Trofeo delle regioni 2011, 24-25 settembre 2011, Liguria (ebbene sì)

 Prima gli auguri delle settimane 41 e 42:  ad Architetta Sartina Provetta (16/10) e Strucola (20/10) congratulazioni per aver compiuto 21 anni.
A Belleguancette  (19/10) tanti auguri e tanta invidia: lei ha fatto UNO.

Quest’anno il trofeo delle regioni si è svolto in Liguria, regione dalla grande tradizione orientistica. È quim infatti, che anni addietro (nnon poi così tanti) mossi i miei primi – già rivelatori della mia attitudine – passi in questo formidabile sport.

Noi non ce ne facciamo mancare una e partecipiamo con entusiasmo, grazie a Marirosa che convoca nella rappresentativa regionale mezzo blog (l’altro mezzo è sparpagliato nella rappresentativa di altre regioni e ha partecipato comunque). Partiamo da Trieste con il Previdente Presidente e il Celere Capellone. Il Brioso Ballerino (tofkaa: the orientist formerly known as asceta) segue in treno. Arriviamo il venerdì nel tardo pomeriggio e ciascucno raggiunge le rispettive sistemazioni. Il sabato mattina, Zzi raggiunge gli altri atleti e insieme partono alla volta di Casa del Romano per la prova di Trail-O.
Io mi do al Fanta-O e creo la mia squadra virtuale, alla fine del trofeo, guardo come sono andati i singoli atleti e stilo una classifica di società di Fanta-O, e guardo se vinco. Siccome gioco da sola, vinco. Mi piacerebbe giocare a Fanta-O con qualcun altro, ma poi non so più se vinco, quindi non lo insegno a nessuno

Stegal67 vince la prova di Trailo-O, bene anche rem che arriva terzo. Zzi non brilla, ma tanto Zzi lo tengo in squadra lo stesso perché faccio dei favoritismi. In Open A il Celere Capellone si piazza subito terzo e Larrycette già domina le manifestazione. Nel pomeriggio affronto anche io una sfida impegnativa, soprattutto dal punto di vista psicologico: mi faccio tagliare i capelli da mia madre, che li taglia bene, ma cede al perfezionismo e, a furia di spuntatine, mi riduce la chioma a una caschetto da Gemma Pontini… è la seconda volta che mi caèpita in pochi mesi, devo smetterla di tagliarmi i capelli.
Corrono la staffetta:… Gli atleti rientrano tardi a Genova perché il Brioso Ballerino va oltre il temop massimo di novanta minuti e incontra qualche difficoltà a rientrare dopo che sono state rimosse le lanterne.

Domenica la sveglia suona alle sei e mezza: dev’esserci un contatto, un errore umano, un malinteso col destino. No, Zzi mi dice “lasciami la luce accesa quando esci”, il che – non serve essere Grice – implica che io debba uscire dalla stanza e, di conseguenza, dal letto. Abbandono a malincuore le lenzuola a pasticcini – i soli dolci che tocco da qualche tempo ormai – e mi avvio in cucina felpata come un ninja per non svegliare i miei genitori. “Ciao Nanetto!” mi infartua mia madre, che esce allo scoperto dal bagno, dove immagino sia rimasta appostata tutta la notte solo per farmi venire un colpo di primo mattino – “La caffettiera è pronta, devi solo accenderci il fuoco!” – escalama con la sua voce sussurrata, che, in termini di emissione di decibel, equivale all’impatto sonoro di un quartetto di fiati balcanico. Facciamo una parca colazione a base di prosciutto arrosto senese, caffelatte, yogurt e frutta.È un miracolo che riesca a tenerla nel mio stomaco sulla strada per Fontanarossa.

Raggiunta l’amena località, parcheggiamo in un’area dedicata. Siccome arriviamo tra i primi ci tocca andare a mettere la macchina in fondo in fondo – luogo altrimenti noto come in stramonazze ai parlanti triestini – e comprendo finalmente il senso di “beati gli ultimi”.
L’allestimento del centro gara promette bene. “Ma c’erano appena due cessi”, obietteranno i più superficiali. Sì, ma il cesso è un optional di rilevanza relativa (specie se non ti scappa), mentre era degna di nota l’ampiezza della griglia e la quantità di roba da mangiare che veniva continuamente scaricata sui tavoli dell’area attrezzata, una sorta di megaveranda, una superficie saldamente coperta pavimentata, con due lati aperti e due chiusi, chiaro reperto del passaggio di un ingegnere, un architetto o almeno un geometra.

Terminato il sopralluogo e testata l’efficienza del 50% dei bagni, me ne torno in macchina ad aspettare con pazienza. C’è un bel tiepidino e me ne sto con tutte le portiere spalancate, anche perché, se si tiene un solo finestrino aperto, l’automobile si riempie di insetti che sbattono disgustosi contro il parabrezza, mentre se l’unica cosa chiusa è il bagagliaio, gli insetti o snobbano la vettura o vi transitano fugacemente, attraversandola da parte a parte. Dopo qualche tempo, il tepore diminuisce perché dispettose nuvolette fanno giocare il sole a nascondarello. Trascorsa un’ora, in cielo non ci sono che nubi, alcune scure. Dopo un’altra ora ‘ste cazzo di nuvole di merda hanno formato un banco compatto che scarica una ramata d’acqua che levati. Lo speaker è sensibilmente preoccupato per la propria incolumità, circondato com’è da materiale elettrico. Non appena la pioggia cessa, mi dirigo all’arrivo, dove Zzi dovrebbe essere giunto da qualche minuto.

Non c’è. Meglio, mi sarebbe dispiaciuto non vederlo arrivare.

Ora mi metto qui – penso –  e aspetto che spunti da là dietro.
Tra un po’ spunta.
Spunta sicuro.
Ec… no, non è lui. Non c’assomiglia manco per niente.
Che ore sono? A che ora partiva? Ora lo vado a chiedere allo Speaker.
Ma no, non facciamo i rompicoglioni. Starà arrivando.
Adesso arriva.
Non c’è nulla di cui preoccuparsi, non si è mai fatto niente, starà benone.
Adesso guardo da un’altra parte e conto fino a venti; quando mi giro lo vedo…uno…
…diciassette, diciò, ciannò, veventi!
Uffa, no, non ancora.
Magari si è fatto male. Magari è caduto in una dolina (una delle numerosissime doline che punteggiano il terreno della Liguria), si è fatto male e non riesce a tornare su… e nessuno se ne accorge perché non parla!
Ma no, che stupidaggine. Oltretutto diverse categorie hanno percorsi simili, anche se si fosse fatto male – e non sarà così – qualcuno prima o poi lo vedrebbe.
E se si è fatto male fuori carta?
Impossibile, non sarà finito fuori carta. Non è un portento di atletica, ma non è neanche l’ultimo dei fessi, è improbabile che vada fuori carta in Italia.
Adesso spunta. Tre, due, uno e spunta.
Ancora niente, in compenso spunta Marirosa, alla quale esprimo velata preoccupazione, che mi rassicura “Non te ne liberi”.
Arriva il Brioso Ballerino.
Gli chiedo notizie.
“È dietro di me, ora arriva”.
Ah, sollievo.
Adesso mi metto qui e lo aspetto che spunta. Perché adesso spunta sicuro.

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