Trento e Trieste: un po’ di cose che alla tua età dovresti sapere

 

 

Oggi facciamo gli auguri a Lalessiolaltro, che ha compiuto ventun anni

Prima di addentrarci meglio nella cucina del Trentino-Alto Adige, lasciatemi fare una brevissima digressione.

Non molto tempo fa, la nostra giovane, ma rispettabile, società di orienteering è partita dalla provincia di Trieste alla volta della provincia di Trento per partecipare ad una gara, ma Zzi e io non abbiamo preso parte a questa trasferta perché, per una volta, non avevamo voglia di sobbarcarci tutti quei chilometri.

Già, perché, come i miei Piccoli Lettori sanno – e non perché glielo abbia insegnato io, ma perché i miei selezionatissimi Piccoli Lettori sono tutte persone istruite ed informate-, Trento e Trieste sono fottutamente lontane.

Bene che vada, sono 280 chilometri, che diventano più di 300 passando per l’autostrada (non parliamo del percorso in treno, che si avvicina al martirio). Vale a dire circa il doppio della distanza tra Milano e Genova, o tra Milano e Torino, che, però, non mi risulta vengano confuse ritenute confinanti.

In quasi dieci anni di residenza a Trieste, ho scoperto che in Italia c’è gente che a malapena le distingue o reputa che siano contigue, addirittura congiunte da un ponte.

 

Il ponte fra Trento e Trieste

La storia del ponte fra Trento e Trieste – anzi: dell’esistenza di persone che credono che ci sia – mi era stata raccontata da Zzi quando eravamo giovani e io, ovviamente, non gli avevo creduto.
Alla lunga, però, ho dovuto cambiare idea, perché, anche se non ho mai conosciuto personalmente nessuno che professasse l’esistenza del ponte, si sono moltiplicate le fonti di seconda mano.
Certo, è probabile che i triestini siano tutti mitomani e vadano in giro a dire che gli italiani sono ignoranti; d’altro canto, non ho neppure mai incontrato nessuno che sostenesse di aver votato Berlusconi, ma è evidente che qualcuno esista.

Anni dopo, ho saputo da dei trentini che anche dalle loro parti risulta che, al di fuori della loro regione, alcune persone (comunque troppe) ritengano che Trieste e Trento siano – vorrei tanto capire come, ma soprattutto perché – collegate da un ponte.

Ponte su cosa, non è dato sapere. Chissà quale mitico fiume o – perché no? – mare separa queste città nelle loro menti bacate; spero tanto di incontrare un fautore dell’esistenza del ponte per domandarglielo.

Mi rivolgo, ora, ad un ipotetico lettore occasionale: per caso, sei qui perché hai cercato in Google ponte Trento Trieste?

Prosegui la lettura, allora!

È tempo che tu sappia come stanno le cose, figliolo.

 

Trento e Trieste: un po’ di cose che alla tua età dovresti sapere

Me ne salto fuori con questa storia dopo tanti anni di nervoso represso perché pare che in questo periodo ci sia un boom di demenza geografica, oppure stanno capitando tutte a me.

 

Trieste è in Trentino-Alto Adige?

Alcuni giorni fa cercavo in rete il numero di telefono di uno studio medico, e ho messo in Google nome e località: “zudecche trieste”.
Provate, guardate cosa viene fuori.

Senza cliccare sul sito dell’ambulatorio, leggete le parole-chiave con cui il sito è stato indicizzato: si trovano nella schermata dei risultati di Google, proprio sotto l’url. C’è scritto proprio: “trieste trentino alto adige italia…“.
Allibita, ho pensato che lo studio avesse delle filiali in provincia di Trento e di Bolzano (o, almeno, di una delle due); magari – mi sono detta – si tratta di località piccole e si è preferito dare un’indicazione generica piuttosto che usare formule meno altisonanti, come “Trieste – Mezzolombardo – Gargazzone” avrebbe potuto essere.

