TartanRughe [1]

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 Lunedì 8 sono stata alla riunione delle Tartanrughe e ne sono uscita entusiasta.

Che Tartarughe? Diranno subito i miei piccoli lettori.
No, non Tartarughe: TartaNrughe. Come le rughe-tartan, no?
È un’associazione di volontariato che coniuga beneficenza e creatività: facciamo Pigotte per l’Unicef [non vi devo spiegare cosa sia una Pigotta, vero?], copertine per i bimbi che stanno in ospedale [ci hanno ispirato le amiche dell’associazione Sogni d’Oro, che saluto!] e altre ceazioni di carattere per lo più sartorial-crocettoso per buone cause. È una figata.

Da qui il nome: simile a tartarughe perché facciamo le cose pianino, per farle con cura e andare sano e lontano, ma “tartan” come il tipo di stoffa, perché traffichiamo con ago e filo; inoltre in triestino si dice “vecchia ruga” come a dire “vecchio mio” e in un certo senso “ruga” – almeno qui – fa pensare a “individuo”. Quindi essere Tartanrughe vuol dire essere le “tizie [più o meno] triestine che fanno con amore cose che si cuciono”. Secondo me quella che ha trovato il nome è un genio, anche se a me “La coscienza del metro” piaceva.

Se andate a visitare il nostro sito [che ha ancora bisogno di una sistematina, ma più o meno ci siamo: www.letartanrughe.it – scusate, ma non mi funziona il bottone dei link, oggi!] potrete leggere più nel dettaglio cosa facciamo e come, e ammirare lo splendido logo: le placche di diversi colori del carapace simboleggiano la varietà delle stoffe nel patchwork! Non è geniale? Non è bellissimo?
Non riconoscete la mano dell’artista? Bravi, è opera di Elisa, l’autrice del logo di Larrycette, cui va l’eterna gratitudine delle Tartanrughe presenti e future.

Adesso siamo impegnate nella realizzazione di vestitini che una signora porterà personalmente ai bimbi di una missione in Burkina Faso.
Ochèi, personalmente al momento non sto cucendo una cippa, anche per rispetto della dignità dei piccoli bassisti, che non possono andare in giro conciati come me: con gli orli storti e le imbastiture che continuano a venire fuori ad ogni lavaggio. Ma è solo questione di tempo [in verità sono arrivata tardi alla riunione]: venerdì mi coordino con la Giraffa e mi do al puntolentaggio più sfrenato, che è una cosa che mi viene presto, bene e anche se non ha una grade dignità artistica, bisogna pur fare.

Il bello di lavorare in gruppo, infatti, è proprio quello che non serve essere bravissimissime a fare tutto, come la Giraffa: anche sapendo fare poco si può essere utili e contribuire a un progetto che, da sole, non si sarebbe potuto portare a termine.

Sì, insomma….povere Tartanrughe, voglio proprio vederle quando sarà il momento di attaccare cerniere, sarebbero spacciate senza di me!

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