1° Campionato italiano di Trail-o, Parco di San Giovanni, Trieste, 02.10.2010 [1?]

Aggiornamento del 7 Ottobre: facciamo gli auguri a Della Street, che ha compiuto 21 anni!
Scusate, è un sistema bieco questo di aggiornare post già pubblicati, ma in Ottobre ci sono talmente tanti compleanni che nemmeno la mia facondia riesce a starci dietro.

Questo post va in onda in forma ridotta e provvisoria perché non ho avuto tempo di finirlo [e dubito fortemente di averne a breve, metetevi il cuore in pace, ma abbonatevi con il pulsante a destra, così sarete sicuri di non perdere la continuazione].
Pubblico ugualmente perché ci tengo ad avere occasioni di dirvi:
Facciamo gli auguri a Zucchero, che ha compiuto 21 anni!
Facciamo gli auguri a Vale, che ha compiuto 21 anni!
Facciamo gli auguri a Miacuggina-miacuggina, che ha compiuto 21 anni!

Per favore, fate gli auguri anche a me, che sto per andare dal dentista a farmi levare i punti della dolorosissima estrazione di mercoledì scorso.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
O, chi di spada ferisce di spada perisce.
O, chi la fa l’aspetti.
O, tra il dire e il fare c’è di mezzo “e il”.

O, quando ho detto “non voglio mai più fare una gara di orienteering in vita mia” dovevo specificare “neanche da staff”, perché evidentemente l’implicatura non era chiara.
Colpa mia, che faccio la punta ai cazzi sulle espressioni verbali e poi mi concedo queste ingenuità.

Avevo già proclamato che non avrei mai più fatto una gara in vita mia dopo la prova di trail-o di Krajna Vas, una delle esperienze più massacranti che io ricordi.
Ma come? Di trailo? Diranno subito i miei piccoli lettori?
Sì, perché in quel caso la disparità enorme tra “sforzo previsto” e “sforzo effettivo” dava la sensazione di uno “sforzo percepito” equivalente a quello di tre gare di Martinihof, anche se il sentiero era pulito e quasi completamente pianeggiante [peccato che fosse un tracciato di diciotto chilometri, sotto l’unico sole cocente della stagione, infestato di farfalle e tutti ci aspettassimo una amena passeggiatina su un frondoso sentiero].
All’epoca avevo dichiarato di non volermi ritesserare per l’anno prossimo, poi Zzi mi ha convinta con l’argomento risparmio, essendo una visita medica sportiva completa più economica che tutta la serie di controlli effettuati separatamente [ebbene sì, in fondo lo faccio per i soldi: i miei che mi restano in tasca].
Successivamente ho subito il trauma che tutti conoscete a Martinihof e anche in tale occasione, tra un pisolino e l’altro sulla via del ritorno, avevo ripetutamente dichiarato che mai e poi mai avrei rifatto un gara.
Gli interlocutori devono aver pensato che intendessi dire “da atleta”, perché sabato due Ottobre mi è stato messo un cronometro al collo e son stata circa cinque ore al primo punto a tempo, sbracciandomi come una hostess [ma non altrettanto patata]  per ottenere cartellini e far accomodare le persone.

Dal punto di vista della soddisfazione della giovane ma rispettabile società organizzatrice [in tandem con un’altra rispettabile società, decisamente meno giovane] è stato un successone: molti i partecipanti – specie considerando la settorialità dell a disciplina e il la scarsa centralità del luogo in cui la gara si è tenuta – e per la maggior parte di alto livello [era pur sempre il primo campionato italiano]. Dal punto di vista Larry è stata un’agonia.
Alle dieci siamo già al ritrovo – e non siamo neanche i primi: siamo una società di martiri – per fettucciare il tragitto segreteria-partenza e disporre i cartelli nei dintorni, secondo quanto promesso dal sito ufficiale della manifestazione [che ha fatto Zzi, quindi ci tenevamo particolarmente a risultare veritieri]. Sicuramente i miei piccoli lettori esperti organizzatori orientistici conoscono bene l’esperienza della fettucciazione [fettucciatura? fettuccianza? fettucciamento?] e ritengono che non richieda un grosso dispendio di energie psicofisiche. Ah! Si fa presto, carini, a fettucciare un bosco deserto. Sono capaci tutti, cari miei, a piazzare del nastro bicolore sui rami vergini di una landa slovena o di una collina trentina. Provate voi a fettucciare Triste-rione San Giovanni. Provate voi a dover dare delle spiegazioni esaurienti ad ogni singolo passante ogni volta che fate un nodo. Provate voi a snocciolare una supercazzola un paletto sì e uno no. In prepartenza ero già estenuata.

6 thoughts on “1° Campionato italiano di Trail-o, Parco di San Giovanni, Trieste, 02.10.2010 [1?]

  1. the speaker

    Non puoi lasciarmi senza una continuazione… non puoi!
    Questa è pura poesia per le mie orecchie.
    Non è che prenderesti il mio posto come speaker in una delle prossime occasioni? Sono convinto che verrebbero fuori delle cose epocali… sono disponibile a fare la spalla.

    Ma tu devi (per favore per favore che devo fare per convincerti?) continuare questo racconto. E’ troppo bello, soprattutto perchè è troppo vero… :-)

  2. Larry

    Il co-speaker può esprimersi mediante lavagnette fissate alla cintola, tipo Marianna Ucrìa?
    Perché di questo passo comincio a temere per il futuro del mio cavo orale…ahia…

  3. Larry

    No, magari, mi hanno cavato un dente.
    Ti prego, per favore: non fare battute sull’opportunità di rimanere senza denti per il tipo di situazioni da marmellata cui stai pensando tu.

  4. the speaker

    Questo post comincia a farsi vieppiù interessante… stai a vedere che si trova un modo per rendere molto appetibile il trail-O :-)

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