Addio, mondo crudele!

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Per fortuna non sono una persona coerente, altrimenti dovrei togliermi la vita.

Ieri, infatti, ho compiuto l’atto più nefando che si possa pensare, al pensiero del quale mi sento immonda e indegna di far parte del consesso umano.

 

Antefatto

Quando si è adolescenti, si hanno un sacco di preoccupazioni tremende, tipo: i maschi, il sesso, la ciccia, i maschi, i brufoli, il sesso, i maschi, il trucco, i maschi, la versione di greco, il sesso, la migliore amica, il fidanzato della migliore amica, il sesso, i capelli,  Bon Jovi, i capelli di Bon Jovi  e i maschi. E il sesso, ovviamente.

Ricordo vagamente che gli scopi maggiormente perseguiti nell’adolescenza sono: non farsi bocciare in greco e trovarsi un maschio per fare sesso (a Bon Jovi si rinuncia in partenza).
Sebbene le insidie di un periodo ipotetico con l’ottativo non vadano mai sottovalutate, anche procacciarsi un maschio non è facile, specie se sei selettiva, ma non te lo puoi permettere.
Si escludano quelli che puzzano, che hanno i brufoli, che hanno i capelli unti.
Si escludano anche quelli con i capelli troppo corti.
Via quelli cicci e via i nanetti. Via anche quelli che non parlano bene e quelli che tengono per la sampdoria.

Il ristretto territorio di caccia, guarda caso, coincide quasi esattamente con quello delle altre, solo che “le altre” partono avvantaggiate. Per esempio, si capisce come sono fatte: si capisce qual è il davanti e qual è il didietro, si capisce qual è il sopra e qual è il sotto, si individuano con una certa sicurezza le spalle, il seno, il punto vita, i fianchi e le gambe. Talune sono anche dotate di un viso grazioso.
Nel tuo caso no, nel tuo caso sei un capitello di 170 x 170 intagliato nella panna cotta, tremulo e bianchiccio. Sei pure un po’ irsuta.
Eppure, un maschio te lo devi trovare.

 

Dovete sapere, cari Piccoli Lettori, che sono sempre alla ricerca di contenuti di qualità per questo blog, al fine di rendere sempre più gradevole la vostra esperienza.
Da un paio di giorni sono impegnata a implorare Dario-sommo-poeta affinché scriva un guest-post per noi.  Non serve che sia bello-bello come questo qui (basta che leggiate le parti in corsivo), va bene anche uno bello-medio.

 

Hanno sedici anni anche loro, hanno vagamente sentito dire che sei una femmina e, se le tue amiche si danno una calmata, forse resta qualcosa anche per te.  
A furia di sparare nel mucchio, qualcuno cade.
Via, non è proprio un amore travolgente, è più un “pensavo che potrei venire  a fare i compiti da te quando devo lasciare la casa libera a mio fratello, ma non oggi, che vado da Valentina”.

Poi, la botta di culo: Valentina – guarda un po’ – ha la mononucleosi.

 

Dario-sommo-poeta non sembra intenzionato a sganciare il guest post facilmente, ma non è proprio un “no”, è più un “supplicami in ginocchio e vedremo”.
Io, che sono campionessa mondiale di tormento del prossimo, inizio un serrato epistolario per estorcergli il prezioso scritto.

 

 

Svolgimento

A questo punto, l’ignaro giovane è praticamente spacciato.
Ti fai trovare pettinata, depilata e vestita da femmina. Per tutta la vita tenterai di eguagliare il tempo-record di preparazione, e non ce la farai mai più, ma ancora non lo sai e irradi fascino e disinvoltura.
Spieghi l’abbigliamento con un fantomatico “appuntamento più tardi” e fai accomodare il bamboccio, che forse ora ha chiuso la bocca.
Offri da bere, da mangiare, da ubriacarsi e da fumare. Insisti che prenda almeno una birra fresca, con questo caldo anomalo.
Ebbene sì: se necessario ‘o famo ‘mbriacà.
Tu  butti giù a collo come un portuale e non fai una piega perché, mentre ti radevi gli stinchi consapevole che la settimana dopo avresti dovuto usare il napalm, buttavi giù grissini a manciate per assorbire l’alcol.

