Non è un percorso per Larry [Martinihof, 26.09.2010 – 1]

AGGIORNAMENTO DEL 30 SETTEMBRE:
Facciamo gli auguri a Madame ausiliatrice K, che ha compiuto 21 anni

L’orientista medio, che è una creatura primordiale il cui massimo divertimento nella vita pare essere sguazzare nel fango anche senza una bionda californiana seminuda dentro, avrà trovato la gara di Martinihof entusiasmante.

La carta era ben fatta e il tracciato, almeno per quanto riguarda la W19 short, divertente, ovvero uno di quei tracciati non particolarmente bastardi e non particolarmente noiosi, con la canonica inversione di rotta e lo schioppo lungo da manuale, sensatamente collocati.
L’orientista medio avrà trovato gradevole anche il terreno, immagino, perché il percorso si sviluppava per la maggior parte su bosco bianco, con qualche puntatina in un verde non-poi-così-scuro e curve di livello ragionevoli.

Io non sono un’orientista media. Questa affermazione è vera due volte, sia perché sono un soggetto spesse volte fuori media, sia perché – soprattutto – non sono un’orientista. E mai lo sarò. Giornate come domenica ventisei settembre duemiladieci fugano ogni dubbio a riguardo.
Io non sono fatta per camminare nel fango; probabilmente non sono fatta neanche per camminare, di conseguenza gli addendi “pendenza” e “fango” hanno dato come risultato il fatto che abbia dovuto procedere carponi e/o chiapponi per circa l’ottanta per cento della gara: una vera e propria tortura, sia fisica che psicologica.

So che gli altri atleti [anzi “gli atleti”, giacché dire “altri” implicherebbe annoverarsi tra essi, ma così non è, e non me ne vergogno] non hanno incontrato le mie difficoltà, ma le mie prestazioni fisiche sono quelle che sono e ho fatto quello che ho potuto [leggasi “pena”].
Già dopo aver preso la carta, nel dirigermi con la flemma che mi contraddistingue alla partenza vera e propria, m’è toccato attraversare un prato con l’erba alta, e Dio solo sa quali tremende insidie esso stava nascondendo; inoltre, l’erba era bagnata e l’umidità già penetrava oltre le scarpe e i pantaloni della tuta. Fastidio.

Dalla partenza alla prima lanterna c’è un pratico sentiero, che percorro con fiducia, ma, appena il bosco si fa più frondoso, la terra diventa fango che mi risucchia le suole. Non so dove mettere i piedi, mi sento scivolare e trattenere allo stesso tempo, è una condizione nuova, che non mi piace, cui non so reagire. Disagio.
Davanti a me un bivio: a destra un ameno praticello all’inglese dove i concorrenti partiti dopo di me si stanno fiondando a larghe falcate [non si seguono gli avversari, lo so, ma mettiamola così:  osservare il comportamento della fauna è pur sempre un’analisi dell’ambiente circostante], a sinistra un lugubre sentiero con una pozzanghera larga come il mio salotto che lo invade totalmente, dalla quale spuntano funghi e legnetti marci, oltrepassare la quale è impossibile senza camminarci dentro. Nella mia testa, il tracciatore non può aver messo la lanterna in un punto che prevedesse di passare in quella specie di palude, perciò, prendo per il prato, sebbene la carta stia praticamente urlando che la lanterna non è lì. Infatti non c’è. Il tracciatore è un sadico, ma non so ancora quanto.
Opto per costeggiare la pozzanghera, ma scivolo e dopo i primi cinque minuti di gara ho già il piede destro inzaccherato. Qualche testa rotolerà per questo!

La due non è distante, se non che io equivoco la carta e mi metto a cercarla una ventina di metri più a ovest; trovo una bellissima salamandra, che sono tentata di adottare, ma sono già abbastanza impacciata nei movimenti da fango, carta e bussola, se pure proseguo con la creatura in braccio mi gioco gli incisivi entro la decima lanterna. Oltretutto, non sono così sicura che siano semplici da acchiappare, le salamandre, e poi, cosa mi ha fatto di male per toglierle la libertà?
Il flusso di concorrenti  alle mie spalle mi insospettisce, saluto Hans [le avevo già dato un nome] e mi dirigo con fare normale dove vanno tutti. A questo punto la trovo a udito, tanti sono i “bip” che provengono da essa.

La tre non la capisco. Potrei scendere fino al fiume, fare il sentiero fino alla fine e da lì cercare di andare a bussola in salita, ma la discesa è ripida e mi fa paura; forse mi conviene restare in quota, cercare di seguire una curva di livello che non sono neanche in grado di vedere sul terreno e tenere la direzione. Dopo un po’ dovrei sentire dei “bip”. Nel frattempo sono stata raggiunta e superata da MadameK, Piperita Patty e La Prof, che osservo stranita. Dal loro comportamento, apprendo con orrore che  soluzione migliore era quella di restare in quota. All’arrivo, apprendereremo tutte con disappunto dai maschi, che la vera soluzione migliore era quella di salire ancora, senza rischiare la vita su quella pendenza, ma siamo femmine, abbiamo una produzione di ormoni appositamente atta ad inibire le scelte logiche e a fissarsi sulle stupidaggini [sia nel senso delle “cose da stupidi” che nel senso di “cose senza importanza”].

Quattro sabbipodi vestiti da abete arrancano lungo la pendice del monte.

6 thoughts on “Non è un percorso per Larry [Martinihof, 26.09.2010 – 1]

  1. the speaker

    Io voto Larrycette for president!
    Voto Larrycette for novelist of the year!
    Voto Larrycette anche per il Pulitzer… e attendo di sapere come va a finire.

    Ah! Come ti capisco… perchè leggevo il racconto, mi figuravo la strada, vedevo nela mia mente una figura procedere nel fango… e quella figura ero io! (anche senza essere stato a Martinhof)

    Ps: anche se non si incontrano bionde californiane, ogni tanto ci si trova lo stesso in buona compagnia
    http://stegal67.blogspot.com/2009/01/lome-10-anni-fa-prima-parte.html

  2. cri

    Pure io ho visto una bellissima salamandra!!
    Di solito la mia “super velocità” non mi permette di osservare flora e fauna, ma dato che stavo arrancando,sbuffando,imprecando su per un’erta salita nella tipica posizione da master (mani dietro la schiena e busto a 90°) e dal momento che il mio naso sgrufolava nel fango, non ho potuto fare a meno di notarla…

  3. markogts

    Ma se alla prima lanterna volevi far rotolare teste, alla dodicesima abbiamo rischiato un genocidio?

    Comunque sto cominciando a pensare che l’orienteering non faccia nemmeno per me. Però le mappe colorate sono tanto belle…

    siamo femmine, abbiamo una produzione di ormoni appositamente atta ad inibire le scelte logiche e a fissarsi sulle stupidaggini

    Ach! Lo sospettavo…

  4. Pingback: Martinihof 26.09.2010 M/W 19 short

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