Ho girato in lungo e in largo tutto il sito dell’ambulatorio, ma non ho trovato da nessuna parte menzione di filiali trentine e/o altoatesine.
Per me, quelli che hanno fatto il sito non sapevano in che regione stesse Trieste, e quelli che l’hanno commissionato non hanno controllato.
In caso se ne accorgano e correggano, mi preme consegnare ai posteri l’impresa (e non passare per visionaria):

Come se non bastasse, ci si mette pure LinkedIn, che mi propone posizioni lavorative aperte nella “mia zona”, ad esempio questa, a Trento:

 

Il porticciolo trentino di Grignano

Poi, una mia amica, che a sua volta l’ha saputo da una sua amica, mi informa che un popolare settimanale di programmi TV scrive (relativamente alla fiction “Un caso di coscienza 5”, evidentemente ambientata da queste parti):

“Sono a Trieste, per esempio, la sede della Prefettura (trasformata nel Tribunale) e gli interni di Palazzo Gopcevich affacciati sul canale di Ponterosso (diventati lo studio dell’avvocato Rocco Tasca). In Trentino, invece, il porticciolo di Grignano e Villa Revoltella”.

Poffarbacco!
Il porticciolo di Grignano in Trentino, niente di meno?
A quando il promontorio di Portofino in Versilia?

Perdono la confusione su Villa Revoltella: essa – sappiatelo – è a Trieste, ma trovo comprensibile non sapere a memoria i nomi di tutte le ville patrizie della varie città.

Sul porticciolo di Grignano, invece, non perdono.
Già l’accostamento dei concetti di “porticciolo” e “Trentino” dovrebbe stridere e indurre a porsi delle domande.
Il Trentino non è bagnato dal mare (e neanche l’Alto Adige, in caso ve lo steste domandando); fatico a immaginare le pendici delle Dolomiti costeggiate di porticcioli, anche se l’immagine di candidi scafi e vele che si stagliano contro la roccia dev’essere suggestiva.

“Il Trentino, però, è pieno di laghi, e qualche porticciolo ci sarà pure”, diranno i miei Piccoli Avvocati del Diavolo.
Bravi! Siete attenti.
Riva del Garda, per esempio, se non ricordo male, ha un porticciolo, alle cui spalle c’è un edificio rosa con un’ottima pasticceria, o almeno così mi pare che fosse fino a una dozzina d’anni fa.
Potrebbe esserci un porticciolo anche a Molveno, e su Molveno confesso di essere oscenamente impreparata, ma anche se in Trentino ci fosse un porticciolo in ogni pozzanghera, escludo che possano essere confusi con Grignano, se non altro perché Grignano è sul mare, e lo sanno (quasi) tutti. Perché?

Perché la famosa regata Barcolana (giunta alla 45esima edizione, non proprio un evento “di nicchia”), che ogni anno porta via al Salone Nautico di Genova un numero sempre più elevato di autentici appassionati di mare, è organizzata dalla “Società velica di Barcola e Grignano”: un sospetto su dove sia Grignano dovrebbe nascere.

Incidentalmente, anche una delle principali attrazioni turistiche di Trieste è a Grignano, a meno che non vogliamo confondere Miramare col Buonconsiglio.
Insomma, non sarà la località sulla bocca di tutti, ma riflettendo su questi pochi indizi, non ci vuole molto a figurarsi dove sia Grignano.

Probabilmente è vietato riprodurre questo materiale, perché coperto da copyright, ma sarò pronta a rimuoverlo non appena l’autore me lo chiederà, così colgo l’occasione per chiedergli a cosa stesse pensando quando scriveva. Ecco la prova, dunque:

 

Trieste capoluogo… del Trentino

Gli esempi potrebbero sprecarsi e purtroppo lo fanno.
Ricordo l’imbarazzo con cui ho dovuto spiegare ad una mia amica di Genova che mi stava chiamando da Trento che… sì, certo che poteva venire a trovarci, ne sarei stata felicissima, ma l’avrei aspettata per cena e non per pranzo.

Pare che perfino Trenitalia, alcuni anni fa, abbia fatto confusione non dei capoluoghi, ma addirittura delle intere regioni (scorrete la pagina fino al post del 12 aprile 2007 di questo blog, di Andrea Selva)

Un po’ dappertutto ci si imbatte in un’inesauribile galleria di scempiaggini, che vanno dall’oste romano che attribuisce al Trentino vini friulani, al GR RAI 2 che fa di Trieste il capoluogo del Trentino, dalla drammatica testimonianza di un genovese trapiantato a Trento con degli amici che lo credono a Trieste (forse sono amici della mia amica), a gente che chiede consiglio su quale città visitare, come se si trattasse di due bootleg dello stesso concerto tra cui scegliere quello con l’audio migliore, o  – mito! – che posta una richiesta di suggerimenti sui dintorni di Trieste nella sezione dedicata al Trentino-Alto Adige.