Fai astute e casuali manovre di avvicinamento, infili furtiva una mano fra i riccioli (i riccioli!) con la subdola strategia del cameratismo – tanto i maschi sono tutti boccaloni – e instauri il primo, più difficile contatto; vai a prendere libri e quaderni, dalla pila sfugge inavvertitamente “Piece of Mind” (Dio benedica quell’idiota di tuo cugino);  parli di calcio, menti di riconoscere un fuorigioco, quando lo vedi, ma confessi che preferisci la Formula Uno.
Sei già diventata interessante.

Lo incoraggi a parlare (cazzo, però, proprio boccaloni) e lo ascolti rapita.
Partecipi con misura alla conversazione, appena un pochettino, per farlo sentire compreso, poi assumi di nuovo lo sguardo sospeso  e un po’ idiota di quella che pende dalle sue labbra. Il che è anche facile.
Qual è la strategia migliore? Avvicinarsi languida? No, sembreresti il Tenerone, capirebbe e scapperebbe, non bisogna dare alla preda il tempo di pensare.

Nei film succede che si baciano a tradimento, e quella che non voleva poi ci sta. Vada per la violenza sessuale, tanto sei minorenne.

Però, sei ancora troppo distante, con la rincorsa che ci vuole, se da qui sbagli la mira gli sfondi il setto nasale. Devi essere già abbastanza vicino da potergli prendere la testa e tenerlo fermo.
Ora ti sembra che non ce la potrai fare mai, ma tra meno di dieci anni potresti usare la stessa manovra con un altro e farlo diventare tuo marito. Non ci devi pensare su, lo devi fare e basta.
Discosti la sedia dal tavolo e ti siedi accanto a lui. Hai la coda di paglia e temi che si sia insospettito, ti pare quasi di sentirlo che si allontana, ma afferri il solo libro che lui non ha e proponi di iniziare da quello. C’è cascato: si rilassa e abbassa la guardia.

Il tuo cuore batte talmente forte che non sopravvivrai comunque a questo pomeriggio, tanto vale agire:
“Ommioddio, un insetto!” – “Dove?” – “Là” – “D..”.
L’hai fatto. Hai rischiato di spezzargli l’osso del collo per girargli la testa, ma l’ha baciato. Brava. Comunque vada, è un ottimo esercizio per rafforzare l’autostima e la capacità di prendere decisioni. Hai visto che non era difficile? 

A questo punto il nostro pezzo di carne dovrebbe essersi intenerito a puntino, non dovrebbe essere più necessario trattenerlo con la forza.
Provi ad aprire un occhio, piano piano. Lui li ha chiusi, buon segno. Apri anche l’altro. Ora senza mani.

Ho detto “senza mani”, coraggio, lasciagli andare le orecchie.
Potrebbe staccarsi, ma è un rischio che bisogna correre, e comunque è sempre meno pericoloso che levar le mani dal manubrio della bicicletta.
Non si stacca. È libero e non si stacca. Provi anche ad allontanarti leggermente, per essere sicura che non sia rimasto impigliato nella cintura, ma non si stacca proprio.

È il momento di dare un senso alla depilazione.

 

Dario-sommo-poeta e io avviamo un produttivo dibattito sulla scrittura: io sostengo che è come la musica e la matematica: ci sono aree del cervello preposte, in alcuni funzionano meglio che in altri.

Lui (poi capirò perché: è uno di loro) ritiene che sia l’esercizio costante a dare risultati.
Convengo che sia vero anche questo, probabilmente è un insieme delle due cose, in misura variabile, a seconda del soggetto, sulla cui formazione agiscono, in questo come in altri ambiti, genetica e ambiente.

