La ricerca della colazione perfetta nella cultura europea ✎

Meno male che c’è la Giraffa a ricondurci nei ranghi introducendo – suo malgrado – anche l’argomento “cibo”, accennando alla colazione.

La colazione, come recitano le confezioni dei biscotti del Mulino Bianco e come – ho scoperto di recente – ci ricorda l’esperto nutrizionista Gianluigi Buffon, è un pasto molto importante nella giornata e non dovrebbe essere sottovalutato, ma consumato con calma e scegliendo attentamente i cibi, come facciamo le altre volte che ci sediamo a tavola.

Ora… lo so che meriterebbe aprire un dibattito sul fatto che il rosso sia probabilmente l’unico colore che a Buffon sta male e che gli espertoni di marketing&comunicazione della Kellog’s forse potevano scegliere di evocare e imprimere il marchio con un espediente leggermente più valorizzante per il testimonial [per esempio una grossa K in fronte, tipo marchio di Caino], tuttavia voglio banalmente stimolarvi alla riflessione sulle diverse abitudini delle persone per la colazione.

L’analisi sociologica sull’adozione, da parte dei vari gruppi di mangianti, di costumi alimentari alloctoni in relazione all’incremento dei viaggi in paesi stranieri e dell’arrivo di viaggiatori dall’estero, con la conseguente necessità di rendere loro disponibili pietanze vicine al loro gusto negli orari per loro consueti è interessantissima, ma la sviluppiamo un’altra volta.

L’excursus storico sulle diverse composizioni del menu della colazione all’interno di una stessa comunità di mangianti attraverso i secoli possiede un raro fascino, ma per adesso gli resistiamo.
Piuttosto che dedicarmi, qui, allo studio delle variazioni nella colazione di un gruppo di mangianti in relazione ai mutamenti diacronici e diatopici e alle loro vicendevoli interazioni, preferisco rendervi noti i risultati dei miei studi pluriennali.

Che caratteristiche deve avere una colazione perfetta?

Deve nutrire

Una tazza di tè non fa ingrassare, ma non vi fa seguire lucidamente neanche una lezione su astine e cerchietti, figuriamoci sulla seconda rotazione germanica.

Deve essere digeribile nell’arco delle sedici ore successive

Due cuffe di stoccafisso accomodato con la polenta, quattro luganeghe con la senape, un panino di segale spalmato di burro e marmellata, due uova sode e due bicchieri di succo d’arancia, forniscono sulla carta l’energia necessaria per affrontare qualsiasi impegno la giornata vi presenti,compresa la caccia al cinghiale a mani nude, ma difficilmente vi lasceranno la forza di alzarvi da tavola.

Deve essere appetitosa

Spesso appena alzati non si ha voglia di mangiare niente, è importante che la pietanza sia essa stessa un incentivo al suo consumo.

 

Cosa, allora, coniuga queste esigenze?
La risposta, risiede, come spesso accade nel campo dell’alimentazione, nella tradizione e ancora una volta riscoprire le abitudini del passato costituisce la risposta più semplice e corretta ai nostri bisogni.

La colazione ideale è nota tra gli esperti del settore con l’acronimo TGB: è la True Genoese Breakfast

 

[bctt tweet=”True Genoese Breakfast”]

Essa consta, nella versione base, di una sleppa di focaccia normale [due nei casi in cui si opti per una colazione robusta] e di una xiatta di ccafèlàtte.

Sono doverose alcune precisazioni per i non addetti ai lavori.

La sleppa [var. slerfa] è un’unità di misura proporzionale al consumatore della focaccia. In genere la sleppa è larga come il palmo e lunga una volta e mezza la mano del mangiante; in pratica, il mangiante deve riuscire a nascondere completamente il viso dietro la sleppa intera. È pur vero che minore è l’età del mangiante, maggiore è la sua capacità di ingurgitare focaccia, perciò, sebbene la sleppa di un cinquenne abbia una superficie inferiore ai 20×10 centimetri, state certi che non si calmerà finché non avrà ingerito almeno due metri quadrati di focaccia.

