Il marinaio e la balena alla volta del Profeta [7]

Birreria Dulcamara, Parma

Le birre ci piacciono, gli stuzzichini sono freschi e dignitosi nelle quantità; non abbastanza per un genovese, ma più mi ostino a prendere l’aperitivo al di là dei Giovi e più mi convinco che, in materia di cisquini, “spilorci sarete voi e spilorcini i vostri bambini”, e ho imparato a non pretendere più troppo dai bar degli altri, specie dopo la chiusura del Caffè Verdi [un minuto di silenzio]. Il menù delle cose da mangiare [focacce, spianate, panini, piadine e insalate] è invitante e lo studio con interesse, pregustando la cena sfiziosa. I cocktail – porco mondo – sono fermi ai prezzi di dieci anni fa. Giuro. Confesso che è parecchio che non seguo le quotazioni dei cocktail, perché sono troppo vecchia per sopportare il fascino delle clientele “da bere” e ci tengo a non mescolarmici (figuriamoci a shakerarmici), e poi quelli che mi piacciono richiedono ingredienti e procedure abbastanza semplici per essere fatti in casa. Però mi ricordo quanto ce li mettevamo noi ai tempi in cui stavo dalla parte rialzata del bancone e constato che sono le stesse cifre. Il che è ancora più sorprendente se si considera che nel complesso la vita a Parma non mi è parsa essere economica.

Prevedo di ubriacarmi, ma dopo il concerto, non vorrei mai abbioccarmi mentre il Profeta vaticina.

Giungono i nostri amici, e con loro alcuni loro, e ordiniamo finalmente qualcosa di consistente da mettere nel pancino (che non veniva nutrito da due ore e iniziava a lamentarsi). Da bere ci viene proposta una bottiglia di rosso. Brivido lungo la schiena. Spieghiamo che a mezzogiorno abbiamo avuto un faccia a faccia con il Lambrusco e ne siamo usciti sconfitti, e preghiamo di optare per qualche prodotto di minor carattere e minore effervescenza, dicendoci disposti a esiliarci in un’altra birra. Ciambe ci assicura che, se gli chiediamo un rosso fermo, ci si può fidare di quello che ci porta Alan. Ci fidiamo di Alan. Alan? Cazzo, Ciambe, “Alan”? Cioè quello è “Alan” e ce lo fai sapere così, en passant, come se fosse in dato marginale? Siamo dunque al cospetto del grande Alan? E ho sentito male, o il Grande Alan è reggiano [pare che parmigiani e reggiani si vogliano bene come triestini e friulani, ma non ho capito chi corrisponde a chi]?

Probabilmente i miei piccoli lettori non saranno sconvolti dalla notizia, ma io e Zzi sentivamo parlare di Alan da quasi dieci anni e ci pativamo un casino a non esserci mai stati. E Ciambe ci manda da Alan così, di bolina, senza dircelo, dandoci appuntamento là come fosse un bar qualunque, senza un minimo di introduzione e di preparazione.

Esperisco con orgoglio anche il cesso-che-non-si-chiude [ma-che-se-si-chiude-non-si-riapre] di Alan e ci dirigiamo tutti felici al concerto, infinocchiati dal Ciambe che in un battito di ciglia ci ha offerto la cena.

2 thoughts on “Il marinaio e la balena alla volta del Profeta [7]

  1. Ciambe!

    Ma che bella recensione! E quanto tempo che non mi sentivo chiamare Ciambe!
    Non pensavo che la fama del buon Alan fosse arrivata fino a lì, diversamente vi ci avrei mandato molto prima…e soprattutto vi avrei offerto una bella bottigliona di Lambrusco ;-)
    Baci!

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