Venezia in notturna: 29 Gennaio 2011

      5 Comments on Venezia in notturna: 29 Gennaio 2011

Intanto gioiamo tutti insieme del genetliaco della Giraffa, che anche quest’anno ha compiuto ventun anni!

Ricorderete che l’ultima volta che sono stata a Venezia, in occasione del trentunesimo MOV, non ero stata affatto entusiasta della gara e avevo deciso che molta acqua sarebbe dovuta passare sotto i ponti prima che io riprendessi una bussola in mano.

Ieri, quando si è tenuta la gara notturna, l’occasione era troppo ghiotta e non ho saputo resistere al fascino della città lagunare.

Siamo partiti da casa verso le 12 – e cioè alle 12,20, con venti minuti di ritardo sulla tabella di marcia perché io continuavo a scordare cose da prendere e a tornare indietro, proclamando ogni volta di essere pronta – e ci siamo diretti dapprima a Palmanova, dove abbiamo fatto salire in macchina un’Elisa con la schiena distrutta dai postumi di un incidente e un inedito Quellolì con i capelli un po’ meno corti del solito. Tra i denti ammetto che sta molto bene.

A Noventa è d’obbligo una veloce sosta all’outlet perché io ho bisogno di un paio di scarpe di vernice rossa con dieci centimetri di tacco a spillo – da vera consigliere regionale – che ho visto circa un anno fa e che mi sono risolta solo adesso di adottare (le scarpe – come le borsette – non si comprano, si adottano) e di un cestino della merenda di cuoio, che sembri una valigetta. Trovo e acquisto un reggicalze, e mi si palesa l’irrinunciabilità di un cappotto, che – però – non trovo, e mi consolo con un panino funghi e porchetta nel bar centrale dell’outlet. Il panino non era cattivo, ma neppure memorabile, specie perché l’interno era rimasto freddo, in compenso suppongo che la crostata al cioccolato fosse irresistibile perché abbiamo visto una delle banconiere che, nello spostare le poche fette rimaste in un vassoio dove c’erano già alcune fette di un’altra torta, se n’è cacciata qualche briciola in bocca con le mani, continuando imperterrita a disporre le porzioni, senza passare dal rubinetto.

A Venezia, perdiamo un po’ di tempo sul primo punto: lo sportello di rivendita dei biglietti di eventi e spettacoli presso la stazione. Apprendiamo della sua esistenza da internet, ma essendo carente la descrizione del punto, dapprima lo cerchiamo ingenuamente nella stazione ferroviaria, poi – aiutati da un membro dell’organizzazione, la signora della biglietteria – ci dirigiamo ad un chiosco esterno alla stazione. Qui troviamo un certo assembramento e decidiamo di tornare in seguito sul punto, lasciando una famiglia laziale a combattere con la funzionaria per la riduzione età/handicap di non so che biglietto.
La successiva sosta è in una pelletteria che ci attrae con una vetrina di valigette multicolore, proprio come le volevo io: con una taschina per il cellulare, una per chiavi&portafoglio, due fibbiette per l’ombrello e tanto tanto spazio per la merenda, diviso in addirittura due scomparti, evidentemente uno per i prodotti da frigo e l’altro per quelli da forno, così la pizza non si impregna di condensa e lo yoghurt non vi parla se ve li portate appresso lo stesso giorno. Inebriata da tanta offerta di colori e misure non so scegliere ed esco a mani vuote, rosicando tantissimo per la borsa che, invece, ha saputo scegliere Elisa. Poco dopo il gruppo si separa, un passaggio veloce al Disney Store, dove sbavo inutilmente sulle mutandine con Buzz Lightyear, che un’amministrazione aziendale miope ha prodotto solo fino alla taglia “sei-otto anni” e subito dopo io, Elisa e Quellolì – finalmente liberi dallo sguardo severo e giudice di Zzi – ci infiliamo da Burger King. Ovviamente disprezziamo tutti il cibo dei fast food, la globalizzazione e gli sprechi che queste catene di punti di ristoro determinano, ci andiamo solo per fare la pipì. È maleducazione, però, entrare in un locale e fare solo la pipì; tecnicamente, per legge, il gestore non può obbligare alla consumazione, ma prendere qualcosa è un gesto di civiltà. Due panini, una bibita e un menù bambini ci sembra una quantità abbastanza decorosa da permetterci di mingere nei loro dimessi cessi. Buffo che tutto funzioni a fotocellula (lo scarico, il rubinetto) o a pulsante (l’asciugamani a gettò d’aria, che di solito tutti noi schifiltosi spingiamo col gomito) e che la porta si apra dall’interno tirando, costringendo l’utente ad afferrare un pomello sul quale – grazie a quelli che non hanno avuto tempo di infilare le mani sotto al rubinetto – colonie di streptococchi si stanno piacevolmente intrattenendo cenando, cantando canzoni napoletane e scambiandosi bracciali di swarowski tra una portata e l’altra (ma sempre nel massimo decoro).

