Seconda cena regionale: il Piemonte. Primo piatto: Riso in cagnon (3)

Con il primo ci siamo ripresi alla grande e abbiamo anche recuperato parecchio sulla tabella di marcia, dato che tra una storia e l’altra eravamo in ritardo, per via della tartrà, di circa tre quarti d’ora. Siamo, invece, molto in ritardo con i resoconti…

Quando, due settimane fa, ho iniziato a scriverlo, questo post iniziava così

Noterete che questo post inizia senza un’immagine.
Me le sono inculate di nuovo; suppongo che voi – legittimamente – pensiate che sia una messinscena per suscitare ilarità. Non c’è ragione di essere ilari, io sono incazzata da morire e inizio a mettere ulteriormente in dubbio la mia già poco stimata intelligenza.

Ho scoperto, invece, che il mio cellulare è come il mare: prima o poi restituisce tutto, solo che non sai dove e quando. Ieri sera, mentre cercavo le foto per il prossimo post, dal mio telefono sono stracquate le foto del riso in cagnon… fortunati!

Il danno sarebbe stato – comunque – minimo, perché il riso in cagnon è una preparazione a prova di idiota, anzi: a prova di Larry. In pratica, come dico spesso, è sufficiente avere il pollice opponibile.


Il riso in cagnon in 4 mosse

Abstract

Cos’è e come si prepara

È un primo piatto a base di riso, ma non è un risotto. Il cereale principe delle pianure del nordovest, infatti, non viene cotto in poca acqua fino al completo assorbimento della stessa, bensì semplicemente bollito e condito successivamente, come la pastasciutta.
In questo caso il condimento è costituito da toma piemontese, parmigiano reggiano e burro fuso.

Materials and methods

Ingredienti per 4 persone

• Riso: 4 tazzine da caffè (io ho usato quello integrale). Di solito si mette una tazzina da caffè a testa, più una “per la pentola”. Questa pietanza è piuttosto nutriente e perfino io trovo che non sia necessario abbondare; la ricetta ufficiale vaneggia di 320 grammi di riso.
• Burro fuso: un tot. Direi di avere usato, almeno, 20/25 grammi. Non è un primo dietetico, no, ma la ricetta diceva di mettercene mezz’etto, mi sento molto proba ad aver dimezzato la dose.
• Parmigiano reggiano grattugiato: facciamo una tazza.
• Toma piemontese: la ricetta dice 2 etti, io ho messo 3 tomini, che penso pesassero in tutto 240/250 grammi; non mi sento più tanto proba.

Come io ho fatto il riso in cagnon (le famose 4 mosse)

 

Mossa #1: “far cuocere il riso in abbondante acqua salata”.

Fatto.
Volendo entrare più nel dettaglio, ho aperto l’anta della dispensa sopra il forno, ho preso il pacchetto del riso biologico integrale, ho constatato che per cinque era poco e l’ho posato sul tavolo.
Ho preso il pacchetto nuovo di riso biologico thai integrale e ne ho tratto la quantità necessaria, che ho fatto bollire in acqua salata, in una pentola presa dal cassetto sotto i fornelli e riempita con acqua del rubinetto e sale marino grosso del barattolo sulla mensola.

Mossa #2: “tagliare la toma piemontese in fette molto sottili”.

Fatto.
Se non vi spiace, andrei un po’ più veloce. Per gli aspiranti stalker: tengo i coltelli nel ceppo vicino al fornello, i taglieri nel cassetto (sempre vicino al fornello) e il formaggio in frigo.
A Trieste, la toma piemontese va sostituita con i tomini (piemontesi), che io ho trovato in vendita da Sartori in Cavana. Di solito i tomini sono di latte capra, mentre la toma è di latte vaccino, invece i tomini che ho usato io sono di latte vaccino (o ne hanno tutto il sapore) e vanno bene lo stesso.

Mossa #3: “fondere il burro in un pentolino, fino a farlo spumeggiare”.

Oramai avete capito che le pentole stanno sotto i fornelli e i latticini in frigo, potreste addirittura usare la mia cucina, se io morissi; con me viva, scordatevelo: nella mia cucina entra solo mio marito, la mia cucina è un po’ come la mia f… come una figlia, nel senso che va tenuta in famiglia.

Mossa #4: “scolare il riso e condirlo con la toma e il burro, mescolando bene”.

Quando l’ho raccontato alla Giraffa, le sono venuti i capelli dritti.
Già la Giraffa non è una fan del riso; per giunta, si tratta di una preparazione alla cazzo di cane; legittimata da secoli di storia e un risultato squisito, ma pur sempre alla cazzo di cane. Poco ci è mancato che creasse un diversivo per impegnare i miei ospiti (che sono suoi parenti) e metterli in salvo.

Conclusions


I miei ospiti, invece, hanno fatto mostra di gradire.
A mio gusto, è una pietanza molto buona, e vorrei replicare anche questa, ma a giudicare dagli ingredienti (a occhio e croce la cosa più proteica è la toma, che se va bene ha il 30% di grassi), neanche se corressi la maratona di New York me la potrei mai permettere.

Sospetto, comunque, che la cosa non mi fermerà neanche stavolta…

4 thoughts on “Seconda cena regionale: il Piemonte. Primo piatto: Riso in cagnon (3)

  1. mariposa

    il cagnon non ha niente a che fare col cane come suggerirebbe l’autrice che parla di preparazione alla cazzo di cane
    chi vuole mangiare ancora riso NON vada a cercare cosa sia in realtà il cagnon…

  2. Larry Post author

    Perché, cos’altro è?
    Ho prove documentate che questa ricetta si chiami “riso in cagnon”, spero che in qualche dialetto “cagnon” non indichi quelli che in italiano si chiamano cagnotti. Non ci posso neanche pensare!

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