Sebbene la mia sempre più perfetta silhouette (nel senso che si avvicina sempre più alla forma perfetta: la sfera) non lo faccia minimamente sospettare, io continuo a mangiare, e le cene regionali vanno avanti, anche se c’è sempre qualche cazzo di gara di orienteering a impedirmi di parlarne.
Queste cene proseguono incessanti a tal punto, che ero convinta di avere già scritto qualche riga sulla cena ligure, eppure, al momento di tirare le fila e accingermi a pubblicare, non ho trovato alcuna bozza. Ravana ravana, niente. Ruma ruma, il nulla. Rumega rumega, zero. Ravatta ravata, un bello belin.
Insomma, ho rovistato nelle bozze e nel computer in tutti i dialetti a me noti, ma non è saltato fuori nulla. Poi mi si è acceso l’ippocampo: ho iniziato a scrivere questo post sul computer portatile al secondo giorno di Lipica Open. Come volevasi dimostrare, c’è sempre una cazzo di gara di orienteering a mettermi i bastoni fra le ruote.
Stavolta, però, mi sono brillantemente sbarazzata dell’orientamento (ma se proprio ci tenete, Osijek è qua) e possiamo finalmente procedere parlando della roba da mangiare che si trova in Liguria.
“Giochi in casa, dunque” – diranno subito i miei piccoli lettori.
Macché. Questa volta, ancora grazie se gioco.
Terza cena regionale: la Liguria. Il Menu
Il menu della serata ligure, infatti, prevedeva pietanze che hanno richiesto una partecipazione davvero contenuta, da parte mia:
Antipasto: focaccia di Recco (con il formaggio)
Noto cavallo di battaglia di Zzi, nel quale io non metto e non intendo mettere le mani. A lui viene benissimo, io ci ho provato una volta e ho giurato “mai più” (è, tra l’altro, l’unico proposito che sto riuscendo a mantenere nella vita).
Primo: trofiette con il pesto
Entrambi comprati, le prime per ovvie ragioni, il secondo per ragioni altrettanto ovvie, ma diverse.
Non mi sento in colpa, anche perché ho procurato per i miei ospiti (en passant: la Cri e MarCo con la C(ri)) prodotti di comprovata qualità, ma il dato di fatto è che il massimo dello sforzo per preparare questa pietanza è stato accendere la fiamma sotto la pentola d’acqua.
Secondo: farinata e verdure ripiene
La farinata – si sa – si fa da sola.
I ripieni, in effetti, richiedono un po’ di elaborazione, ma non sono un piatto complicato.
Dolce: bonetto al cioccolato
Altra preparazione tutt’altro che complicata: datemi un uovo, un po’ di farina e una frusta e vi addenserò il mondo.
Insomma, se vi sembro fannullona nel riferire regolarmente delle cene regionali (che nel frattempo continuano: si sono già svolte quelle dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, ed è alle porte quella trentina, appena gli ospiti saranno disponibili, e comunque prima che faccia troppo caldo per Franz), vedrete ora che, in realtà, lo sono anche – anzi, di più – con le cene stesse.
Ma le trofiette al pesto almeno le hai fatte anche con i fagiolini e le patate?
Io aborro fagiolini e patate nel pesto… spiegherò perché!
Un vero genovese ti condannerebbe per eresia :-) Comunque sono curioso di sapere il motivo perchè invece per me il pesto senza patate e fagiolini non è il vero pesto
Ehm… guarda…
Coi fagiolini te lo mangi tu e fagiolinini i tuoi bambini.
Il pesto è la salsa. Poi, uno ci condisce quello che vuole; se nel piatto, insieme alle trofiette, ci vuoi mettere patate, fagiolini, stringhe di liquirizia, rondelle di banana, trippe e frico, io non te lo posso impedire, ma a me il fagiolino nella trofia fa un po’ anguscia, anche se devo amemttere che è attestato.