Mi accorgo di non avere più risorse senza di te

Domenica 2 agosto Springsteen ha chiuso il leg europeo a Santiago, quinta data spagnola di un tour che – fin’ora – è previsto terminare negli Stati Uniti in autunno, ma che vede aggiungere date in continuazione.

Probabilmente per via del fatto che Santiago è un luogo dove le persone abitualmente si recano a piedi, la località dell’ultima data ci risulta un po’ ostica da raggiungere e vi rinunciamo con largo anticipo e senza grossi rimpianti.
Certo, è la serata di chiusura, è in Spagna, è in un anfiteatro sul mare…non è che proprio proprio proprio la cosa ci abbia lasciati indifferenti, ma tutto non si può avere e una volta tanto abbiamo fatto una scelta razionale [sconcertante, lo so!].

Domenica 2 agosto, in evidente crisi di astinenza, la Racing Couple monta in macchina e fa rotta per Fusine – Far Furlany – sulla riva del cui lago si esibisce Paolo Conte.
E meno male che era Paolo Conte, perché, nelle condizioni in cui versavamo, saremmo andati a vedere anche Cristina D’Avena.
Il concerto è alla 17, usciamo di casa alle 11, facciamo tappa in Big Battery a  consegnare il cartoncino e imbocchiamo le verdi statali slovene per la sessione domenicale di cardiofitness.
Nel senso che se alleniamo il cuore a sopravvivere a tale ansia, nulla potrà più impensierirlo.

All’inizio l’allenamento è blando: un paio di incroci sbagliati, una minima tensione, un’occhiata all’orologio e la constatazione che l’anticipo si sta riducendo, è vero, ma siamo nei limiti dei rischi calcolati. Poi la prova della pausa pranzo nella gostliš?i [non lo so se lo sloveno ha il locativo in -i, potrei aver scritto una belinata] col servizio più lento del mondo e la seconda tratta coi minuti contati. I lavori. I semafori. Le code. I turisti. Il numerosissimo pubblico di Paolo Conte.
È evidente che sono la donna bionica, altrimenti non mi spiego come il mio cuore abbia sopportato tanto.
Posteggiamo l’auto su un albero, ci aggrappiamo alla navetta che porta al concerto e ci mettiamo in coda per entrare quando sono le cinque spaccate. Grazie al cielo, Conte ha preso da Springsteen e nemmeno lui è puntuale.

Terribile deja-vù: il resto del pubblico ha un braccialetto. Quando li hanno distribuiti? Come si fa ad averne uno? E soprattutto: ….C’È IL PIT da Paolo Conteeee??????

Vaghiamo come pac-men [plurale!] impazziti tra le seggiole e  constatiamo che non ce ne è una libera fino a dietro il mixer, così ne scegliamo due nel settore laterale davanti a Little Steven. Pardon, volevo dire “lato destro guardando il palco”.
Il concerto è – manco a dirlo – strepitoso.
La scaletta è praticamente la fotocopia di quella del concerto dello Smeraldo e annovera pochi brani dell’ultimo disco, ma noi non abbiamo visto Conte abbastanza volte per potercene lamentare. Oddio, ogni buon fan di Springsteen ha sempre un buon motivo per lamentarsi della scaletta: troppi classici, pochi classici, troppi brani nuovi, pochi brani nuovi, bis scontati, bis imprevedibili, questa non mi piace, questa mi piace, ma l’ho già sentita, questa mi piace, non la avevo mai sentita, ma adesso non ne ho voglia, manca quell’altra, non ha fatto Thunder Road.

Ecco, a volergli proprio trovare un difetto, Paolo Conte non ha fatto Thunder Road [e nemmeno Boogie, dannazione!], ma per il resto era ineccepibile. Il contesto bucolico è suggestivo e – soprattutto – la luce del giorno consente riprese formidabili. Forse il vento inficia un poco l’audio, ma le immagini sono di un nitore insperabile, non fosse per l’unico entusiasta che batteva le mani sopra la propria testa seduto proprio davanti a me.
Non che abbiamo fatto riprese, ovviamente, era così: pour parler.

Rispetto al nostro beniamino, Paolo Conte è leggermente più statico. Si presenta, infatti, in due configurazioni: seduto al pianoforte e in piedi vicino al pianoforte. Quando sta in piedi ne suona il coperchio con la mano sinistra [e supervisiona i movimenti sulla tastiera con l’aria da burbero – adorabile, vero, ma roba che io, fossi il pianista, gli chiuderei le dita nel coperchio].

Compensano la scena i musicisti, anime in pena che ad ogni brano si scambiano di posto, tutti suonando tutto.
Per noi, che al massimo siamo abituati a vedere Charlie Giordano e Nils Lofgren che si suonano vicendevolmente chitarra e fisarmonica solo su un brano, solo alla fine, sono indubbiamente degli alieni.

Lo spettacolo termina alle 19, c’è ancora luce ed è piacevole tornare alla macchina a piedi passeggiando lungo il fiume.
Alla faccia di quei disperati monomaniaci che, in questo momento, hanno ancora davanti tre ore e mezza di attesa prima che Springsteen si degni di fare la sua apparizione, con sulla schiena decine di ore di attesa e un eritema solare.
Ah ah ah.
Come ce la godiamo.

Noi già soddisfatti e appagati e loro là a cuocere nella bolgia infernale.

AH AH!

Non sappiamo bene perché, ma in qualche modo, non riusciamo mica a gioire.

One thought on “Mi accorgo di non avere più risorse senza di te

  1. Pippo

    Nooooo !!! Paolo Conte a Fusine !!!! E avvisare ?????!!!!!! Cavoli e io che eroa a Monte de Gozo :-)
    Sarà per la prossima :-)

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