Cose che capitano [o “La prima volta che la Giraffa ha detto sì”], parte II

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Già che siamo in vena di fare outing, anche se me la tiro da protagonista e da indispensabile tocco di arancione nelle vostre vite, va chiarito qui che, nella vita lontano dalla tastiera, sono una timida patologica. Tipo che stento a entrare in biblioteca perché sono convinta che tutti non abbiano altro da fare che fissare me e notare quanto io sia goffa, quindi mi devo sempre procurare qualcuno con cui andarci. Nei negozi non ne parliamo: mi passano sistematicamente davanti perché quando dal banco chiedono “chi è il prossimo” risponde una voce troppo flebile per essere udita [ciò non toglie che siano dei maleducati perché ho pur sempre la stazza di una baleniera e non ci credo che non mi hanno vista!].
Con l’età, ho tuttavia sviluppato una duplice strategia.
La prima fase sono i capelli arancioni. Non ho più la fastidiosa sensazione che le persone mi guardino di sottecchi e mi parlino alle spalle: sono certa che mi stiano fissando e che commentino la mia acconciatura. Bene: i capelli sono proprio una cosa poco importante sulla quale lasciare che si concentrino i giudizi.
La seconda parte si sintetizza in “La miglior difesa è l’attacco” [o “della faccia da culo a intermittenza”]. Ovvero: fai finta di essere compagnona e recita la parte di quella a suo agio, e il sudore freddo che ti cola copioso dalle tempie verrà preso per il simpatico gavettone di qualcuno di passaggio. Con queste convinzioni riesco anche a fare cose assurde tipo: sostenere colloqui di lavoro, mettermi in costume, organizzare una coda, fermare Luciano Comida [lo scrittore, sì, proprio lo scrittore] per la strada e chiedergli se ha mica due biglietti per Barcellona che gli avanzano. Solo che non controllo i superpoteri, capitano quando capitano.

Insomma, il giorno che è iniziato il corso di tedesco doveva essere uno di quelli in cui ero in stato di grazia. E poi l’aula scolastica è il mio habitat naturale, là sì che sono davvero a mio agio e posso fare il pagliaccio.
Morale che arriva il momento dell’autopresentazione auf Deutsch, natürlich.
“…bla bla bla…und ich bin verheiratet”.
“Verheiratet? So bald? Sie sind noch ganz jung”
“Ah, ehm, Danke, ja, aber ja, ich bin verheiratet”
“Und warum?”
[che cazzo di domanda è Warum?]
“Weil ich liebe er…No no Weil ich er liebe: la subordinata ha il verbo in fondo….No no: Weil ich ihn liebe: accusativo. È la mia risposta definitiva: weil ich ihn liebe!”
Immaginate la scena: ilarità diffusa, venti persone che mi guardano, io che cambio tutti i colori dell’arcobaleno mentre la prof mi tortura facendomi dichiarare l’amore per mio marito davanti a una folla di estranei.
Vero che non c’è nulla di cui vergognarsi [anzi], vero che il concetto alla base del matrimonio è proprio l’ufficializzazione dell’impegno e dell’amore reciproco, ma diamine…non ci siamo nemmeno presentati e già devo fare la figura della divoratrice di film di Nora Ephron? Lasciatemi almeno un quarto d’ora di pudore!
La cosa positiva è che, superato questo minuto e mezzo di puro terrore, d’ora in poi il corso è tutta discesa.

Oh mamma, c’è una che mi guarda.
Toh, com’è carina!
È alta come un corazziere [è seduta, ma ha le gambe sotto il banco della fila davanti] e ha i capelli bruni e mossi, folti folti. Ha gli occhi scuri e lucenti come una Cadillac, la pelle dorata e riesce a non sembrare una bomboniera indossando la gonna a pieghe.  Sacramento!  Ha le scarpe da bambola a fiorellini e non è ridicola! Ma chi è questa donna delle meraviglie?

Ah, però ha i denti storti!
Eh, sì, non ride mai, poverina, c’avrà il complesso dei denti storti. Peccato, una ragazza stupenda coi denti storti…eh, va beh, le disgrazie della vita sono altre, anzi, meglio, vuol dire che è umana.
Tocca a lei.
Non sento niente di quello che dice perché sono incantata dal suo charme, cerco di sbirciarle i denti, ma niente. Tiene la bocca stretta come il culo di una gallina. Termina la presentazione e sembra rilassarsi.

AAAHHHH.
ODDIO, PRESTO! TUTTI SOTTO AL TAVOLO, SI SALVI CHI PUO’!
Aiuto, aiuto. Help, Hilf, Pomoc!
Questa luce ci renderà tutti ciechi, copritevi il viso, schermatevi gli occhi coi negativi, coi bicchieri affumicati, con una lastra di piombo! Aiuto!
È ESPLOSA UNA SUPERNOVA IN CLASSE!

Mh?
Ah, no, scusate, mi era sembrato. La stangona con le scarpe a fiori ha sorriso. Non ha i denti storti. Affatto. Li ha dritti. Bianchi. Perfetti. Come messi in riga da un generale. E, per giunta, ha le fossette.
Non è che non ride perché si vergogna. È che non può andare in giro a ridere perché non le hanno rinnovato il porto d’armi.
Torno a casa e Zzi mi chiede: “Com’è andata?”
“Bene, mi hanno messo subito in mezzo, mi sono sputtanata dopo si e no otto minuti.”
“Ottimo. Come sono i compagni?” [Intendendo: giovani? vecchi? svegli? lenti?]
“Oh, sai? C’è una tanto carina…e tanto alta!”.

E da qui, per le settimane successive è tutto un raccontare di gesta di quella figa [non era una mia amica, non ero tenuta ad usare termini rispettosi] con le scarpe belle [ne ha sfoggiate altre nel frattempo].
E la figa con le scarpe belle di qua.
E la figa con le scarpe belle di là.
Ogni sera tornavo a casa con racconti di questo tenore:
“Eh, oggi mi ha parlato, allora mi ci sono seduta vicino. È diligente, scrive tutto ordinato, sta tanto attenta…mi fa un po’ paura.”
“Eh, oggi la figa con le scarpe belle  – ah, sì, Francesca, mi pare…o Beatrice, non so, un nome dantesc0 – mi ha fatto sbirciare il suo libro perché io non l’ho comprato. Cosa dici, amore, lo compro?”
“Eh, oggi sono arrivata prima e la Francesca – sì sì, Francesca – non arrivava mai e c’avevo paura che mi si sedesse vicino qualcun altro, ma poi è arrivata e mi si è seduta vicino di nuovo.”
“Eh, oggi io e Lafrancesca [è già diventata l’unica Francesca] siamo salite assieme e abbiamo anche parlato. In classe! Sì, a lezione: l’ho distratta! Per un attimo ho creduto che mi tagliasse una mano col temperino, invece ha ravanato nell’astuccio per rispondermi a matita sul margine del libro…siamo entrambe fan della prof e dei suoi coordinati calze-foulard!”
“Eh, oggi la Fra mi ha raccontato che si sposa! A fine Agosto. Sai? Fanno il ricevimento da Suban. Io ci ho fatto tanti complimenti, e lei mi ha detto che li conosce. Capisci? È in contatto diretto coi Suban! C’ho amicissie importanti, io….senti Zzi, li possiamo invitare a cena, una volta?”

….CONTINUA

Avrà parlato Zzi? E cosa avrà detto?
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