 

Trento e Trieste: un confronto contrastivo

Entrambe le città iniziano per “Tr”.
Non so a voi, ma a me non sembra motivo sufficiente per confonderle. A parte questo, hanno poco in comune.

Siccome vanno tanto di moda sul web, ho preparato uno schemino per minorati, che fa molto figo chiamare infografica.

Poiché, però, ho anche dei lettori che sanno leggere, spendo due parole.

 

Geografia

Tra Trento e Trieste ci sono i 300 succitati, fottuti chilometri, che – come dicevo – le rendono fottutamente lontane.

Trento è in mezzo alle montagne, Trieste è sul mare.
Trieste è fatta di aria e di luce: da una parte ha la terra, ma da quasi tutte le altre ha il mare, nella maggior parte delle giornate, la prima cosa che ti ferma la sguardo sono i monti dietro Tarcento.
Trento è in una specie di conca, come ti giri ti giri c’è una parete, sembra di stare su un pavesino che galleggia sul caffelatte in una tazza profonda e mezza vuota.

Trento si trova in Trentino (Alto Adige), cioè tra – in senso orario – Austria, Veneto e Lombardia e un pezzettino di Svizzera.
Trieste si Trova in (Friuli) Venezia Giulia, che confina – sempre in senso orario – con Austria, Slovenia, Mar Adriatico e Veneto.
Ne deriva che fra Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia c’è tutto il Veneto.
Il Veneto è quasi completamente ricoperto di terra, il che lo rende senz’altro un luogo idoneo alla costruzione di ponti, poiché suppongo sia più facile erigere piloni sulla terra piuttosto che nell’acqua, ma è allo stesso tempo attraversato da numerose infrastrutture, dette “strade”, che renderebbero la presenza di un ponte un’idiozia.

 

Storia

In comune, Trieste e Trento hanno secoli di dominio asburgico e la volontà di affrancarsene.

Erano trentini gli irredentisti Cesare Battisti e Damiano Chiesa; Fabio Filzi e Nazario Sauro erano Istriani. Guglielmo Oberdan era di Trieste.

Dopo la prima guerra mondiale, il Trentino e parte dell’Alto Adige furono annessi all’Italia nel 1919, a seguito del trattato di Saint Germain.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’autonomia della regione Trentino-Alto Adige fu sancita dall’accordo De Gasperi-Gruber, del 1946, il che significa che nel ’46 le province di Trento e Bolzano erano italiane.

L’annessione ufficiale di Trieste dopo la Grande Guerra avvenne nel 1921.
La liberazione dai tedeschi avvenne sì, alla fine dell’aprile del ’45, ma il 1° maggio entrarono in città le truppe jugoslave e dal giorno successivo iniziarono i 43 giorni di occupazione. Le truppe di Tito lasciarono Trieste solo a seguito degli accordi di Belgrado, attraverso i quali si costituiva il territorio libero di Trieste, per nove anni amministrato in parte dagli Alleati e in parte dalla Jugoslavia. Di fatto, Trieste non è stata Italiana fino al Memorandum di Londra del 1954.
Cinquantaquattro.
Vuol dire che se Springsteen (che è del ’49) fosse nato a Trento, sarebbe nato Italiano, se fosse nato a Trieste, no.

 

Religione

Trento è la città del Concilio della controriforma (1545), baluardo del cattolicesimo contro l’eresia luterana e protestante.

Trieste è città multietnica e multiconfessionale per eccellenza.
Da secoli sono presenti una comunità greca e una serba, ciascuna con la propria chiesa di confessione ortodossa, e non mancano luoghi di culto per luterani, anglicani e valdesi.

Naturalmente, a Trieste non ci facciamo mancare neanche la sinagoga.
Trento e gli ebrei si sono riconciliati solo nel 1965.

 

Economia

Il Trentino è in una posizione tale per cui, quando, in quarta elementare, ti interrogano sull’economia della zona, butti un occhio alla carta, vedi monti e campagna e dici: “agricoltura (alberi da frutto), allevamenti, industria estrattiva e turismo” (il turismo lo dici su tutte le regioni d’Italia, non sbagli mai).

