Package holiday #1 – Schweppes Mojito

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Non temete, non intendo proporvi un pacchetto-vacanze, anche perché le multi-days di orienteering sono agli sgoccioli e non saprei dove altro andare… (ok: balla!).

Nel periodo di vacanza, o comunque gironzolando, mi imbatto in confezioni di alimenti che di solito non vedo (posso permettermi di evitare i cibi confezionati, di solito), e Zzi mi concede di assaggiare qualche schifezza, che su di me esercita ancora una certa attrazione.
Puntualmente, come era accaduto con l’Actimel che mi avevano somministrato l’anno scorso sul volo per Parigi, quando ho in mano la confezione di un alimento un po’ più strutturato delle gallette di riso, mi incazzo come una faina.

Stavolta è stato il turno de…

 

 

L’etichetta guerrafondaia della Schweppes Mojito

 

Di ritorno dalla gara di Petehovac nell’ultimo giorno di Croatia Open, siamo andati a visitare Karlovac, un tempo importante centro culturale della Croazia, caduta in disgrazia a causa dei pesanti bombardamenti subiti, e ora famosa principalmente per la produzione di armi da fuoco e birra Karlovačko.

 

 

Prima di tornare a casa, ci siamo fermati al Konzum a comprare un po’ di birra, e una bottiglietta di Schweppes al gusto Mojito.

Mi piacerebbe soffermarmi su questa inutile bevanda (e indagare le pulsioni psicologiche che mi hanno indotta all’acquisto), che sembra andare molto di moda nei Balcani, insieme ad altri gusti demenziali, ma c’è una cosa ancora più demenziale che la riguarda: l’etichetta.

Essendo dedicata al mercato dell’ex-Jugoslavia, è scritta in più lingue slave del sud.
Uno si aspetterebbe il serbo-croato e lo sloveno; oppure il serbocroato in latino e il serbocroato in cirillico; magari il bulgaro.
È scritta in serbocroato (indicato solo come “croato”, ma gliela facciamo passare perché, in effetti, è in alfabeto latino) e nella lingua della Bosnia Erzegovina, che – come qualsiasi linguista libero da pregiudizi politici potrà confermarvi – è la lingua nota come serbocroato.

Ovviamente la parlata varia da una zona all’altra, come succede con tutte le lingue e addirittura all’interno di una stessa nazione, e nel caso del serbocroato molte delle differenze sono state esasperate a scopo propagandistico, in periodi e modi diversi da entrambe le parti.

Nel 1992 i nadrealisti ridevano – giustamente – della pretesa di trattare le parlate come lingue diverse (non ha i sottotitoli, ma gli sketch “in più lingue” si capiscono lo stesso)

 

Probabilmente io ho una visione troppo sacrale delle lingue, tuttavia trovo che sia già molto grave diffondere credenze sbagliate a scopo politico (vale prima di tutto per le religioni, ovviamente), figuratevi quanto mi appaia criminale fomentare la percezione del diverso fra popoli che si sparavano quando io  avevo già i buchi alle orecchie da un pezzo e che ancora faticano a condividere il territorio.

Probabilmente per blandire l’orgoglio nazionalistico di entrambe le parti, Schweppes fa la bella cazzata di scrivere l’etichetta per i Croati e per i Bosniaci, che pertanto si presenta così:

 

 

BiH: Aromatizirano osvježavauće bezalkoholno gazirano piće sa okusom ruma, mente, limuna i limete.

HR: Gazirano osvježavauće bezalkoholno piće s okusom ruma, mente, limuna i limete.

Ah. be’…
Il serbocroato non sente il bisogno di specificare che la bevanda (piće), rinfrescante (osvježavauće) e analcolica (bezalkoholno), è aromatizzata e anticipa l’aggettivo “gasata” (gazirano) rispetto agli altri.
Essendo tutti aggettivi qualificativi, dubito che ci siano rigide regole grammaticali che li vogliono in un determinato ordine (come il te-ka-mo-lo del tedesco, per capirci) in una lingua e in un altro nell’altra, ma, anche se ci fossero, escludo che inficino la mutua comprensione.

L’unica differenza grammaticalmente rilevante che noto è che la variante bosniaca usa la preposizione “sa” (con) anche davanti a vocale, mentre nel serbocroato “standard” (considerando come tale la variante jiekava che ti insegnano a scuola) tale preposizione – se non ricordo male – è sempre “s”, tranne che davanti a consonante palatale, dove prende, appunto, la -a eufonica.
Anche in questo caso, non credo che i parlanti dell’una o dell’altra variante avrebbero avuto grosse difficoltà a divinare la scritta, se si fosse optato per una sola variante.

Il castello di carte di Schweppes crolla al momento di dichiarare gli ingredienti, che devono essere elencati in ordine fisso, dal più al meno concentrato.

Troviamo quindi solo la dicitura:

Sastojci: voda, fruktozno-glukozni sirup, ugljikov dioksid (min. 2g/L), kiselina: limunska kiselina, regulator kiselosti: natrijev citrat, aromi, stabilizatori: E414 i E445. Suha tvar min 6%.

A parte il fatto che non vedo gli aromi di menta e lime vagheggiati nella descrizione del prodotto, ecco che con l’occasione di elencare i sostantivi degli ingredienti, all’improvviso le lingue sono “diventate” uguali, e possono continuare ad essere trattate come una sola anche da Schweppes, che prosegue così:

Najboljie upotrijebiti do datuma otisnutoga na pakiranju. Skladištiti i čuvati u hladnim i suhim uvjetima. Zaštititi od smrzavanja i Sunčeva svjetla.
Temeljem odobrenja Schweppes Holdings Limited.

Seguono le indicazioni per il vuoto a rendere o perdere, giustamente diverse per ciascuna nazione.

Sbaglierò, ma trovo che un’etichetta del genere sia sbagliata sotto l’aspetto linguistico, culturale e politico.

Pure io, però, che compro un prodotto della Coca Cola, che cazzo m’aspettavo?

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