BOSCO DI VALERIANO – Trofeo 3 Regioni / Campionato regionale FVG, 17.03.2013, Pinzano al Tagliamento

Oggi facciamo gli auguri al prezioso dono che Dio ci ha dato per sopportare le madri:  ♥ IL PAPÀ ♥

il Tilimènt!
Quando passiamo di là de l’aeghe, il tormento di Zzi è finito. Il problema grosso del portarmi in Furlania, come forse vi ho già raccontato, consiste nel fatto che  – siccome ho imparato da poco – leggo tutti i cartelli in friulano che vedo. Non occorre rammentare che i triestini, inspiegabilmente, non sono molto appassionati di marilenghe.

So che siete molto interessati all’andamento della mia gara, per imparare dalla mia esperienza, perciò non pongo tempo in mezzo e salto a piè pari tutto il resoconto dell’appassionante ori-gossip fatto con MadameK e Webmistress durante il viaggio.

Come correre una perfetta
GARA DI ORIENTEERING ALLA LARRY

 

• Fase di preparazione •

L’atteggiamento psicologico è importantissimo, e ciascuno ha i propri metodi per attivare quei dispositivi mentali che gli permettono di  entrare nel mood della gara.

Io, dieci minuti prima del mio orario di partenza, mi rendo conto che non sono vestita e devo ancora mettermi le lenti a contatto (persevero con l’insano comportamento). Caccio, allora, tutti i vestiti alla rinfusa in bagagliaio – impedendo, così, a metà della nostra giovane, ma rispettabile, società di cambiarsi a propria volta, avendo occultato i loro effetti sotto i resti del mio zaino deflagrato -, mi trafiggo l’addome attaccandomi il pettorale senza occhiali (con le lenti non ci vedo, le metto solo per ottenere un effetto placebo) e mi dirigo in partenza.

Zzi mi accompagna portandomi bussola e SiCard, che avevo lasciato sul tetto della macchina.
Vediamo di non  scomodare Freud.

• La partenza •

È molto importante anche concentrarsi in partenza, per non commettere fatali errori di distrazione all’inizio della gara; utile, in molti casi, è anche osservare l’ambiente circostante, per identificare le forme del terreno che, di lì a poco, bisognerà individuare in carta, in modo da collocarsi con precisione in essa.

La cosa cui l’orientista medio tiene di più al momento della partenza, però, è un’altra: non smarronare davanti a tutti.
Questo, ovviamente, comporta il ragionevole rischio di prendere sparati la direzione sbagliata e dover, poi, fare, il giro del Fullo per giungere alla prima lanterna senza ripassare dal via, ma è pur sempre niente rispetto all’onta di inchiodarsi appena fuori dal gazebo con la cartina in mano e il naso arricciato verso l’alto, con la faccia confusa di quello che sta cercando, guida alla mano, un indirizzo a Bang Lamung.

Io, che non sono un’orientista, in partenza alterno – a seconda del tipo di gara e del terreno – l’atteggiamento di quella che sta aspettando l’autobus (tipico delle gare in centro storico), all’atteggiamento di quella che sta andando in guerra su un pianeta ostile (gare in bosco o ai giardinetti).

Spesse volte, tento anche di impietosire Zzi supplicandolo fino all’ultimo di non lasciarmi andare, promettendo di fare cose turche una volta giunti a casa.
Mi riferisco a cose molto insolite anche per una moglie innamorata e devota come me, tipo stirare, buttare la spazzatura per una settimana, fare la lavatrice e altre cose del genere, o addirittura anche più spinte, come pulire la cappa e i fornelli (ma non le piastrelle) della cucina.

• LA GARA •

Siccome io sono una che ha un culo enorme anche in senso metaforico, come, peraltro, il mio matrimonio dimostra, qualche giorno fa mi sono trovata per caso a parlare con Zzi dell’azimut, questo sconosciuto.

A riguardo, avevo ricordi vaghi di quando, in terza o quarta elementare, erano venuti in classe dei signori simpatici, a insegnarci cosa fossero l’orientamento, le curve di livello (che all’epoca chiamavamo isoipse: quando ho fatto le elementari io, al governo c’era  Pericle), l’uso della bussola e altre cose interessantissime; ne parlavano in classe e io, nella mi ingenuità di ottenne, credevo che stessimo facendo una lezione particolarmente divertente di Geografia.
Quando ci hanno deportati al parco, ho capito che si trattava di un subdolo inganno del malvagio maestro di Ginnastica, ma era ormai troppo tardi.