Trieste la guardi sulla carta e pensi “Porco Giuda! Terra non ce n’è, montagne nemmeno… proviamo col mare!”, e dici “turismooo, terziariooo (tipo porto, commerciooo)… turismo l’ho detto?”.

Considerando l’economia come disciplina, a Trento si svolge il festival ad essa dedicato, mentre a Trieste c’è il MIB school of management.

 

Lingua

Sia il dialetto trentino che il dialetto triestino hanno un substrato linguistico veneto; nel triestino ci sono numerose influenze germaniche, che suppongo non manchino in quello trentino, che – però – immagino deficitare delle entrate slave che il triestino vanta; in compenso il trentino ha influenze di lingua cimbra e mochena.
Stando a Wikipedia (una delle voci più entusiasmanti che io abbia mai letto), il trentino presenta consistenti varianti diatopiche. Alle mie occidentalissime orecchie, sembra tutto friulano, ma sono certa che mi sfugga qualcosa.

Di dialetto trentino non so una parola, ma, sempre stando a Wikipedia, il nome autoctono della città è Trènt, con la /e/ semiaperta, come nella pronuncia corretta italiana; i triestini, invece, chiamano la loro città Triéste, con la /e/ stretta, cioè al contrario di come si pronuncia in italiano, e ovviamente sono convinti che siano gli italiani a sbagliare.

Il dialetto triestino ti si appiccica come la carta moschicida, tant’è che anche Joyce lo aveva imparato, anche perché i triestini ti parlano in dialetto da qualsiasi luogo tu provenga e indipendentemente dalla lingua in cui tu interloquisci, e pure lui doveva sopravvivere, in qualche modo.

Sui trentini non ho elementi sufficienti per trarre una statistica, ma ho personalmente assistito a un dialogo fra triestini e trentini che parlavano ciascuno nel proprio dialetto e parevano intendersi a meraviglia, mentre a me non restava che cercare di socializzare con un gattino croato di passaggio.

 

Sport

A Trieste si svolge una delle più importanti regate del mediterraneo: la Barcolana, che nel 2013 festeggia 45edizioni.
Essa ha luogo la seconda domenica di ottobre, credo per il puro gusto di portar via pubblico al Salone Nautico di Genova e rompermi le balle intasando di turisti ristoranti e pizzerie, impedendomi, così, di andare fuori con gli amici per il mio compleanno, dopo che ho passato la gioventù senza poter andar fuori con gli amici per il mio compleanno, poiché ristoranti e pizzerie erano intasati di turisti del Salone Nautico.
La squadra di calcio è recentemente fallita e attualmente milita in serie D, ma almeno è comparsa su qualche schedina in anni recenti.

La squadra di calcio di Trento non è mai stata dentro un album di calciatori da che io ricordi, il che la dice lunga sulla tradizione calcistica locale. Va meglio con la pallavolo, disciplina in cui la squadra cittadina ha vinto un campionato nazionale e due champions league negli ultimi dieci anni.
Naturalmente, il fatto sportivo di maggior prestigio che Trento può vantare è di ospitare la sede della FISO nazionale.

 

Gastronomia

I piatti tradizionali della cucina triestina risentono pesantemente dell’influenza austroungarica, più “ungarica” che “austro”, a mio avviso.

I dolci più tipici – putizza e presnitz – sono ricchi di frutta secca e poco zuccherini. Poi ci sono i dolci-pacco, come la titola e la pinza, che sono fatti solo di pasta, senza neanche una cucchiaiata di crema a renderli un po’ meno asciutti, e il dolce-killer, la gibanica, mattone slavo “con tutto”.
Scordatevi, quindi, quelle formidabili torte cremose alte venti centimetri che si preparano in Austria. Qui – al massimo – è arrivata la Sacher.

In compenso, uno dei più tipici primi piatti abbonda di zucchero: gli gnocchi di susini sono fatti con prugne disossate, riempite di zucchero di canna, avvolte completamente nella pasta di patate degli gnocchi, quindi lessate in acqua salata e ripassate in padella con abbondanti burro, zucchero di canna e pangrattato. Sono una delizia e non è affatto difficile mangiare l’arrosto subito dopo.