Da qui, finiamo nel negozio di Guess, i cui sconti fino al sessanta per cento ci attirano come falene alla luce, ma, essendo ormai quasi febbraio, l’assortimento è scarso e ce ne andiamo a mani vuote, anche se a me l’orologio piaceva. Il percorso fa qui un cambio di direzione, giriamo intorno alle vetrine della Spagnoli e ci ritroviamo – con mia consueta sorpresa – in piazza San Marco. Ci rassegniamo al fatto che non la vedremo mai completamente libera da teli e impalcature, portiamo le nostre chiappe fino alla riva e cominciamo a dirigerci verso il centro gara attraverso quella via che si imbocca passando sotto l’orologio. Qui trovo il cappotto. Ovviamente entro per comprarne uno ed esco con nel sacchetto un altro, ma mi sento molto fortunata perché c’è mancato poco che dovessi rinunciare ad entrambi. “Buonasera, ho visto il cappotto grigio in vetrina, quello così e così…chissà forse c’è ancora della mia taglia? Quarantotto” dico io iniziando a togliere il cappotto che avevo addosso confidando di provare quello scelto. La commessa, sgomenta al limite dell’offeso, ma gentile “Noooo, non abbiamo il 48 di questi cappotti, Patrizia Pepe non produce proprio taglie così gggraandiii”. Sono mortificata, mi rendo conto di essere estremamente inadeguata, ma chissà, forse a qualcuno è venuto in mente che anche i deformi si coprono dal freddo ed esistono altri cappotti grandi come il mio. “Ma adesso vediamo….“Ecco, di questo modello abbiamo ancora una 46”. Uh, meno male. Com’è filantropa, la Patrizia Pepe, a fare anche cappotti della 46. Chissà se le farebbe piacere sapere che ci sono entrata (di un soffio, sono già a dieta, per sicurezza), l’ho comprato e intendo pure mettermelo?

A questo punto il tempo stringe e occorre dirigerci senza ulteriori indugi all’arrivo. Ci inceppiamo ancora solo davanti a una vetrina di coltelli (Quellolì), di oggettini in vetro (Elisa e io), di borsette di cartone (Elisa), di borsette di broccato (io), di scarpe (io), di penne & calamai (Elisa e io), di cravatte per Zzi (tutti), di pizza (Quellolì, ma sotto sotto pure io), di torrone morbido per la mamma e CP (io), di altre scarpe (sempre io), di accessori da donna (ancora io). Tutto sommato, procediamo spediti.
Arriviamo al centro gara che Zzi non è ancora arrivato. “Ecco dov’era sparito!”, diranno subito i miei piccoli lettori “A fare la gara”. Eh, già, non c’è stato verso di dissuaderlo, mi spiace. “Dannazione”, pensiamo noi: avevamo a disposizione ancora un quarto d’ora di shopping e lo abbiamo sperperato a camminare per venire qui. Stolti!

In compenso ha finito trionfalmente e da un pezzo la gara la splendida donna dalla splendida data di nascita, e riusciamo per un pelo a salutare rem che sta per correre in stazione a prendere l’ultimo treno prima dello sciopero.
In pochi minuti giungono tutti gli altri nostri atleti, aspettiamo le premiazioni, che vedono la splendida donna dalla splendida data di nascita vincere un prezioso volume d’epoca su Venezia, e finalmente ci dirigiamo tutti e otto a fare quello per cui realmente siamo venuti: cenare alla trattoria San Trovaso.

Beh, certo. Perché quelle facce?
Oddio, mica credevate davvero che io fossi andata a Venezia per la gara???

About Larry

Un giorno Bruce Springsteen mi porterà via con sé, nel frattempo vivo avventure rocambolesche ogni volta che mi avvicino a un fornello e sottopongo ad attenta analisi tutti i locali nei quali vado a mangiare. Una volta ho incontrato un orientista e l'ho sposato senza comprendere la portata della tragedia. Il lamento dell'orientamento è su Larryetsitalia.net

5 thoughts on “Venezia in notturna: 29 Gennaio 2011

  1. elisa

    Con ritardo, giustificato dal fatto che sono arrivata un paio di giorni dopo pure per gli auguri al caro zzi…
    Auguri alla sempre giovane giraffa!

  2. the speaker

    Si!
    Io credevo che a Venezia fossi andata proprio per…
    – cercare Wolfgang Poetsch
    – fare il trail-O tra le calli
    – farsi venire i calli a furia di correre su e giù per i ponti
    – ascoltare il tuo speaker preferito (è sempre Wolfgang Poetsch)
    – potermi deliziare con un altro racconto!

    Alla prossima!

  3. Pingback: Tweets that mention LARRYCETTE » Blog Archive » Venezia in notturna: 29 Gennaio 2011 -- Topsy.com

  4. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Faedis 21.10.2012 – Campionato regionale FVG CO

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.