Impara lo Sloveno con Larrycette [12]

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Eccoci giunti al tradizionale appuntamento con lo sloveno del lunedì.
Questa inusitata regolarità nel rispettare le scadenze la dice lunga sullo stato della mia creatività, ormai fertile come la Monument Valley. Anche le mie competenze di sloveno vanno esaurendosi e presto non avrò più un bel niente da insegnarvi, per fortuna la Lipica Open è vicina e confido che sopraggiunga prima della fine delle mie nozioni di sloveno.

Oggi parliamo del caso accusativo, che è quello in cui si esprime il complemento oggetto. Grazie ad esso, potremo formare frasi di senso compiuto con i verbi transitivi (cioè quelli che, per l’appunto, reggono il complemento oggetto), fra i quali il formidabile verbo avere.
Inoltre, l’accusativo serve a esprimere il complemento di moto a luogo, che, insieme a quello di stato in luogo, è un complemento di una certa rilevanza per un orientista.

Se ve la sentite, io procederei.

 

 

Impara lo sloveno con Larrycette

L’accusativo (Tožilnik)

La funzione logica dell’accusativo, che è la stessa in tutte le lingue con sintassi casuale, quindi, fatta una, fatte tutte. Le lingue che non marcano morfologicamente le parti del discorso (cioè quelle senza casi, tipo l’italiano) tipicamente chiamano il facente funzioni dell’accusativo “complemento oggetto”. Di base, accusativo e complemento oggetto sono la stessa cosa, quindi ogni volta che dovete esprimere un complemento oggetto, usate il caso accusativo.

Ho scoperto al corso di sloveno dello scorso anno che la distinzione tra soggetto e complemento oggetto, a livello logico, non è così scontata. Personalmente, toglierei il diritto di voto a chi non distingue un soggetto da un complemento oggetto, ma, non potendolo fare, mi sono limitata a cambiare scuola, perché io l’analisi logica l’avevo già fatta alle medie e volevo fare sloveno.

Suppongo che anche voi abbiate fatto analisi logica alle medie, quindi non mi soffermo sul ruolo che “la mela” ha nella frase “Pierino mangia la mela”, che in attico, latino, sloveno, serbo-croato, tedesco e finlandese si potrebbe benissimo dire “la mela mangia Pierino” senza che nessuno si immagini un frutto nell’atto di divorare un fanciullo.

 

Se non avete ancora fatto le scuole medie, questo blog è troppo pieno di parolacce per voi: tornate subito a fare sexting su Facebook, prima che i vostri genitori mi accusino di condurvi sulla cattiva strada.

Il complemento oggetto, si diceva, si esprime all’accusativo, cioè declinando i sostantivi (e/o gli aggettivi, o i pronomi) con le desinenze dell’accusativo, che in sloveno si dice tožilnik. Come abbiamo visto nella lezione 6, le desinenze dell’accusativo sono:

Maschile:
Singolare ø/-a ________ Duale -a __________ Plurale -e

Femminile:
Singolare -o __________ Duale -i __________ Plurale -e

Neutro:
Singolare -e/-o ________ Duale -i __________ Plurale -a

Notiamo subito che il neutro è la consueta stronzata perché è identico al nominativo, quindi non dobbiamo fare alcuno sforzo di declinazione. Vino mantiene lo stesso aspetto nella frase
Vino je dobro
[Il vino (soggetto/nominativo) è (predicato nominale) buono (nome del predicato)]
e nella frase
Jaz imam vino
[Io (soggetto/nominativo) ho (predicato verbale) il/del vino (complemento oggetto/accusativo)].
A livello logico c’è differenza, almeno finché sono abbastanza sobrio da non essere posseduto dal vino.

Il femminile non è difficile, basta memorizzare che al singolare fa -o; al plurale, infatti, fa -e come al nominativo (e come in italiano); anche al duale ha la stessa desinenza che ha al nominativo.

Il maschile richiede un minimo di presenza in più. Il plurale esce in -e, che è diverso dal nominativo plurare, ma è uguale all’accusativo plurale femminile, quindi non ci dà problemi; il duale è uguale al nominativo duale (-a), quindi tutto liscio; il singolare è più insidioso perché cambia a seconda che stiamo parlando di un elemento animato o inanimato: se si tratta di un soggetto animato la desinenza è -a, altrimenti, se parliamo di un oggetto inanimato, non c’è alcuna desinenza, come al nominativo.
Personalmente trovo che sia un comportamento molto logico della lingua: se è una cosa viva, si mette la desinenza -a (e ce lo ricordiamo facilmente perché l’accusativo di ἀνήρ è ἄνδρα), se una cosa non è viva, è una roba amorfa, quindi il lemma si comporta come al neutro, cioè non varia.

A questo punto mi sento in dovere di confondervi le idee con uno schemino:

Stabilito come usare l’accusativo, vediamo quando farlo

Verbi transitivi

A livello logico, sono transitivi i verbi che reggono un complemento oggetto, nel nostro caso, l’accusativo.
Con i verbi transitivi e l’accusativo, possiamo comunicare un sacco di informazioni.

imati = avere
Ho una mappa = Imam topografsko karto 

Ho un amico = Imam prijatelja
(l’amico, invece, è un soggetto animato)

najti = trovare
Non ho trovato la lanterna = nisam naijl/najla svetilko*
(svetilka è “lanterna” nel senso di “oggetto che fa luce”, aspettiamo che il nostro ingegnere bilingue di fiducia ci dica come si chiamano le lanterne da orienteering in sloveno. In alternativa, accettiamo suggerimenti anche da Nuovo Vanty e da suo papà, o da chiunque abbia fatto una gara da quelle parti)

kupiti = comprare
Ho comprato una bussola nuova = Sam kupil/kupila novi kompas
(checché ne pensino gli orientisti, la bussola non è una cosa viva)

 

Moto a luogo

Concludo osservando che l’accusativo è il caso utilizzato per formare ed esprimere il complemento di moto a luogo, ad esempio con le preposizioni na (su/presso, usato con spazi aperti/eventi) e v (in, per spazi chiusi/circoscritti).
Grem v Trst = vado a Trieste
Grem na koncert = vado al concerto

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