Lipica Open 2010 [1]

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Lo dice anche Weinrich nella sua introduzione a Literatur für Lesers: “un’opera letteraria non presuppone un lettore qualsiasi e un uomo uso alla lettura non legge qualsiasi libro. Gli autori (come gli editori e i librai, ovviamente) lo sanno; perciò scrivono già per un pubblico di lettori definito”.
Perfino io ho il mio pubblico: sommariamente scomponibile in crocette, orientisti e fan di Springsteen  è costituito fondamentalmente da amici & parenti e conoscenze di solerti e generosi amici & parenti.
Insomma: i miei piccoli lettori sono tanto buoni, ma indubbiamente pochi, rispetto a certe cifre del web.
Rimane, per me,  una cifra iperbolica e restacomunque un mistero come tante persone possano interessarsi a quello che dico.
Perciò consulto le statistiche del sito per vedere quanti mi hanno letto, cosa hanno letto, cosa hanno cercato, come mi hanno trovata….non è che io viva con l’ossessione dell’auditel, ma non starò qui a tirarmela da artista che scrive per l’arte, non è proprio il mio caso.
E così questo fine settimana ho dato un’occhiata alle visite al sito e ho visto che la tendenza era pressoché costante, E…NO! Com’è possibile?
Tragedia!

Sabato scorso il numero dei miei lettori è precipitato! Come spiegare questa catastrofe? Pur ammettendo che alcune stessero vomitando, altre lavorando e taluni procreando, comunque la diminuzione resta troppo sensibile…

Ma certo!
Tre quarti del mio pubblico sono sperduti nel nulla, impegnati a gareggiare nella
LIPICA OPEN 2010 – Krajna Vas, Slovenia

Ad uso e consumo di quella fetta di pubblico – sottile e sbriciolata – che curiosamente non ama passare il suo tempo gettandosi in pasto agli alligatori del carso, una breve precisazione.

La Lipica Open è un’importante gara di Orienteering alla quale partecipano atleti da tutto il mondo: a parte l’onnipresente regione scandinava, per la quale nessuna distanza è eccessiva pur di poter adottare un po’ di zecche,  si segnalano atleti belgi, francesi e – udite udite – perfino un ugandese.
È la Milano-Sanremo dell’Orienteering: è prestigiosa, è bella da giocare, si fanno tanta esperienza e tanti incontri, insomma: bisogna proprio esserci!

Io non ci sono andata perché non ne avevo voglia.
Tecnicamente è per me troppo difficile. Sia chiaro: uno dei motivi per cui questo appuntamento è tanto amato è che la carta è disegnata bene ed è tracciata con precisione (la pippa sul cosa rende una carta ben diseg nata e ben tracciata, e la differenza che corre tra queste caratteristiche, con possibili combinazioni e conseguenze, ve la tiro un’altra volta, perché annoia anche me; tanto se siete orientisti lo sapete, se non lo siete, è difficile che vi interessi), è che proprio richiede delle conoscenze di orienteering che io non ho.
…Tipo sapere cosa vogliono dire tutti i segnetti, che di per sé non è un’impresa titanica, ma, considerando che io ancora mi confondo i muretti coi sentieri, ritengo più garbato non partecipare ed evitare che la mia società si organizzi in squadre di salvataggio al termine della gara, anziché assediare una vicina trattoria.
Perché dovete sapere che caratteristica precipua della Slovenia è di essere trapuntata di Gostilne [Gostliše…Gostline…non so, uno è Sloveno, uno è Croato, uno è sbagliato, ma non so quale], rustiche trattorie dove per una cifra contenuta si schiaffeggia la miseria e si rende onore al porco sacrificato per la gioia dell’uomo, ed è questo, a mio avviso, il vero motivo per cui la Lipica Open ha tanto successo.

In genere accompagno comunque Zzi e, mentre lui fa la gara, leggo chiusa in macchina per evitare i pericolosi assalti di farfalle-killer [la Slovenia ne è infestata], schivare gli assalti delle lumache-missile [non vi dico quante!], sottrarmi alla centoventottesima lettura di Winnie the Pooh per i piccoli Terremoto & Tsunami, che dopo un po’ tipicamente mi trovano e si beffano di me ingurgitando terra a piene mani solo perché io li ho ragionevolmente pregati di non farlo.
Questa volta, dopo due giorni di gelo e neve perfino in città e due giorni di temperature sopra lo zero, ho stranamente preferito stare a casa anziché affondare fino al ginocchio nel fango gelido e nelle sanguisughe.
Il Previdente Presidente non deve averla presa molto bene perché già contava sulla mia presenza per affidarmi una mansione amministrativa ed era stato anche allestito un gazebo faraonico per mantenermi in vita nonostante la natura matrigna tutto intorno.

* Ora io qua mi invento una cosa pazzesca che mi è successa e mi ha impedito di andare per non dire che sono stata tutta la mattina a fissare il soffitto col dito nell’ombelico.
Non so: ciascuno si inventi qualcosa di appropriato, ma inventatevelo bene, fatemi fare bella figura, pensate a una cosa articolata ma credibile.
Ecco ci sono!

…Purtroppo quest’anno non sono potuta andare ugualmente alla gara perché il cane mi ha mangiato i compiti.
E poi c’era il 15% di sconto da Filomania, vorrete mica mettere?

Ad ogni modo è come se ci fossi stata perché Zzi, tornato a casa, mi ha raccontato per filo e per segno la cartina, spiegandomi che qua c’era un rametto, qua una chiazza di neve, qua tre sassi.
“Italia-Germania quattro a tre” ci fa una pippa!

3 thoughts on “Lipica Open 2010 [1]

  1. markogts

    Anch’io confondo i sentieri coi muretti. E le staccionate con le falesie. E soprattutto, le salite con le discese!

    Comunque Zzi non ti ha mentito, davvero c’era pochissimo fango. Più che altro, la palla era che si faceva la fila alla lanterna per timbrare da tanta gente che c’era, e poi tutti in fila indiana. Le ultime cinque lanterne pareva di essere in Viale XX Settembre. D’ora in poi parteciperò solo a gare con massimo 100 concorrenti totali.

    PS Sì, “gostilna” è giusto, in sloveno.

  2. Pingback: Lipica Open 2014 [1] | LARRYCETTE

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