Undicesima cena regionale: Abruzzo e Molise. Dessert: Pepatelli

Un nome simpatico. Un procedimento semplice. Ingredienti prelibati.

Ecco la ricetta dell’ennesimo dessert di insuccesso.

I pepatelli sono dei biscottini secchi alle mandorle – tipo cantucci, via – tipici di Abruzzo e Molise (anche qua: sto sul vago per non sbagliare), caratterizzati da un aroma speziato, dovuto alla presenza di pepe e cannella. La ricetta per prepararli è molto semplice, sono relativamente veloci, e nel farli si sprigiona un profumo delizioso in tutta la casa. Peccato che non si possano mangiare. Almeno, non si potevano mangiare quelli che ho fatto io, seguendo la ricetta dei soliti manuali del Corriere della Sera, magari in Abruzzo e in Molise conoscono il segreto per renderli scalfibili, oppure la popolazione abruzzo-molisana ha i denti di diamanti.

Ricetta dei biscotti “Pepatelli”

 

Ingredienti

Miele: 1/2 chilo
Cacao amaro in polvere: un cucchiaio
Mandorle pelate: 3 etti
Farina integrale: un chilo (stavolta è la ricetta a volerla integrale, non è la mia solita sostituzione)
Arancia non trattata: una
Pepe
Burro: il poco che basta a imburrare la teglia

Procedimento

Dovevo capirlo dall’assenza di burro che i pepatelli non erano un dolce per me!
Eppure i loro ingredienti mi avevano riempita di entusiasmo: l’uso di farina integrale e miele e la presenza massiccia di mandorle facevano di loro dei biscottini perfetti per la colazione GIFT, adatti anche ai giorni senza latticini… con l’entusiasmo di un minatore che scopre una vena aurifera, mi sono gettata ardente di passione nella preparazione dei pepatelli, ma ‘sti stronzi non mi hanno corrisposta.

Ecco le fasi della mia tragica storia d’amore con i pepatelli

Ho pesato il miele, ho constatato che era poco e ne ho aggiunto fino a raggiungere il mezzo chilo necessario

 

Quando è giunto a ebollizione, come indicato sulla ricetta, ho aggiunto il cacao. Dalla foto non sembra, ma vi assicuro che sfrigolava già…

… come è evidente dalla foto scattata successivamente:

Ho unitamente aggiunto anche il pepe e le mandorle, che non vanno tritate, così poi restano a tocchetti come nei cantucci.

Quindi si aggiungono la farina e la scorza d’arancia grattugiata.
Ora io non mi ricordo se ci ho messo anche la scorza d’arancia, mi pare molto improbabile che io avessi tutti gli ingredienti, tuttavia dalle foto si direbbe proprio che ci fosse.

 

Per maggiore comodità ho aggiunto la farina gradatamente, così non l’ho fatta volare per tutta la cucina rimestando il composto.

 

 

Una volta che la prima parte di farina era assorbita, ho aggiunto anche l’ultima.
Un chilo di farina è una quantità immonda.

 

A questo punto, si mescola tutto “fino ad ottenere un composto omogeneo e abbastanza sodo”.
È il momento di sfanculare gli autori del manuale di ricette del Corriere della Sera: cosa cazzo mai intenderanno per “abbastanza sodo”?
Perché nelle ricette è sempre tutto affidato alla fantasia di chi si cimenta e non fanno mai un esempio preciso?
Non viene in mente a nessuno che se uno segue una ricetta, è perché non sa fare la pietanza descritta e, di conseguenza, non sa rendersi conto da solo di come sta venendo, né è in grado di capire o decidere quale sia la consistenza giusta a un dato punto del procedimento o quale sia il momento di smettere di fare una cosa per farne un’altra?

Io ho tolto dal fuoco il composto quanto ho accettato il fatto che non sarebbe mai diventato una vera pasta e l’ho versato sul piano di lavoro, decisa a piagarmi le mani pur di compattarlo.

 

 

 

Esperito il calore dell’impasto nelle palme delle mani, opto per semplificarmi l’esistenza aggiungendo un po’ di miele fluido, con la speranza che renda il composto più lavorabile:

 

In effetti, aggiungendo un po’ di miele, il composto dei pepatelli si lavora meglio, anche se siamo lontani dalla consistenza di un impasto da biscotti, è più una cosa tipo “formine di sabbia”.
Siccome sono una donna piena di volontà, riesco ugualmente a formare dei simpatici cilindretti che, come si deduce facilmente dal fatto che sono partita da 1,8 kg di ingredienti e ne ho formato solo otto, hanno il peso specifico dello stronzio (e non solo quello)

 

 

Imburro una teglia e li cuocio, tanto oramai è tardi per fare qualsiasi correzione in corsa e, sinceramente, non saprei proprio che cosa fare.

Trascorsa mezz’ora a 160° (chi cazzo è che ha il forno che si tara esattamente sui 160°? Solo al Corriere della Sera ce l’hanno, i forni delle persone normali vanno da 150° a 175°), si sfornano i blocchi di antimateria e li si tagliano con un coltello ben affilato ancora caldi, ossia finché sono al di sotto dell’apatite nella scala di Mohs.

L’operazione provoca una percentuale di sfrido inaspettatamente elevata, sfrido che si elimina facilmente ingoiandolo a manciate.
Il sapore è delizioso, e la misura molto ridotta delle schegge fa sì che possano essere masticate con un dispendio ragionevole di molari: in genere, non più di uno.

Alla fine, i pepatelli si presentano simili ai cantucci, con la superficie dorata e l’impasto generosamente intervallato da spicchi di mandorle.

Grazie alla prensenza di cacao e pepe, poi, il gusto è squisito. Peccato che non si possano mangiare perché, una volta freddi, superano la durezza del corindone e non c’è verso di masticarli.
Pare che alcuni – fortunati dotati di una dentatura forte e salda – siano riusciti a mangiarne la parte più esterna dopo averli lasciati una notte in ammollo.

Per fortuna, i nostri ospiti si erano previdentemente presentati con due scatole di cupcakes e il dessert non è mancato.

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

6 thoughts on “Undicesima cena regionale: Abruzzo e Molise. Dessert: Pepatelli

  1. Giraffa

    Massima ammirazione per la mia amica (squinternata) che insiste nel provare ricette nuove e sconosciute, mentre io passo ore a sfogliare decine di libri di ricette per poi ricadere sempre sui miei cavalli di battaglia, che faccio ad occhi semi-chiusi e che tanto ai miei amici piacciono (ne avranno le palle piene, ma sono troppo educati per dirmelo).
    In tutto questo però, Larry… Come hai potuto fidarti di una ricetta senza burro??? Era un inganno annunciato!

  2. Larry Post author

    Hai ragione, sono una scellerata, non avrei mai dovuto voltare le spalle al Dio Burro!
    Sarò condannata per l’eternità a bruciare milioni di calorie all’inferno.

  3. Larry Post author

    Non parlarmi di dentatura: domani vado dal Sadico.

    Per lo Speaker: ho l’appuntamento alle 16, non stare in pensiero prima delle 18!

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