Sesta Panoramica del Golfo: perchéééh?

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Da domenica 23 febbraio sono ufficialmente entrata nel mio periodo Forrest Gump.

Mentre tutta la FISO era a Cherso (Cres, in croato) per la prima edizione della Kvarner Bay, Zzi e io siamo andati a correre la sesta Panoramica del Golfo, in una giornata bella come non se ne vedevano da un po’.

Oh, perché mai sei andata a correre diciassette chilometri con trecento metri di dislivello senza neanche la costrizione di una gara di orienteering? È una bella domanda, me la sono posta anche io per tutto il percorso, che comunque sono stata lungi dal “correre”, come impietosamente attestato dal mio Garmin (se non siete fra i miei contatti sul social del Garmin, potete farvi matte risate su RunKeeper).

Tutto è iniziato lo scorso novembre…

Qualcuno ricorderà che, raccontando la mia esperienza alla Marcia degli Alberoni, avevo accennato la fatto che, in novembre, Zzi e io eravamo andati a Izola a correre la Martinov tek, una corsa non competitiva nei pittoreschi dintorni della graziosa cittadina istriana. Allora furono 11 chilometri, e furono letali. Lo furono soprattutto perché ne bastano due per massacrarmi le gambe, due e un quarto per fiaccarmi anche nella testa e non farmi riprendere mai più, e in seconda istanza perché il percorso fra le vigne è suggestivo – eh – ma picchia troppo duro sui miei deboli polpacci e polmoni.

Ad ogni modo, in quell’occasione ci diedero un pacco gara contenente:
un pettorale supertecnologico che sembrava di carta, ma dietro aveva un chip che prendeva il tempo anche al passaggio sotto l’arco di partenza, per la massima esattezza; probabilmente è un gadget a cui i corridori sono avvezzi, ma per me era la prima volta che lo vedevo (e, finora, resta l’unica) e mi ha tenuta impegnata per ottocento metri buoni, a domandarmi se non sia possibile brevettare un dispositivo del genere anche per l’orienteering, in modo da alleviare la mia psicosi da “ho perso la si-card” e, marginalmente, non far perdere secondi preziosi agli atleti figoni nell’attesa che il gnocco fritto di turno finisca di punzonare con il suo dibber delle guerre puniche.

una bottiglia di refosco neanche tanto infame, anzi.

una t-shirt di cotone modello attillata come la tunica di Giovanni Toti alla spa, di un vivace turchese che, almeno, mi sta bene con gli occhi

– il volantino dell’istrski maraton

Io lo prendo in mano solo per vedere quante parole di sloveno conosco, perché è bilingue.
Io in quel momento non lo so, ma sono già fottuta. Apprendo, dalla metà in italiano, che è la prima edizione di una maratona che toccherà Izola, Capodistria e Pirano, e che ogni anno partirà da una diversa di queste cittadine. Il percorso sarà una specie di versione estesa di questa Martinov tek: un po’ lungomare, un po’ nelle vigne. È novembre, ma il tempo è mite e fa apprezzare i luoghi; il 13 aprile, data della prima maratona dell’Istria, sembra lontano e promette un clima gentile.
Io quel giorno dico per dire, o forse dico perché non ho più ossigeno al cervello e mi escono dalla bocca parole che non sono mie, ma vaneggio di partecipare.
Io non me ne rendo conto, ma mi sto prendendo i piedi a zappate con queste mie mani.

Zzi è titubantissimo e ha parecchie riserve sulle nostre possibilità di correre un’intera maratona (perché Zzi è quello consapevole della coppia). Più Zzi manifesta le sue riserve, più io sostengo che sarebbe possibile, che ci sarebbe il tempo di prepararsi e che mica la dovremmo vincere, potremmo al limite camminarne un pochettino e finirla lo stesso, il che sarebbe già un risultato dignitoso (almeno per me).
Sarebbe la nostra prima (e probabilmente unica) maratona e sarebbe una prima edizione, sarebbe così romantico sverginarsi fra vergini.
Ed è più o meno così, a furia di condizionali, che i periodi ipotetici dell’irrealtà diventano periodi ipotetici della possibilità.
E, poi, non ho capito bene quando, i condizionali sono diventati indicativi e siamo finiti, con tutte le scarpe, nei periodi ipotetici della realtà: “se riusciamo a correre con un minimo di regolarità nei mesi invernali, ci pensiamo”, “se il tal giorno saremo in grado di correre tot chilometri, allora ci iscriveremo”.

