THE PROMISE DELIVERED

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Nel senso che finalmente oggi mi hanno consegnato THE PROMISE: THE DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN STORY.

Avevo mantenuto garbato distacco, limitandomi ad un sobrio conto alla rovescia.
Avevo lanciato giusti strali contro l’operazione mercantereccia di far uscire cofanetti celebrativi su cofanetti celebrativi.
Avevo ironizzato facilmente sul fatto che per il trentennale di Darkness fossimo in ritardo di quasi tre anni.
Insomma, lo avevo – come al solito – rinnegato tre volte, e me l’ero tirata da sana di mente mentre tutti diventavano idrofobi nell’attesa di vedere cosa era stato fatto con il materiale inedito di quello che per molti è il miglior album di Springsteen (e, per quasi altrettanti, il miglior album di tutti i tempi, della Storia, della Galassia, di questo mondo e di quell’altro, probabilmente l’unica altra opera dettata da Dio dopo l’Antico Testamento).

Poi è arrivato l’omino del corriere e, con lui, il cofanetto.
Il cofanetto consta di una maglietta bruttissima di un cotone infimo, che neanche i negozi dei cinesi dei quartieri più popolari hanno l’indecenza di commercializzare; una locandina pseudo-riproduzione dell’originale, stampata sommariamente su un cartoncino naturale che non arriva a 200gsm neanche saltando e che rende l’immagine malissimo, con toni piatti e grana grossa; il cofanetto vero e proprio, che ha la foggia  del blocco degli appunti di Bruce e che alterna foto dell’epoca a riproduzioni di sue pagine di appunti, inframmezzato da pagine-tasca con (finalmente) i DVD, vera ragione dell’acquisto.

Editorialmente parlando è una chicca di rari furbizia e ammiccamento (non è che non ce ne rendiamo conto), tuttavia è impossibile restare insensibili di fronte alla prova dell’esistenza di tutto ciò di cui abbiamo sempre favoleggiato. Per i fan di Springsteen equivale ad un DVD autenticato dal Pentagono in cui si ammette l’esistenza e dell’Area51 e se ne mostrano i segreti per un appassionato di ufologia.

Veniamo ai contenuti importanti.
Iniziamo la visione dal bootleg (mentre scrivo lo stiamo ancora guardando). Bisogna considerare che la fonte è del 1978 e non dobbiamo aspettarci la resa dei bootleg odierni, sebbene molte risorse siano state impiegate per la sua riedizione.
Si sente più che bene (ma meno di benissimo). Si vede sopra le aspettative.
Porco belino!
È a colori!
Com’era carino. Di più: era proprio bonazzo. Tascabile, ma proprio bonazzo, coi riccioli spelacchiati e un mezzo ciuffo, con le basette lunghe e la barba sfatta, con le braghe aderenti e la camicia coi buchi evidentemente pescata dal cesto della parrocchia.
A un certo punto si getta tra la folla e dopo non molto, prodigiosamente, ne riemerge.

Se c’ero io, lo stupravo.

2 thoughts on “THE PROMISE DELIVERED

  1. alessandra

    “..se c’ero io me lo stupravo”, ma siamo pazzi? “stuprare ” è un termine che evoca sopraffazione e violenza, un verbo angosciante, come non rendersi conto che non si può usare neppure “ironicamente”
    In secondo luogo, molte cose ti possono venire in mente guardando il film: come si fa a crescere, diventare adulti, come fare bene il proprio lavoro, come essere liberi,ma non la solita vecchia storia ” di quanto è sexy lui”
    Da ultimo, siccome si tratta di un periodo ipotetico dell’irrealtà è obbligatorio usare il congiuntivo trapassato.

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