Trofeo delle regioni 2011, 24-25 settembre 2011, Liguria (ebbene sì) [2]



Bon, ora dove cazzo è andato?
Il Brioso Ballerino l’ha visto poco fa che stava bene, di quanto cazzo si è perso in mezzo percorso? Che si sia fatto male dopo che è stato visto? Sarebbe una sfiga tremenda.
No, per fortuna è più probabile che si sia perso.
Senti che aria, tra un po’ piove di nuovo e lui è infognato nel bosco. Doveva essere qui venti minuti fa. Avrà fatto uno di quei begli errori da dieci minuti su e giù sullo stesso punto a girare intorno a una lanterna senza vederla. Ci scommetto. Che pippa!
Che poi il signorino va a giocare, e io qua morta di umido che mi cago addosso perché penso che gli sia successo qualcosa, e lui là avanti e indietro intorno a un sasso.
Cambia gioco! Non sei capace a trovare le lanternine? Non fa niente, non occorre che ti ostini, gioca a calcio. No, il calcio è pericoloso, c’è troppo contatto fisico, meglio qualcosa che surriscaldi meno gli animi. Pallavolo. La pallavolo è bella, ognuno se ne sta nel suo pezzettino di campo, nessuno va addosso a nessuno. No, però ti puoi far male lo stesso, metti che scivoli, metti che prendi un pallonata in faccia. Nuoto. Non pallanuoto, che ti possono affogare, nuoto e basta, ognuno nella propria corsia. Certo, l’acqua non è quello che si dice un elemento sicuro, e poi starebbe sempre bagnato, rischia di buscarsi un malanno se non si asciuga bene i capelli. Vediamo… golf? Il golf è tranquillo, si svolge nel verde civilizzato di campi ben rasati e dissodati. Oddio, il colpo della strega è sempre in agguato e sei comunque circondato da gente fornita di numerose mazze di ferro… senza contare la natura ostile che nasconde insidie ad ogni passo (un lombrico, una farfalla).

Cirulla! La cirulla – o ciapachìnse – è uno sport che non richiede grandi sforzi fisici, né contatto con l’avversario: al massimo ci si copre di insulti.
È deciso: l’anno prossimo ci tesseriamo con la federazione di cirulla.

Mentre penso a questa buona idea e al cazziatone che gli farò appena torna, Zzi finalmente spunta all’orizzonte, così io non sono pronta a scattargli foto. e l’unica che riesco a fare ritrae una nuca scura su uno sfondo verde indefinito. Ma l’importante è che sia arrivato.
Come al solito, non mi vede.
Secondo me lo fa apposta, ma lui sostiene di no. Sostiene, invece di essere talmente concentrato e stanco da non rendersi conto di quello che gli succede attorno, perciò, anche se io e Zucchero urliamo “nudo-nudo” al di là del nastro dell’arrivo (non è un esempio a caso: lo abbiamo fatto), lui non se ne accorge e impiega un paio di minuti buoni a riconoscere, fra quelle dei presenti, la faccia che vede ogni mattina sul cuscino accanto al suo. Ad ogni modo, io non me lo lascio scappare e mi ci attacco come una pattella. Anche perché, senza Zzi che mi dà la manina, non sono in grado di percorrere la discesa che riconduce al centro gara e all’automobile. Prima di andare a procacciarci il cibo, salutiamo lo Speaker, con il quale ironizziamo sul clima carnico di questo ultimo lembo di Liguria, urtando, forse, l’orgoglio degli indigeni. Figgeu, cioveva ch’o Segno a la mandava, cio in peau ‘negavimo tûtti.