 

Sembra che facciano parte della tradizione trentina dolci come i crostoli (chiamati grostoli, à la La Russa), che, però, mi risultano di origine veneziana e si trovano ormai in tutta Italia, lo strudel (grazie al cazzo, con tutte le mele che hanno!), che storicamente arriva dalla Turchia tramite l’Austria, e lo Zelten, un mattone di frutta secca il cui nome è al tempo stesso posologia e monito a rispettarla, oltre che, ovviamente, la già citata torta di fregolotti.
Zzi e io, però, ricordiamo quasi ogni giorno con immutato affetto la treccia mochena che abbiamo mangiato al freddo e al gelo su una panchina di Pergine, impiastricciandoci (io) dalla testa ai piedi.

 

Enologia

In Trentino crescono marzemino, teroldego e nosiola.
Nei dintorni di Trieste, invece, terrano, refosco e malvasia istriana.
I vigneti fighi, però, in entrambi i casi, stanno per lo più “dall’altra parte“, ossia in Alto Adige e Friuli.

 

Antropologia

Io non so quanto sia operoso il trentino medio, ma me lo immagino cattolico e montanaro, una specie di furlano bigotto, quindi me lo figuro che lavora con impegno dalla mattina alla sera perché ha lo sguardo di Dio sul collo e non può neanche mettersi un dito nel naso che Dio lo vede e lo sgrida.

Probabilmente esagero, ma di sicuro lavora più del triestino perché – diciamocelo – a lavorare più dei triestini sono buoni tutti. Anche i terroni dei leghisti (cioè: i meridionali non come sono, ma come i leghisti pensano che siano) lavorano più dei triestini.

Il triestino non è pigro, anzi! È semplicemente uno cui piace godersi la vita.
Durante la bella stagione deve andare al mare (“al bagno” – questa espressione da sempre scatena equivoci con gli alloctoni che neanche nei film dei fratelli Vanzina), a fare escursioni in montagna o anche solo in Carso con quei bastoncini del cazzo da nordic walking con cui i camminatori sono soliti percuotere i passanti, a correre all’aria aperta, a mangiare fuori con gli amici, in barca, in bicicletta, a fare windsurf, a passeggiare sulla Napoleonica o sul Rilke per bearsi dei panorami di cui si gode nella propria – amatissima – città, in Austria a prendere aria buona, in Jugo a magnàr e bèver, che xé bon, xé tanto e costa poco.
In inverno deve andare alle terme, ai mercatini di Natale, a sciare in Friuli, Austria e Slovenia, a fare scialpinismo, all’opera, a teatro, ai corsi di degustazione, ai mercoledì del Conservatorio, alla Società dei Concerti, ai gruppi di lettura joyciani, a yoga, dal parrucchiere, al Caffè San Marco appena riapre, a bere un spritz all’Audace [il triestino non ha l’articolo indeterminativo “uno”: dice “un spritz”, “un zaino”… – ndr], al cineforum in lingua originale, al corso di sloveno, al festival cinematografico Mille Occhi, al festival cinematografico Maremetraggio, al festival cinematografico SciencePlusFiction, al festiva cinematografico Trieste Film Festival, al Friuli DOC (che è una manifestazione gastronomica a Udine, ma non c’è distanza troppo lunga per il triestino che deve bisbocciare), alle numerosissime mostre e iniziative culturali che fioriscono in ogni angolo, nei musei gratuiti per i residenti la prima domenica del mese, al corso di cucina naturale e in palestra, perché anche a dicembre il triestino sente l’estate alle porte e si deve tenere in forma, ché a marzo se xe bel se va al bagno, poi è subito maggio e c’è la Bavisela.
Capite bene che, con un’agenda così fitta, il tempo per lavorare è ridotto all’osso.

Attrazioni turistiche e svaghi

Alla domenica, se se lo merita e se c’è bel tempo, il mio ipotetico trentino medio va in montagna, fa una camminata a passo di marcia finché non vede il cartello per Aosta, e torna indietro, sfatto, ma appagato perché anche nel tempo libero ha fatto il suo dovere; se piove, va al Trento Film Festival, tutto dedicato al cinema di montagna o, se il periodo non lo consente, sta a casa a leggere un libro sulla montagna.