A dire il vero, siamo un po’ indietro sulla tabella di marcia che ci eravamo immaginati, un po’ perché io sono un caso assai più disperato di quanto mi dipinga nei miei sogni di gloria, un po’ perché non ha mai smesso di piovere e non siamo usciti a correre quanto speravamo. Certo, il vero runner rispetta le tabelle e corre con ogni condizione meteo-marina, ma a parte il fatto che io non sono una runner, né vera né finta, sono di salute troppo cagionevole per far la figa che corre sotto la pioggia, e i benefici di un’uscita in più verrebbero dissipati da dieci giorni a letto con la febbre.

In ogni caso, per quanto io sia perfettamente conscia del fatto che è una cosa troppo grossa per me, ormai l’idea mi è venuta e la cosa ha smesso di sembrarmi inverosimile per solo effetto dell’abitudine a pensarla.
Ci sono più possibilità che Springsteen si innamori di me che che io finisca una maratona, in particolare l’istrski maraton, che non è neanche del tutto piatta, ma la cosa, per il momento, non sembra impensierirmi; probabilmente credo che la Fata Smemorina mi faccia dono di scarpette magiche che correranno da sole.

Come spiegavo proprio domenica scorsa al Brioso Ballerino, che mi chiedeva come ci fosse venuta questa idea della maratona proprio mentre mi arrendevo davanti a una delle numerose salite della Panoramica sul Golfo, è tutta colpa mia, perché verso un certo genere di cose, anziché domandarmi perché farle, ho la perniciosa tendenza a domandarmi “perché no?”

Ed eccoci giunti, in men che non si dica, a domenica 23 febbraio e alla fiaccante – per il fisico e il morale – partecipazione alla sesta Panoramica sul Golfo, in compagnia del Brioso Ballerino, che ci seguirà anche nella follia dell’istrski maraton e, a distanza, a nostra insaputa, del Dinamico Matematico, sul coinvolgimento del quale stiamo ancora lavorando, ma siamo fiduciosi.

La giornata, come detto, era favolosa. Io mi sono guardata bene dal fare foto, ma il resto dei corridori le faceva, quindi sono sicura che buttando i dati in Google troverete qualcosa di spettacolare.
All’arrivo vengo addirittura scambiata per una che ha corso (ovvio, ero in condizioni penose) e mi viene dato il volantino della corsa competitiva Buttrio in rosa.
Siccome stono stati gentili e mi hanno chiamata “ragazza” (non me lo dicevano dal ’99), ci tengo a segnalarvi l’iniziativa.

È una corsa competitiva di dieci chilometri su percorso “misto collinare” (domandè a lori cosse che vol dir), prevalentemente asfaltato con circa un chilometro e mezzo di sterrato, riservata alle sole atlete donne (maggiorenni, iscritte alla FIDAL o altro ente riconosciuto dal CONI).
Fino al 28 febbraio (sbrigatevi!) l’iscrizione costa 12 euro e comprende un pacco gara con maglietta della manifestazione, medaglia di partecipazione e gadget degli sponsor.
La manifestazione, che ha luogo non a caso nel fine settimana della festa della donna, mira a sensibilizzare la società sul tema della violenza contro le donne.
Ecco il volantino della gara:

Vi mostro anche gli sponsor perché sono del parere che, se un’azienda caccia dei soldi per lo svolgimento di una gara sportiva, il minimo che si possa fare è manifestare riconoscenza per il gesto attraverso uno straccio di promozione, specie se, come in questo caso, si tratta per lo più di piccole aziende locali.

Se vi interessa, o se pensate di conoscere qualcuno cui interessa, trovate tutte le informazioni su www.podismobuttrio.it.

Personalmente, sebbene stranamente mi attiri, non ci sarò, perché quel giorno sarò ad agonizzare alla Lipica Open, nella fattispecie sulla temibilissima, rocciosissima carta di Vilenica.
Sì, perché se scassi il cazzo a tuo marito e ai tuoi amici con la maratona, poi non è che puoi tirarti indietro tanto facilmente dalla Lipica. Così, dopo averla scansata magistralmente per quasi dieci anni, in osservanza dell’incontrovertibile principio del nell’acqua che non vuoi bere ci anneghi, stavolta ne faccio indigestione, e – con gli altri ragazzi del G.U.D. – mi sparo cinque tappe su cinque.

E non ho altro da dire su questo argomento (per adesso).

2 thoughts on “Sesta Panoramica del Golfo: perchéééh?

  1. Giulio GMDB

    Domenica scorsa c’era anche la 6° edizione della MARCIAOCREPA: Muggia-Kubed-Muggia, distanza 50 km, dislivello ca 1300 metri… Mi dispiace che non ti ho avvisato ma puoi pensare di concorrere alla 7° edizione ;-)

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