Capodanno 2012 da Suban [1]

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Pochi giorni dopo il pranzo da Siora Rosa con Qg e Fed è arrivato il capodanno.

Né io né Zzi siamo tipi da divertimento mondano a tutti i costi (siamo gente che si diverte con l’orienteering, del resto, mica col grande fratello), e io sono terribilmente diffidente nei confronti dei locali aperti a capodanno, perché assumo che ci sia sotto la fregatura. Alzi la mano chi ha mai mangiato bene a un veglione di capodanno. Lasciamo stare per un attimo quanto il concetto di veglione sia deprimente di per sé; a capodanno si mangia male dappertutto, è un assioma arcinoto.

[Immagine di cui non detengo alcun diritto, sottratta da questo blog a loro insaputa]

Questo, tuttavia, è stato uno dei pochi anni in cui è rimasto aperto il nostro ristorante preferito, che non ha proposto alcun veglione (non ci avrebbero visti neanche col binocolo), ma solamente la possibilità di cenare con le loro buonissime pietanze. Come ho avuto modo di spiegare a un amico che professa di non tenere molto a festeggiare il capodanno, ma che in pratica gli dà talmente importanza da trascorrerlo solo a casa perché nessuno è degno di fargli compagnia in questa serata, potevamo contare sulla proverbiale serietà e qualità del locale e sul fatto che non ci sarebbe stato nulla di diverso da una serata qualsiasi, così abbiamo prenotato con fiducia ed entusiasmo da…

SUBAN!

Suban! Suban! SUban!
L’unico posto dove vado quasi più volentieri che a vedere Springsteen, il magico scenario del matrimonio dei Giraffi, il luogo mistico ove si ripete il miracolo della trasformazione di Zzi in un ghiottone.

Non era il nostro primo capodanno da Suban, e il primo era stato talmente soddisfacente che abbiamo atteso con trepidazione che si ripresentasse l’occasione.

Le pietanze erano di ottimo livello, come sempre, e questo è l’importante. Il servizio era più che buono e, come promesso, non c’era alcun tipo di intrattenimento; tuttavia, per riuscire a definirla “una serata come tutte le altre” ci sarebbe ancora parecchio da lavorare.

La prima cosa inusuale è l’affluenza: il locale è stipato come l’ho visto solo poche volte. Certo, è un ottimo segno ed è comprensibile che fossero in molti a voler passare qui la sera di San Silvestro, però quando ti ritrovi a dover mettere tre coperti sui tavolini piccoli, dove di solito ne metti due, perché non puoi permetterti di affiancare un secondo tavolino… ecco, forse a quel punto puoi smettere di prendere prenotazioni. A un certo punto puoi anche cominciare a dire che sei completo. Naturalmente nessuno ti obbliga, c’è la crisi e un cliente accontentato è un cliente conquistato, ma se se lo poteva permettere il compianto Nikita, con le sue trofiette da sei euro e i suoi frixieu co a coa a otto euro (coperto incluso), forse, per una volta, se lo può permettere anche Suban.

Ammetto che sono un po’ inacidita dal fatto che ci hanno fatto sedere nella sala di serie B, vale a dire quella a destra, senza vista sulla cucina e sulla brace, e dal fatto che fosse pieno di truzzi (il che non è certo colpa del locale e, soprattutto, è colpevole intolleranza da parte mia), tuttavia l’affollamento e il chiacchericcio sottraevano alla serata una buona dose d’atmosfera.

La seconda cosa che non era uguale a una “serata normale” era il fatto che il menù era stato stampato su un cartoncino e disposto sui piatti. Zzi mi ha assicurato che era successo anche all’altro capodanno, ma a me non sta bene lo stesso. Da che mondo è mondo, da Suban il menù viene raccontato al tavolo; certo, stampandolo si fa prima, inoltre, con tutti quei clienti, non c’è il tempo materiale di declamare il menù a tutti i tavoli. Mi ripeto, ma il problema non si sarebbe posto se ci fosse stata un po’ meno gente.

La terza cosa che non era come sempre era il servizio. Non che non andasse bene, era più che buono e non ci si poteva lamentare di nulla, ma poiché Suban ci ha abituati all’eccellenza, quando è “solo ottimo” si ravvisa comunque una carenza. È un po’ come quando, a scuola, prendi otto di una materia in cui di solito prendi dieci. È un voto fantastico, c’è gente che ammazzerebbe per prenderlo, ma – tant’è – sia tu che la prof sapete che si poteva fare di meglio e non siete per niente soddisfatti. Si tratta, comunque, di piccole disattenzioni, come il fatto che Zzi è stato sistematicamente servito per primo e che la bottiglia vuota dell’acqua è rimasta sul tavolo finché non ne abbiamo chiesta un’altra (mentre, di solito, i camerieri si accorgono prima di noi che l’acqua è finita e ci chiedono se ne vogliamo un’altra, in modo da non lasciarci mai senza), che si perdonano facilmente in un contesto tanto piacevole, ma che sembrano un’altra conseguenza della scelta di accettare più prenotazioni del consueto, a scapito dell’accuratezza.

Le pietanze sono state, però, all’altezza delle aspettative.

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