BOSCO DI VALERIANO – Trofeo 3 Regioni / Campionato regionale FVG, 17.03.2013, Pinzano al Tagliamento

 

[La preparazione alla gara e la parte precedente del percorso sono descritte qui]

 

DALLA 6 ALLA 7

Capolavoro di orientamento.
La vedo addirittura in lontananza, fra gli alberi di un bosco che più benigno – onestamente – non si poteva sperare… Dunque, non sono ‘sta pippa, almeno relativamente alla teoria.

Sento che potrei scrivere un libro sull’orienteering; anzi, lo farò!
Sarà un bellissimo libro illustrato (da me!), raccoglierà le mie preziose indicazioni di esperta, avvicinerà i curiosi alla disciplina, fornendo loro gli strumenti per gareggiare subito con soddisfazione, e appassionerà i veterani di questo sport, ansiosi di apprendere e applicare nuove, infallibili tecniche.

Il mio nome – quello vero – sarà per sempre legato all’esplosione dell’ori-mania in Italia.
Alla voce “orienteering” su Wikipedia si dovrà rammentare che esso era considerato uno sport minore, finché io, con il mio best seller, non l’ho reso popolare e amatissimo in tutto il Paese, e che, di conseguenza, è anche merito mio se, ora, gli stadi sono liberi tutto l’anno per ospitare concerti, giacché nessuno si interessa più di un barbaro sport del passato in cui buzzurri tatuati e male alfabetizzati si rincorrevano in mutande.

Arrivo precisa e veloce come un rapace sulla lanterna. Il mio occhio attento – di rapace, per l’appunto – scorge il codice.
Zeronove. Merda. Io volevo il sessanta.

Ok, forse posso comunque scrivere un manualetto per le scuole primarie, adesso leggo bene la carta, mi guardo intorno e la trovo; non può essere lontana.
Faccio un po’ su e giù nei dintorni, i particolari della carta combaciano in più punti, ma non devo fidarmi. So per esperienza – altrui! – che è facile convincersi di essere in un punto forzando l’interpretazione della carta, quindi mi riposiziono cautamente e riprovo a raggiungere la lanterna. Mi smarrisco qua e là in zona, ma ogni volta che mi ritrovo, torno a quella lanterna, la zeronove.

Zeronove che, leggendolo girato, diventa precisamente un sessanta, ma si vede che noi rapaci scrittori di ori-bestseller non abbiamo mai giocato a tombola. Ora che ci penso, non ho mai visto una stazione con un codice inferiore al 31. Probabilmente il numero zeronove non esiste neppure, nel sottoinsieme dei numeri naturali positivi costituito dall’insieme dei numeri Sport Ident.

Punzono e cerco di usare il mio cervello di gallina per raggiungere le stazioni successive di questa via crucis.
Grazie al cielo, solo quattro gatti di orientisti sanno come mi chiamo all’anagrafe, la mia carriera – qualsiasi essa sia – è salva.

Il morale, in caso ve lo steste domandando, è stato più alto di così.

 

LANTERNE 8 E 9

Non è così male, mi fermo anche a dare indicazioni.
A un atleta? No, a una vecchia che portava a pisciare il cane, ma fa lo stesso, è comunque indice di grande feeling con la carta.

Prendo anche una patta per terra perfettamente gratis, cadendo da ferma, come faccio di solito; sono contenta, così posso rinfacciare qualcosa a mio marito e domani, in edicola, avrò un livido da farmi compatire.

Non avendo ancora riacquistato del tutto fiducia nelle mie facoltà orientistiche, procedo per i sentieri, lastricati di fango. Sto attenta e non cado.
Va tutto bene finché non mi viene in mente il wormucking, e schizzo via dal sentiero come una che ha uno zaino a reazione sulle spalle, procedendo, da qua in poi, sempre nel bosco.

 

LANTERNA 10

Esco al contrario dalla 9, ma, siccome sono l’unica, mi insospettisco subito, controllo e riparto nella giusta direzione senza grossi danni.
Faccio un calcolo spannometrico della distanza da percorrere; più spanno che metrico, e dopo un paio di minuti sono persa come la maggiorana [ciao Susina, questa battutaccia è per te… perdonami].

Non “persa” nel senso che non arrivo dove volevo, “persa” nel senso che non so dove sono, ma, a giudicare dal paesaggio e dalla strada fatta, dev’essere la Pannonia.
Decido di andare dritta finché non trovo qualcosa che riconosco, possibilmente mio marito.

Cazzo, non c’è mai quando serve.
Passano due o tre atleti che conosco di vista, e ogni volta faccio la faccia di quella che sa benissimo dove andare, e che è là perché sta facendo una scelta astutissima,  talmente astuta che – guarda – neanche te la sta a spiegare, tanto non capiresti.

Quando mi vedete nel bosco con la faccia di quella che sa benissimo dove andare, e che è la perché sta facendo una scelta talmente astuta che neanche te la sta a spiegare, tanto non capiresti, per piacere, tiratemi fuori, o almeno avvisate i miei parenti.