La spiegazione di Zzi sull’uso della bussola, che – scoop! – non è un vistoso monile per abbellire le mani o il collo, si è rivelata molto utile, perché in Furlania non ci sono muretti a secco neanche a pagarli oro, i sentieri scarseggiano e uno non ha modo di capire dove si trova, a meno che, appunto, non sappia leggere una carta e gestire una bussola.

Non vi straccio le palle con la cronaca punto-per-punto della mia gara, ma qualche highlight proprio non ve lo posso negare.

DALLA PARTENZA ALLA 1

Non riconosco sulla carta i sentieri che ho sotto i piedi, vago un po’ a caso nei dintorni dell’orologio della partenza per tre o quattro dei suoi fischi, finché non arrivo sotto la linea elettrica.
Arguisco astutamente di essere andata leggermente lunga e leggermente storta; faccio per tornare sui miei passi, quando scorgo in lontananza Marco con la C(ri).
È la mia unica occasione per sedurlo, e valuto rapidamente di fingere un malore per farmi salvare; altrettanto rapidamente capisco che, al massimo, potrebbe segnalare la presenza di rifiuti di nel bosco e lasciarmi a decomporre sul ciglio del sentiero, quindi porto i miei culi alla torretta di caccia, punzono, e mi faccio da parte giusto un attimo prima che un grosso capriolo (o era un cerbiatto? Aveva il sederino bianco, Il Sommo mi ha detto che bestia fosse, ma l’ho già dimenticato) mi atterri.

DALLA 1 ALLA 6

Trovo le successive lanterne pazzescamente bene, per i miei standard, fino alla numero sei. Ovviamente vado pianissimo, e nonostante questo arrivo un po’ lunga e un po’ storta qua e là, ma tutto sommato le trovo.
Altrettanto ovviamente perdo minuti su minuti passeggiando sul costone a nord della 4 per trovare il punto dal quale scendere.
“Quale costone a nord della 4?” – Diranno subito i miei piccoli lett-ori.
Guardate la cartina: è un baratro! Lasciamo perdere il fatto che gli altri atleti facevano su e giù con la disinvoltura di Carrie Bradshow sulle scale mobili del centro commerciale: per me era un baratro.

Perdo anche qualche minuto andando a controllare il codice di lanterne che palesemente non sono le mie, constatando con soddisfazione che proprio non sono le mie e dovendo riposizionarmi sul mio percorso, ma io non considero “errori” queste deviazioni. Vedo queste… ehm… “verifiche”, piuttosto, come sintomo di grande umiltà e disposizione all’apprendimento; sintomo anche di nessunissima fiducia nella proprie capacità e di assoluta inadeguatezza agonistica, se vogliamo, ma comunque non errori, perché io sapevo che non era la mia lanterna quella verso la quale mi stavo dirigendo.
E se avete qualcosa da ridire, mi appello all’articolo 16.

[Continua, è che non ho avuto cuore di infliggervi tutta una gara in un solo post]

4 thoughts on “BOSCO DI VALERIANO – Trofeo 3 Regioni / Campionato regionale FVG, 17.03.2013, Pinzano al Tagliamento

  1. Giulio GMDB

    Nella mia ingenuità mi chiedo: ma non sarebbe più facile e tecnologicamente più progredito segnarsi su Google maps dove si trovano tutte le lanterne e poi andare in giro con l’iPad che è provvisto di tutti i sensori necessari a fornire la posizione esatta del soggetto su questo globo terracqueo anche in rapporto ai punti di passaggio? ;-)

  2. The Speaker

    Cara Larry! Fin qui tutto normale… attendo prodezze nel seguito della storia. Ma ripeto: detto da uno (me) che ha fatto ben di peggio, fin qui è tutto normale :-)

  3. Larry Post author

    Caro, ovviamente – da esperta di meccanismi narrativi qual sono – ho tenuto per l’atto finale la narrazione della Madre di tutte le Cazzate.
    Ho già proposto che mi vengano revocati i diritti civili.

    Giulio, io, nella mia ingenuità, mi chiedo semplicemente perché lo faccio.

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