[Giovedì, 06 Dicembre 2007] Magic Tour 2007 – Arnhem (più o meno)

Giovedì, 06 Dicembre 2007
La “mattina” dopo è il primo giorno di sole da due mesi in Olanda.

Rosichiamo un po’ pensando che se il concerto avesse avuto luogo, a quest’ora avremmo avuto una giornata stupenda per fare i turisti, ma poichè non siamo ancora matematicamente certi che il concerto si terrà, non ci pare il caso di chiedere la luna.
La priorità è il bancomat, perchè la carta di credito di Zzi è smagnetizzata e sono circa ventiquattr’ore che tiriamo fuori i già pochi contanti. Peraltro Amsterdam è carissima; sarà che sono provincialotta, sarà che sono tirchia, ma a me 3,50 euro l’ora per posteggiare sembrano un furto. Il resto è in proporzione.
Inserisco fiduciosa la prepagata della Carige nella magica fessura e  compare un messaggio che ho così tradotto liberamente: “La tua carta è una fetecchia, è una banca da sfigati, non ti do una lira,  pezzente”.
Riprovo, e in effetti era un malinteso dovuto al fatto che non so l’Olandese. Il messaggio era:
“La tua carta è una chiavica, è inutile che ci provi italiano mangiaspaghetti-baffineri-mafia-e-mandolino, riprenditi stammerda e sparisci”.
Ma non ci perdiamo d’animo, mica siamo due sprovveduti che vanno in giro con pochi contanti e nessun modo di procurarsene altri!
Inserisco il bancomat dell’Unicredit, dal quale so di non poter praticamente prelevare perchè, essendo il 1° Dicembre, la banca si è presa i soldi del mutuo, ma il mio capo non ha ancora fatto il bonifico.
Okay, quanti soldi ci saranno su? Boh, chissenefrega, vado in rosso per un paio di giorni, abbiamo le pezze al culo a 1000 km da casa, dobbiamo pagare gli alberghi e tornare indietro, non è il momento di andare per il sottile.
Chiedo il massimo – Operazione negata – Merda.
In compenso arriva il messaggino dell’unicredit che mi avverte della richiesta di prelievo, ma io la prendo bene: mica è una conferma di prelievo, non me li hanno scalati davvero, è una notifica.
Respiro. Ripeto l’operazione – Chiedo 50 euro – Operazione eseguita – Bene.
Messaggino dell’unicredit relativo al prelievo di € 50, con il medesimo testo del precedente – ergo, i 250€ di prima sono stati scalati.
E come glielo spiego di sabato a una banca chiusa, che comunque parlerebbe olandese, che i soldi non sono usciti dalla fessura, che non è uscito neanche lo scontrino, che però dal conto me li hanno levati, dovendo oltretutto partire l’indomani?
Zzitalia, che a differenza di me non è ignorante delle faccende vitali, mi tranquillizza, ma io rimango diffidente.
Tanto ora abbiamo un problema più grande: 50 euro in tasca per pagare due alberghi (economici, ma non gratuiti!) e tornare in Italia.
Già mi vedevo come Paolo Villaggio a spingere il carretto maleodorante per le vie di Amsterdam urlando  “Kastanjiach! Kastanjiach, like italian pizz’, kastanjiach”. Che se c’è una cosa che mi fa cagare, come tutti sanno, è il castagnaccio.
Raggiungere il Gelredome non è proprio intuitivo, ma con la luce del giorno orientarsi è uno scherzo, neanche leggiamo i cartelli, tanto c’è scritto Utrecht.
Ci si mettono allora i parcheggiatori a giocare a “fai girare lo straniero”: in prossimità del posteggio dell’arena, un simpatico addetto ci fa segno di predere una determinata strada – inequivocabilemte quella – che noi imbocchiamo con fiducia.
Difatti ci porta completamente fuori. Al che ci trasformiamo nei turisti italiani di Severgnini e, dopo aver sbagliato strada in buona fede, ci infialiamo fraudolentemente nel cancello aperto dell’arena e caghiamo la macchina (non la fermiamo: la caghiamo!) davanti alla coda.
Lì constatiamo che la gente non se ne è andata dalla fila del giorno prima nemmeno alla notizia del rinvio del concerto, però non sono molti i reduci: 300 per coda, si e no.
Il che significa che, sì, siamo tecnicamente fuori dal pit, ma pare che il pit sia enorme e qualcuno in più entra di sicuro, varrebbe la pena restare.
Se non fosse che stiamo andando a Rotterdam perchè Zzitalia, che conosce tre persone al mondo, ma valide, ha ottenuto un consistente prestito da un suo conoscente.
Mi strafogo da Mc Donald, mentre mio marito mangia composto un panino e partiamo verso il nostro salvatore, aprendo ladrescamente il cancello che nel frattempo era stato chiuso (ma rimettendolo come l’ho trovato: mi stereotipizzo un po’ nell’Italiano-all’estero durante i tour, ma a tutto c’è un limite)
E anche questa volta abbiamo perso il pit, ma almeno ci siamo parati le chiappe.
Abbiamo appuntamento a Kinderkijn, uno dei luoghi migliori per ammirare i mulini a vento in funzione. Non sono certa dell’esattezza del nome, perchè non sta scritto da nessuna parte, ma scansando Utrecht un paio di volte ci si finisce
postato da: RedHeadedLarry alle ore 13:21 | Permalink commenti (6)

Commenti

#1 06 Dicembre 2007 – 14:44
ma quanti kilometri vi siete strafatti?
utente anonimo

#2 07 Dicembre 2007 – 12:04
Tremilaquattrocentododici –
al netto dell’allungatina per la Slovenia per la cena di lunedì 3
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#3 09 Dicembre 2007 – 20:57
Il posto coi mulini a vento da VOI visitato si chiama KINDERDIJK !
utente anonimo

#4 10 Dicembre 2007 – 09:52
Ecco sì, ecco qual era il nome sulla cartina…ce l’avevo sulla punta della lingua, ma qualcosa mi rubava il nome. Qualcosa come…U..Utero…Utrecht, ecco, Utrecht!
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#5 12 Dicembre 2007 – 15:44
DETTO : “Se non fosse che stiamo andando a Rotterdam perchè Zzitalia, che conosce tre persone al mondo, ma valide, ha ottenuto un consistente prestito da un suo conoscente.”

FINALMENTEEEEEEEEEE !!! :-))

utente anonimo

#6 12 Dicembre 2007 – 15:46
Come gia’ detto UTRECHT si pronuncia :
UTREGTZHCKTHZKLMGHTCT. :-))
utente anonimo

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