Un tempo la focaccia si misurava in lire: la porzione per la colazione era, fino all’adolescenza, mille lire.
Considerando un ragazzino di dodici anni, nel 1990 mille lire corrispondevano perfettamente ad una sleppa. Fino al 2000 era più che normale andare in panificio e ordinare a importo anziché a peso. Euro e inflazione hanno, in tempi recenti, cancellato questa proporzione e oggi un euro di focaccia sono molta – ma molta – meno focaccia di “mille lire di focaccia” di quando abbottonavamo i jeans all’altezza dell’ombelico.

La xiatta è un contenitore e, per estensione, un’unità di misura. Può essere ricondotta alla fondina, o alla zuppiera, e misura all’incirca quanto il suo contenuto al colmo.
La xiatta da colazione è stata ratificata a 596ml.
Questa misura è stata ricavata dalla somma delle dosi degli ingredienti del ccafèlàtte: una caffettiera da tre, quattro cucchiaini di zucchero mezzo litro di latte freddo (meglio se di frigo). Va da sé che un preparato con dosi e temperatura diverse è un banale caffè e latte, e non il componente imprescindibile della TGB.

Da centinaia di anni i genovesi iniziano la giornata con questo menu, ed è anche grazie a questo nutrimento che hanno compiuto le grandi imprese che tutti conosciamo: l’invenzione dei jeans, del gioco del lotto, la composizione di numerosi e irripetibili capricci per violino, di Ossi di Seppia e di Bocca di rosa, la stesura dei Manezzi pe’ maiä ‘na figgia e di Fantozzi, la progettazione del Centre Pompidou, l’unificazione dell’Italia e molto altro. Pensate che, addirittura, con una colazione così si è talmente efficienti che si esce un momento in barca per andare a prendere due spezie in India e si finisce con lo scoprire, per puro caso, praticamente senza sforzo, un intero nuovo continente.

Stranamente, la TGB fatica ad affermarsi al di là del passo dei Giovi perché altre popolazioni continuano inspiegabilmente a sentirsi male abbinando la focaccia unta e salata con dosi esagerate di caffèlatte extradolce ghiacciato.
Alcuni studiosi sostengono che alle popolazioni non genovesi manchino gli enzimi necessari a scindere questo abbinamento, altri imputano il rifiuto a una causa prettamente culturale: sembra, infatti, che molti soggetti siano disgustati dalla vista delle chiazze di olio che si formano sulla superficie del caffèlatte dopo la prima puccetta. Man mano che ci si allontana da Genova, pare addirittura che i soggetti siano disturbati dalla sola idea, e comunque non attratti dall’abbinamento focaccia/ccaffèlàtte, anche senza puccetta.

Gli studiosi sono concordi sul ritenere necessarie altre indagini.

5 thoughts on “La ricerca della colazione perfetta nella cultura europea ✎

  1. susina

    in questo periodo io sono particolarmente entusiasta dei muffin banana/noci (mi avrà
    à contagiato la giraffa coi suoi dolcetti?) ma da genovese, comu se dixe , naturalizzata, concordo che sleppa di focaccia e cappuccio (io l’ho sempre preso così) sono una vera goduria per le papille :-)
    un sorriso, susidicogoleto

  2. Larry

    VEDETE???
    Chi la prova non la lascia!
    La TGB dimostra la sua superiorità in ogni occasione.

    Cara Susi, il cappuccino è una variante accettabile, specie se fai colazione al bar e hai un minimo di dignità da conservare.
    Ma se hai meno di dieci anni e sei nella cucina dei nonni al mare, è vietato scendere sotto il mezzo litro. Roba che se fai colazione alle nove, non ti portano al mare fino alle quattro perché devi digerire la focaccia!

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  4. Larry Post author

    NO.
    Quello genovese non è un popolo aperto ad accogliere il diverso, foss’anche un indigeno con tolleranze alimentari. È una comunità solida e antica, con leggi semplici e rigide, tipo la selezione naturale; recentemente, i più progressisti stanno valutando l’introduzione del taglione, ma i più la considerano comunque una legge troppo lassista e corruttrice di costumi. Il nostro cibo è questo e si fa così. Se non ti va bene sei un foresto o, se hai la disgrazia di provenire da un posto più a sud della Spezia, un cabibbo (var. gabibbo). Puoi tornartene da dove sei venuto.

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