Come sono saggia.
Che eloquio misurato e piacevole, che contenuti profondi, che rispetto della posizione altrui, eppure, che ferma sicurezza espositiva.
Il mio interlocutore ne sarà conquistato.

No, perché va bene essere modesti, va bene essere consapevoli dei propri limiti, va bene riconoscere che i Grandi Maestri sono altri e va bene anche aspirare continuamente a migliorarsi, ma almeno le parole so maneggiarle, padroneggio – se non lo stile – la grammatica italiana con una certa disinvoltura, non faccio errori d’ortografia, né di sintassi (anzi, sono spietata con quelli degli altri): non è la vetta, ma è pur sempre un punto rispettabile del percorso.

Insomma, il difficile era agganciarlo, ora lo devo solo convincere, ma sono certa che cadrà ai miei piedi retorici soggiogato dalla mia oratoria.
Oppure lo prenderò per sfinimento, come feci con l’ingegnere della patente.

 

Tragico epilogo

Il giovane si è lasciato docilmente condurre in camera da letto e non si scompone neppure davanti al poster di Ligabue.
Sono le 4 e i tuoi genitori non torneranno prima delle 6; in ogni caso, la porta è chiusa a chiave e anche se non lo fosse non è che vi potete fermare adesso.
Probabilmente i tuoi genitori ti troveranno i segni sul collo, o sarai sputtanata da qualche indizio in camera tua, ma non accadrà che fra due ore, adesso non ha la minima importanza.
Lo spogli.
Ti spoglia.

Ti guarda inorridito, si ricompone e se ne va senza parlare, tra il disgustato e l’offeso.
Ti guardi anche tu: mestruazioni. 

 

Gli mando un’altra e-mail, spiritosissima, do per scontato che scriverà il guest-post, ma lo blandisco di suppliche ancora un po’.
E in quella e-mail scrivo una cosa, una cosa talmente orrenda che me ne vergognerò tutta la vita, e non vivrò mai abbastanza per espiare. Poi, quando morirò, andrò all’inferno, e l’inferno è un posto dove la gente comunica solo con messaggini scritti con la K e mette gli apostrofi tra qual ed è.

La mia vita è rovinata e non ha più senso.

 

Postfazione
Quando ieri, sconvolta dall’accaduto, ho iniziato a scrivere questo post, l’ho fatto per confessare il mio orrendo peccato ed espiarlo con il biasimo della società.
Poi, come tutti i peccatori, ho cominciato a perdonarmi e ci ho ripensato, decidendo che non saprete mai che delitto tremendo io abbia commesso: vi basti sapere che è tremendo.
Lo sappiamo solo io, Zzi e Darietto, della cui discrezione, essendo egli un galantuomo, ho l’assoluta certezza.

 

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

3 thoughts on “Addio, mondo crudele!

  1. Lucy Van Pelt

    L’inferno è un posto dove si scrive po’ con l’accento e si sbaglia quello su élite. E dove si dice “tutta la vita”.

  2. pat54

    era un po’ che non venivo qui a ritemprarmi lo spirito con le tue storie…….
    devo dire che ho proprio riso di gusto
    si impagabile nel prenderti in giro anche se un tantino masochista, ma descrivi i preparativi per l’appuntamento e i preliminari con un tono così ironico,quasi caustico che non ci si può non riconoscere un po’…….
    grazie per i sorrisi che ci strappi………grazie per scrivere e consentirci di leggere (adesso bestemmio…:)!!) ” a gratis”…….

    ps mia sorella a 18 anni8 scaricò con la velocità della luce uno spasimante che si prostrava come uno zerbino ai suoi piedi per il solo fatto che non sapesse coniugare correttamente un congiuntivo (un DI Pietro dell’epoca per intenderci)..

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