Gli atleti che conosco di vista e che vedo passare diventano sette o otto; aggiungete quelli che non ho mai visto in vita mia, e capite che mi sono remenata parecchio intorno al cumulo di tronchi, pensando che fosse la X verde in carta, ma senza mai ritrovarmi, prima di capire che era veramente la X verde in carta, solo che io stavo tenendo la carta a rovescio.

Procedo, punzono e vado alla 11 con rinnovato desiderio di sparire dalla faccia della terra.

 

LANTERNA 11

Trovo la strada rapida e precisa come un missile. Credo che cambierò legalmente il mio cognome in Patriot.

“Toh! Un canyon. Curioso, chissà chi lo ha messo qui” (come se non fosse segnato in carta).
La mia raffinatissima sensibilità di psicologa mi fa capire subito che il tracciatore non può aver previsto di far scalare il Cervino alle WC, quindi mi metto a cercare la lanterna al di qua del greto del fiume. Il centro del cerchio è evidentemente al di là del fiume, in cima al Cervino, ma io, sempre grazie alla mia raffinata sensibilità di psicologa, capisco che è un’imprecisione tipografica.

Il fatto che la carta fosse finora perfetta non mi fa vacillare neppure per un attimo nella mia teoria dell’errore di stampa. Si sappia, a tal proposito, che io spiego con l’errore di stampa anche il do sotto il rigo e gli spiriti; solo il po’ con l’accento e il qual è con l’apostrofo sono nefandezze dello scrittore, da punire col rogo.

Passeggio avanti e indietro alla ricerca della lanterna per infiniti minuti.
Dalla parete della montagna davanti a me scendono grappoli di orientisti di tutte le età e categorie, ma è una una coincidenza.
Anche il fatto che gli orientisti che giungono dalle mie spalle si buttino su per il Cervino è certamente una coincidenza.
Forse cambio cognome in Hume.

Siccome non trovo una pala per mettermi a cercare la lanterna scavando, valuto l’ipotesi che la lanterna sia dove tutti i concorrenti stanno convergendo e mi arrampico dall’altra parte.
Il punto scelto per salire non poteva essere peggiore.

Come giungevano sulla cima gli altri:

Come sono dovuta salire sulla cima io

Una volta sulla cima, constato che la lanterna è inspiegabilmente da quelle parti, come peraltro chiaramente indicato in carta, la punzono seccata, e procedo zoppicando dignitosamente verso le ultime stazioni.

 

DALLA 12 ALL’ARRIVO 

Niente di rilevante, salvo un’uscita magistrale dal punto 12, perfettamente in direzione del 13, che però era la scelta sbagliata, perché portava dritti dritti sul ciglio di un burrone; bisognava, invece, guardare mezzo centimetro al di là del proprio (pur lungo) naso, uscire nella direzione opposta e raggiungere la 13 con una manovra a spina di pesce.

In arrivo scorgo il Sommo, che sarà sicuramente preoccupato per la mia incolumità, e, dato che in giro non si vede nessuno, decido di dargli un minimo di soddisfazione e lo rendo una delle sei persone al mondo che mi hanno vista correre; andavo talmente forte, che non si è accorto che correvo.
In compenso, io quasi ci resto secca, e nel mezzo minuto (minchia, mezzo minuto!) più lungo della mia vita giuro che non mangerò mai più un carboidrato in vita mia.

Belin, ma sono delle Macine quelle al ristoro???

10 thoughts on “BOSCO DI VALERIANO – Trofeo 3 Regioni / Campionato regionale FVG, 17.03.2013, Pinzano al Tagliamento

  1. Mauro

    Non sarai un’orientista modello, ma sicuramente i tuoi racconti hanno il potere di darmi il buonumore!
    Grazie e che non ti venga mai in mente di abbandonarci!

  2. Larry

    Starai mica insinuando che ho stracciato le palle? Pensa che questi erano solo gli highlight.

    @Sommo: a dire il vero, ogni anno io cerco di evitare di tesserarmi, ma evidentemente non mi viene tanto bene neanche la Fuga dalla FISO…

  3. gian e francy

    solo ora abbiamo letto la lunga storia….ma ci chiediamo: durante la gara già prendi appunti x scrivere dopo? così si spiega il tuo intenso coinvolgimento… orientistico!!!!
    comunque, mentre leggevamo ci pareva di rivivere il canyon furlano, il tratto tra la 6 e la 7, il lastricato di fango….
    ci vediamo sabato, … ma poi affitteremo qualche esperto x le ripetizioni, vero? possiamo chiedere al sommo?
    ciao

  4. Larry Post author

    Ma è ovvio!
    Mi qualificherei sempre prima, se non mi fermassi a prendere appunti e raccogliere reperti.

    Il 6 e il 7 il nostro Previdente Presidente e il Celere Capellone hanno organizzato tutto per fare di noi orientisti provetti, incluso il tempo da lupi degno dei più prestigiosi ori-appuntamenti.

  5. Pingback: Larry a Komenda, Slovenia, 27 aprile – Campionato FVG 2013. “La menata lanterna per lanterna” – Lanterna 7 « Larry, Tsitalia e l' orienteering

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