Wrecking Ball Tour 2012, Colonia [9]

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Il giorno successivo a quello descritto qui è il giorno del concerto.

Prima di procedere, mi sovviene che non vi ho mai raccontato

the making of Larrycette

Non che ci voglia un fenomeno a intuirlo, visti i refusi e gli anacronisimi, ma per i lettori di passaggio spiego che l’aggiornamento di questo blog avviene in maniera analoga alla coltura (da parte mia) delle piante: faccio delle sessioni intensissime in cui scrivo anche dieci post in un weekend, dopo di che me ne catafotto per settimane e mi sorprendo da sola quando vedo che c’è un post pubblicato. Magari, nel frattempo, decido che vi devo assolutamente raccontare qualcosa, aggiungo un post, riprogrammo gli altri e faccio casino, così che il cenone di Capodanno viene dopo la gita della Befana; oppure, penso di aver finito un post o un ciclo, mi metto a fare o scrivere altro, e la saga resta sospesa in eterno, incompiuta, semplicemente perché me la sono dimenticata.
Ultimamente s’è aggiunto Darietto a incasinare le cose, verso il quale nutrivo la speranza di veder giungere qualcosa a compimento, ma che già sta prendendo una brutta china.

La saga del Wrecking Ball Tour  stava per subire sorte analoga. Giunta all’ottavo post, infatti, ho, per ragioni che non ricordo, smesso di narrare le nostre gesta, probabilmente pensando di proseguire in un altro momento; puntualmente, me ne sono dimenticata. A distanza di giorni dall’ultima volta che ho scritto qualcosa a riguardo, riprendo le fila del discorso per portarlo a conclusione naturale, consapevole che non state nella pelle di sapere come va a finire.

 

The Kœln Concert

[Questa foto è stata presa da qui]

Sul concerto in sé non c’è molto da dire, quel che di epico c’è stato è stata la coda.
Avendo acquistato biglietti di pit eravamo decisi a visitare la città di Colonia, accontentandoci  di una confortevole, ma comunque pregevole, ultima fila (del pit). Giunti alle undici sul posto, per capire dove posteggiare l’auto e, eventualmente, lasciarla là per spostarci con i mezzi pubblici, che il giorno del concerto sono gratis per i possessori del biglietto dell’evento, vediamo che c’è la fila per entrare in ordine nel pit. Prendiamo il numero 416 e 417 e decidiamo che Colonia è trascurabile.

Dopo l’ultimo appello veniamo messi in fila in tranches di cinquanta e, gradatamente, salvo qualche testa cazzerina, entriamo in questo preciso ordine. Non sono una fan del genere, ma devo riconoscere che è tutto merito di tre donne.

La scaletta della serata di Colonia non sarà leggendaria, ma non è affatto male. Niente a che vedere con quella di due settimane dopo a Firenze, certo, ma meglio di quella di Trieste.

Sia come sia, il concerto è stato comunque entusiasmante, non lo vedevamo da anni e lo abbiamo trovato più in forma e vitale. È abbronzato che fa schifo e ha un colore di capelli che – per quanto molto naturale – è in contraddizione con la sua data di nascita, ma è così affascinante! È così carismatico! È così bbbono!

Dal vivo i brani del nuovo disco acquistano tutto un altro sapore e se ne afferra finalmente la ragion d’essere. We are alive, ad esempio, già apprezzabile sul disco, si scopre che serve a fare una bellissima baracca coi fiati.
Jack of all trades, invece, è chiaramente pensata per far giocare Bruce con il tamburo.
No, perché sono in diciotto sul palco (contati, non per dire) di cui almeno tre quarti, sul finale di Jack of alla trades, non sta facendo un cazzo, ma chi è che suona il tamburo? Bruce.
Perché l’idea del tamburo è la sua e ci gioca lui.
Se vuoi giocare anche tu con il tamburo, E-Streeter ingrato che stai lì a lucidare il trombone,  la prossima volta ti componi una canzone adatta, riempi di pubblico uno stadio tutto da solo e giochi col tamburo.
La regola è che col tamburo ci gioca la rockstar, lo sanno tutti.

Dopo tre ore di concerto siamo sfiniti, abbiamo le gambe di cemento, camminiamo come Bruce cammina su Shackled and drawn, ed è il massimo della disinvoltura.
Incontriamo, verso l’uscita, Garybaldi e il manipolo di Trieste is Rock, freschi come lattughe, pronti a ricominciare anche adesso.
Sconsolati, ci trasciniamo all’albergo, ma prima dobbiamo mangiare!

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