I monumenti e i luoghi di interesse più famosi di Trento sono il Castello del Buonconsiglio, la cattedrale di San Vigilio, la chiesa di Sant’Apollinare, l’Abbazia di San Lorenzo, la Chiesa di Santa Maria Maggiore e una pletora di altre chiese che è impossibile ricordare, ma vedrete che anche sparando un santo a caso, una chiesa a lui dedicata, a Trento, si trova; il MART, che non è solo a Rovereto, come pensavo io, e sta pure in un palazzo storico; il municipio (palazzo Thun) con la statua originale che stava sulla fontana del Nettuno, messa in una nicchia uguale a quelle del palazzo del Lloyd a Trieste, ma va beh…; la Fontana del Nettuno con la copia di bronzo del Nettuno originale; la fontana delle Naiadi, senza le naiadi perché erano nude; svariate torri, fra cui tutti si ricordano solo quella Verde; il MuSe, upgrade del museo di Scienze inaugurato a fine luglio e griffato Renzo Piano .

A Trieste potete visitare Il Castello di Miramare e vedere il Castello di San Giusto, la cattedrale di San Giusto, la Chiesa di Sant’Antonio Nuovo, di San Spiridione (serbo ortodossa), di San Nicolò (greco ortodossa), di Santa Maria Maggiore (cattolica romana) e la sinagoga; abbiamo anche una chiesa anglicana e una valdese; piccoli musei di interesse locale come il Revoltella (la casa in città del Revoltella della villa di cui sopra, con opere d’arte di artisti della zona), il museo Joyce, il museo d’arte orientale, il museo del mare e il museo teatrale Schmidl di Palazzo Gropcevich; Piazza Unità con un’architettura mozzafiato, fra cui spicca il palazzo del Governo, pittato e dorato come una baldracca; una Fontana del Nettuno che ora – se Dio vuole – è ferma in piazza della Borsa; il palazzo del Lloyd, ora sede della Regione, con le nicchie con le donne nude; una sola torre (Cucherna), ma un anfiteatro e un arco romani; l’Immaginario Scientifico, un museo delle scienze interattivo situato in località – indovinate un po’ – Grignano!

A Trieste c’è una via Trento e a Trento c’è un viale Trieste.
In nessuna delle due città c’è un luogo intitolato a “Trento e Trieste”, perché non sono vicine, non vanno a braccetto, non c’è alcun cazzo di ponte fra di loro.
Se gli indigeni le tengono separate, un motivo ci sarà.

L’unica cosa che Trento e Trieste hanno vagamente in comune è il matrimonio mio e di Zzi, nel senso che Trento è stata la prima città in cui siamo stati da sposati, Trieste continua ad essere l’ultima.
Ricordo con gioia la visita a Trento perché le persone si rivolgevano a me chiamandomi “signorina” e io potevo dire “Signora! Sono “signora”, guardi la fede, come luccica: è nuova, l’ho messa sabato!”. Non credo di volerci tornare, ho paura che non si sbaglierebbe più nessuno, anzi, forse mi lascerebbero il posto sull’autobus.

 


 

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8 thoughts on “Trento e Trieste: un po’ di cose che alla tua età dovresti sapere

  1. Sara

    Ma come, tu non lo sai mica che Trento è pure collegata a Venezia?!

    Cliente: “Aaah! Siete in Veneto?! Beeello il Veneto, io ci ho fatto il militare!”

    Io: “Davvero? E dove?!”

    Cliente: “Mmmh… a Trento!”

    Ah-ahn -_-‘
    Tutto il mondo è… Trento. E gli italiani non capiscono una cippa di geografia.

  2. cri

    Pensa che figata per me se Trieste fosse in Trentino, quante ore di treno , quanti chilometri di macchina e benzina risparmiati, se ci fosse un ponte poi….

  3. Larry Post author

    @Giulio sì, avevo trovato anche io quelle immagini; però non è colpa del comune di Pizzighettone se poi la gente pensa che il ponte sia fra le città cui è intitolato. Ora, con questo mio post, sarà fatta chiarezza. Inspiegabilmente, però, non figuro fra i primi risultati di Google… è un complotto!
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    @cri abbi la decenza di tacere, ché quando ti/vi cerco siete sempre in Trentino (oppure dite di esserci per evitarmi)!
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    @Sara come ne sei uscita? Senza perdere il cliente dandogli del cretino, intendo…

  4. Otti

    Tesoro, ero così basita che ho solo detto sì beh, Trento in effetti sarebbe in trentino… E ammetto di non aver mai nemmeno avuto il sentore che qualcuno potesse pensare tn e ts vicine o perfino unite da un ponte. Grazie per avermi illuminata, è stato imbarazzantemente divertente.

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