Last CIOC – Domenica 24 febbraio 2013, Parco di San Giovanni, Trieste

Sapete cosa succede oggi, domenica 24 febbraio 2013?
Ci sono le elezioni! – Diranno subito i miei piccoli, civilissimi lettori.
Esatto. Ma, anche nel rispetto del silenzio elettorale, non è di questo che volevo parlarvi.

 

Mi preme, invece, rammentarvi l’altro grande evento della giornata: l’ultimo appuntamento del CIOC.

Nonostante il nome accattivante, esso non ha niente a che fare con i derivati della lavorazione cacao, bensì è il temibilissimo Circuito Invernale Orienteering Carso.

Già la parola “orienteering” dovrebbe rendere tutti sospettosi verso la kermesse, per giunta l’aggettivo “invernale” non lascia presagire nulla di buono; “Carso”, a mio avviso, dà il colpo di grazia, perché sottende che si fa sul serio sia sul fronte dell’orienteering che, soprattutto, su quello dell’inverno.
Sull’argomento, suggerisco caldamente di guardare le spassose opere del nostro Vigoroso Vignettista (noi c’abbiamo un vignettista in società, patiteci!)

A dispetto delle premesse, anche quest’anno, questa serie di gare promozionali che si svolgono nei dintorni di Trieste hanno riscosso un certo successo in termini di partecipanti; il che, finché non vengo annoverata fra essi, non può che farmi piacere (come a dire: “contenti loro”).

Ultima tappa del CIOC – Trieste, Parco di San Giovanni, 24 febbraio 2013

 

Come tutti sanno, però, l’orienteering è una malattia sessualmente trasmissibile. Difficilmente, infatti, il/la partner dell’orientista riesce a preservarsi immune, dal che non possiamo che dedurre che è una patologia che si diffonde con lo scambio di liquidi corporei. Inoltre, sono provati numerosi casi di trasmissione della malattia alla prole, che manifesta i sintomi dell‘orientismo già in tenerissima età.

Sebbene io abbia un sistema immunitario estremamente resistente all’orienteering e allo sport in genere, grazie al quale riesco a restare nella maggior parte dei casi una nonori – i nonori sono i babbani degli orientisti – e comunque, anche quando figuro fra gli iscritti ad una gara, non si può certo dire che io agisca da orientista, né che effettivamente “gareggi”, ci sono momenti in cui proprio non c’è verso di salvarsi; tipo: sei la moglie del posatore.

La moglie del posatore esce con il marito a fare una passeggiata in città in un luminoso sabato d’inverno. È contenta, perché non succede poi così spesso di concedersi un po’ di tempo libero assieme, facendo le commissioni con il lusso di prendersela con calma. La moglie del posatore non si meraviglia nemmeno quando il marito – solitamente molto attento a impiegare il tempo nel modo più profittevole possibile (tipo: “io vado in posta mentre tu fai la spesa” – “ma così non ci vediamo” – “ma così facciamo prima”) – acconsente di buon grado ad accompagnarla a fare la spesa an negozio biologico in via Vasari.

La mogie del posatore, che – diciamocelo – è un po’ tonta, non si insospettisce nemmeno quando, oltre alle numerose chiamate del Previdente Presidente, il proprio marito inizia a scambiarsi fitte comunicazioni con MadameK.
La moglie del posatore capisce tutto quando il marito le propone una breve deviazione per andare a casa di MadameK a prendere la valigetta del comitato regionale con le centraline.

A quel punto, la mattinata in città della moglie del posatore si trasforma in una specie di incubo, una romantica passeggiata a tre: lei, lui e la valigetta delle centraline, alla quale poco manca che ci ammanettiamo, come Jake Blues.

Finalmente giunti a casa, la moglie del posatore può togliersi la busta di carta con la quale si è coperta il volto fino a quel momento e dedicarsi alle sue faccende.
L’ingenua (l’idiota) non sa che il marito non è solamente andato a spostare la macchina, ma dopo il ritorno del consorte, la donna si sfracella il cranio contro la libreria inciampando in una cosa sul pavimento dell’ingresso, che prima non c’era.

Cos’è? Cos’ho lasciato qui?
Davanti ai suoi occhi, a questo punto, la terribile verità. Potrebbe urlare se l’angoscia non le avesse spezzato il respiro in gola.
Lanterne.
Lanterne in ogni dove: su tutto il pavimento dell’ingresso, e in corridoio, e in sala, e in salotto, e poco manca che non arrivino alla camera da letto.

 

Lanterne dappertutto, anche sotto gli occhi increduli e disapprovanti di Bruce.

 

 

Una cassa dal contenuto misterioso e sospetto

 

La preziosa valigetta e un altro mucchietto di lanterne e chiavi, come se non bastassero

Uno squillo la riscuote dallo sconcerto in cui è paralizzata.
La sveglia, la fine dell’incubo?
No, il telefono.
– Pronto?
– Ciao Larry, sono la Costruttiva Consorte.
– Ciao! Mio Dio, CC, tu non sai cosa mi sta succedendo. Aiutami, tu che sei più moglie di orientista di me, salvami, qui ci sono focolai di lanterne ovunque e…
– Ah, Zzi le sta già raggruppando? Bene, molto bene. Senti, io volevo solo ricordarti che tu domani sei in arrivo, quindi non ti dimenticare il cronometro. E copriti bene!
Ce l’hai la cerata?

 

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