’assillante motivetto anche nei vostri lobi frontali, vediamo insieme come si fa il ♪ CA-AAAAA-ARRIEE ♪ (scordatevi che ve la canti veramente quando registrerò il podcast, dirò “carrè”) di maiale con limone e finocchio selvatico.

Naturalmente, non ci siamo minimamente preoccupati di procacciarci il finocchio selvatico, poiché, come detto nel prologo alla cena sarda, se vado a cercarlo nel bosco, come minimo raccolgo cicuta; inoltre, passo già abbastanza tempo nel bosco in attività contrarie alla mia volontà, non intendo trascorrerci un minuto di più.

Secondo Piatto della Cena Regionale dedicata alla Sardegna.

Carrè di maiale con limone e finocchio selvatico

 

Leggo attentamente la ricetta, che dice di appoggiare la carne sul tagliere (grazie, altrimenti l’avrei posata nel bidet) e di inciderne il tessuto connettivo, poi di rivoltarlo, spellarlo, regolarlo, girarlo un’altra volta poggiandolo sulla base (qual è la base?), raschiando le ossa (quindi la base è la parte poggiando la quale mi ritrovo con le ossa in un punto comodo per spellarle, ricevuto!).

Ci metto venti minuti a capire che posso saltare il primo paragrafo perché il carrè che ho comprato è già pulito.
L’ultimo periodo, però, è imprescindibile: “praticate lungo tutto il lato esterno del carrè un’incisione verso il centro“.

Non ho capito.
Qual è il lato esterno? Come lo devo guardare?
Il lato esterno dovrebbe essere quello rivolto verso il “fuori”, ma tutti i lati del carrè sono rivolti verso il “fuori”. Si potrebbe intendere come “esterno” il lato più lontano da me, cioè quello che dà sul mondo anziché sullo spazio “chiuso” compreso fra il carrè stesso e me. Oltre che essere una definizione vagamente metafisica, identifica un lato del carrè che cambia a seconda di come lo giro rispetto a me, e il ricettario non dà istruzioni su come tenere voltato il carrè.

Un’incisione che va dall’esterno verso l’interno è una pugnalata, non c’è altra definizione.  Pugnaliamo il carrè, ma solo superficialmente.

Lavo i limoni, li affetto come da istruzioni, mondo i finocchi e farcisco la carne con “i limoni e i finocchi così preparati”.
Cazzo.
Preparati come, ‘sti belin di finocchi?

Me li hanno solo fatti lavare, quanto più piccolo di un finocchio coltivato è un finocchio selvatico?
E non ditemi che quando si parla di finocchio selvatico ci si riferisce tipicamente ai semi, perché la ricetta ne richiede 4 etti e dice di mondarli, è palese che parliamo dei grumuli!
Ho il vago sospetto che stiano dando per scontata qualche informazione cruciale (come quella di mettere a bagno le castagne secche).
Faccio a fette anche i finocchi.
Inutile dire che da un finocchio sono venute molte più fette di quelle necessarie a finocchiellare* il carrè, anche perché, nel numero finito di pugnalate inferte alla carne, bisogna anche limonellarlo* [*neologismi inventati per analogia con “lardellare” cioè infilare pezzi di lardo nelle fessure praticate all’uopo in un pezzo di carne].

In qualche modo riusciamo a far stare il minimo sindacale di condimento nel carrè; ettometri su ettometri di spago da cucina, nastro da pacchi e putrelle fanno il resto (aspettiamo che i nostri architetti, ingegneri edili, civili, incivili e maschi in generale ci facciano notare che le putrelle, tipicamente, sostengono e, tutt’al più, separano, non saldano).

A questo punto, il peggio è passato: è sufficiente rosolare la carne in padella e infornare, avendo cura di bagnarla ogni tanto con un po’ di brodo, se si dovesse asciugare.
Secondo voi, ho il brodo?
“Ma come?” – diranno subito i miei piccoli lettori – “Non hai il preparato per brodo fatto in casa col Biosec, quello realizzato essiccando la migliore verdura biologica, senza aggiunta di sale, aromi, grassi e sostanze insalubri?”
Ehm… L’ho finito.
Ad essere sinceri-sinceri, mentre scrivo ne ho di nuovo un barattolo intero, che ho preparato una delle scorse domeniche, ma allo svolgersi dei fatti non ne avevo più, o – meglio – ne avevo poco, non sapevo se avrei avuto modo di rifarlo a breve e me lo volevo tenere per i giorni di pioggia.

Ho ovviato mettendo una ciotola d’acqua nel forno, in modo che il vapore che si formava mantenesse umido l’ambiente (se lo fate anche voi, usate una ciotola di pirex o una piccola teglia, giusto per evitare di raccogliere cocci incandescenti per tutto il forno) e ho messo un po’ d’acqua sul fondo della teglia prima di infornare.
Il limone e il finocchio a fette che, seguendo una grande intuizione di Elisa, avevo messo nella teglia perché avanzati dal processo di farcitura del carrè, si sono ugualmente carbonizzati, ma la carne è venuta morbidissima, nonostante ne fosse stato fatto scempio con il coltello e fosse stata salata all’inizio della cottura.

Grazie a Elisa&Max e a Zzi che si è gentilmente prestato alla farsa, abbiamo il video anche di questa ricetta!
Mi pare di vedere l’entusiasmo dipinto sui vostri volti.

È un prodotto un po’ più mainstream rispetto al capolavoro di espressionismo scandinavo che era il film sui malloreddus, e la produzione strizza chiaramente l’occhio alla Golden Age hollywoodiana, con abbondanti cambi di scena (tre: il tagliere, la padella e il forno!), un cast numeroso e stellare, dialoghi serrati, ritmo incalzante e un uso meno simbolico della luce.
La scheda del film:

Soggetto e sceneggiatura: Io
Regia: Io
Voce fuori campo: Io, Elisa, Max, Zzi
Interpreti: Io, Elisa, Max, Zzi (è un grande affresco corale)
Scenografia: Io
Costumi: Io e Elisa
Fotografia: Io
Audio: Io e Max (i rispettivi cellulari)
Riprese: Io
Riprese un po’ più belle: Elisa e Zzi
Miglior attrice non protagonista: il finocchio (è un finocchio “femmina”)
Miglior attore non protagonista: lo spago da cucina
Miglior interpretazione: io nella parte dell’isterica nella sequenza dello spostamento della padella


 

Questa era una delle mie Larrycette di Cucina Casual™, ispirate (nel senso che non sono in grado di seguire una ricetta per filo e per segno) ai volumi di ricette regionali del Corsera (roba del 2005).

Ce ne sono molte altre nella sezione Cene Regionali, e altro ancora si trova nelle categorie Larrycette e Cucina Casual, basta scavare un po’… come in dispensa!

3 thoughts on “Settima Cena Regionale: la Sardegna. Secondo piatto, Carrè di maiale con limone e finocchio selvatico (4)

  1. Sara

    “se lo fate anche voi, usate una ciotola di pirex o una piccola teglia, giusto per evitare di raccogliere cocci incandescenti per tutto il forno”
    è un modo diplomatico, velato, raffinato per dirci che è successo esattamente questo al tuo carrè?

  2. Pingback: Lonza di maiale al forno con mele | LARRYCETTE

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.