Lo svantaggio di annotare e divulgare i progressi della mia dieta attraverso il blog (non temete, ne parleremo, non ho ceduto per un attimo; non ho perso un etto – ma è marginale – l’importante è la costanza) è che c’è un sacco di gente che sa cosa posso e non posso mangiare. Fin qui nulla di male, non fosse che quando sei lì per scofanarti una xiatta de polenta co o tocco e due luganeghe, Darietto – da dietro alla medesima xiatta di polenta più grande di lui – ti fa notare che “qui non c’è niente che puoi mangiare”.
Cazzo.
E se io avessi voluto fare uno strappo? E se avessi deciso che sono stata grassa 30 anni e per un giorno non farà differenza, quindi posso benissimo ricominciare a dimagrire da domani? Oramai gli occhi del mondo – o, almeno, quelli di Darietto – sono sui miei fianchi e con la morte nel cuore ordino una costina di maiale e spinaci al burro.
Devo dire che m’è andata di lusso perché la costina era dignitosa (forse la stessa costina mangiata al calduccio, in un locale con quattro pareti, più spazio, meno rumore e una tovaglia sarebbe sembrata addirittura “buona”), mentre gli spinaci erano pazzeschi. Generosamente conditi di burro e parmigiano, gli ortaggi degli dei celavano (manco tanto, ce n’era in abbondanza e si vedevano facilmente) l’asso nella manica della cucina ligure, l’ingrediente discreto, ma onnipresente, che rende tutte le preparazioni prelibate e pregiate (anche preziose, considerando che non ha un costo propriamente simbolico): o pigneu. O pigneu o l’è quell’afàre gianco e piccin ch’o sta drento e pigne. Besogna anna-a a raccatta-a e pigne, poi e  se portan a casa e se arvan. Drento se piggian i pigneu, che servan a faa in sacco de roba. Se adovian pe’ fa-a o pesto, se mettan int’o polastro quande o se cuxinna int’a pignatta, in gianco o co a tomata, se mettan de dato a o castagnaccio (ma o meximo a no a l’è ‘na bonna raxion pe mangiàlo) e se mettan int’o pan doce e  – me paa – in’e fritelle de San Giovanni. Servan anche pe fa-a un atro doce zeneize: e pignolate, che son comme di amaretti, ma g’han i pigneu ao posto de e mandorle e son tutte coverte de pigneu. Praticamente son pigneu tegnui inscemme co o suc-còu. Son bonne. E costan un occio da a testa, ma son bonne.

Gli spinaci, dicevo, erano veramente deliziosi e sono soddisfattissima del mio pranzo. Guai a voi se mi raccontate quant’era buona la polenta con le salsicce.
Poco prima che sia il momento di andarsene viene giù la ramata d’acqua (CuH2O) più massiccia della Storia da dopo che ci siamo giocati il liocorno, che mette in difficoltà svariate vetture alle prese con la salitina di fango per uscire dal posteggio. Una di esse era la nostra. Gli indigeni sanno il fatto loro e aiutano tutti a venirne fuori, o spiegando la manovra, o mettendosi al volante, o trainando le vetture. Dopo alcuni tentativi, Zzi porta fuori l’Air Force One (il Previdente Presidente viaggiava con noi, come ricorderete) e possiamo far ritorno a nord est.

Tra cinque ore c’è la cena per i trent’anni di Elisa e io sono vestita da orientista e coperta di fango dalla testa ai piedi.

3 thoughts on “Trofeo delle regioni 2011, 24-25 settembre 2011, Liguria (ebbene sì) [2]

  1. Dario

    devi prenderti ferie, non è possibile che io tuo blog sia così tragicamente indietro!
    passeranno settimane prima che io possa leggere dell’arancio pantone larrycette
    e per settimane nessuno saprà se hai trovato il Franciacortaoutlet, rimanendo nelle stesse ambasce della povera lucyvanpelt

  2. Larry

    Sì, effettivamente sono un po’ indietro, ma forse ho trovato una soluzione.

    Per quanto riguarda l’unica cosa interessante, invece: no, non siamo andati all’outlet, abbiamo preferito dirigerci verso est e scommettere sull’apertura di quello di San Donà, al quale avremmo volentieri dedicato il tempo del tragitto risparmiato.
    Sventuratamente, era una di quelle numerosissime domeniche in cui l’outlet di San Donà era chiuso.

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