Dolina – Trattoria Sociale

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Torno a parlare di orienteering dopo la traumatizzante trasferta ungherese (per la quale sono ancora in analisi e di cui non sono pronta a parlare) in occasione di una gara organizzata circa un mese fa (come sempre, Larrycette è sul pezzo) dalla nostra giovane, ma rispettabile società: DOLINA.

Sotto un cielo terso e  in un’atmosfera primaverile, uno sparuto manipolo di atleti in costume da Arbre Magique (e non solo loro) ha vivacizzato il centro della piccola località della Val Rosandra.

Molti gli atleti della nostra giovane, ma rispettabile, società sul podio, ma fra tutti spiccava il nostro nuovo atleta di punta: CP.

Convinto dalle mie parole di entusiasmo verso questa attività così appassionante e foriera di infinite soddisfazioni, il mio futuro ex Collega Preferito non ha resistito e ha colto l’occasione della presenza di categorie per esordienti per poter finalmente cimentarsi nello sport che da anni sognava di provare e la cui pratica mi invidiava apertamente.

Nei lunedì successivi alle gare che svolgevo, infatti, mi supplicava di mostrargli la cartina e di raccontargli le scelte che avevo fatto.
Aspettava ansioso che pubblicassi un aggiornamento su larryetsitalia.net per seguire il mio percorso lanterna per lanterna e dibattere sulla mia strategia di gara, eventualmente confrontandola con quella di Zzi.
Insisteva, talvolta quasi eccessivamente, affinché gli segnalassi blog di altri orientisti per poterne studiare carte e percorsi… insomma: proprio non stava nella pelle.

Di buon mattino si è presentato al ritrovo pieno di energia ed entusiasmo e si è iscritto alla gara nella categoria ESO1, solo per non dare un dispiacere alla Prof, che – protettiva com’è e timorosa di traumatizzare i neofiti – consigliava a tutti di scegliere la categoria meno impegnativa, mettendo a tacere il suo cuore ardimentoso che lo avrebbe più volentieri, se solo avesse potuto,  fatto correre in MA.

I mesi di duro allenamento e le giornate trascorse a studiare le strategie di gara dei campioni hanno dato immediatamente i loro frutti, piazzando colui che non possiamo non chiamare Nuovo Nuovo Vanty al primo posto, davanti a una ragazzina dall’espressione paciosa e capelli troppo belli per volerli spettinare correndo e un bambino sui dieci anni scarsi, che al momento della premiazione scopro essere il figlio di Elvio (più dalla faccia che dal cognome).
Un’impresa titanica, insomma, portata a compimento grazie  all’energia e all’impegno che solo una passione travolgente sanno far scaturire nell’animo; una sfida impossibile vinta con il cuore, prima che con le gambe e la testa, e l’inizio di una sfolgorante carriera nell’orienteering.

La verità è che CP e io non ci siamo mai vergognati tanto in vita nostra: lui per aver corso contro gente alta come la sua tibia, io per averglielo lasciato fare.

Al termine delle premiazioni, dunque, il mio collega  se la batte sotto il suo manto di ridicolo e non si unisce a noi nel pranzo che poco dopo – giusto i pochissimi minuti necessari a sbrogliare le lanterne inspiegabilmente riportate fradicie da Zzi e dalla Fascinosa Figlia, i quali devono averle immerse nel ruscello per ridurle in quegli stati, giacché non scendeva dal cielo una goccia, e di smontare la segreteria – è seguito presso la Trattoria Sociale di Dolina.

Ed è di questo che vi voglio parlare, poiché, se vi fosse fregato qualcosa dell’orienteering sareste già andati a leggere il racconto della mia gara sull’altro nostro blog.

[Per le cose importanti, cliccate di seguito]

 

Trattoria sociale di Dolina – San Dorligo della Valle

Per chi fosse legato alla vecchia toponomastica, Dolina e San Dorligo della Valle sono lo stesso luogo. Un tempo San Dorligo della Valle era il nome italiano, Dolina quello sloveno. Poi, qualcuno deve avere acutamente notato che “dolina” è un termine di senso compiuto anche nella nostra lingua e che anche dal punto di vista fonetico è affine alla lingua di Dante, e il toponimo è diventato ufficiale anche per i parlanti italiano (fra i quali, eccezionalmente, per semplicità annovero anche i triestini).
Ignoro i risvolti sociopolitici che il cambio possa aver avuto o abbia e gradisco continuare ad ignorarli.

Facendo una ricerca in rete scopro che il nome della trattoria sociale di Dolina dovrebbe essere Niko Sedmak, ma non ricordo alcuna insegna.
Pioveva, morivo di freddo e non vedevo l’ora di entrare; tutta la mia attenzione era concentrata sul suolo, per non scivolare sui frutti bagnati dell’ippocastano. Cazzo volete che mi fregasse dell’insegna? Che se ne interessino quelli che hanno blog in cui si parla di locali per andare a mangiar fuori!

Arrivando fra i primi, finisco al posto di Gesù, ovvero quello centrale, rivolto verso il pittore – pardon! – … rivolto verso la sala, dove solitamente si siede il Previdente Presidente, prima di farsi crocifiggere con le richieste per l’assegnazione delle categorie e/o dei compiti.

I piatti proposti non sono moltissimi, ma considerando che sono le tre del pomeriggio c’è da esser grati che ci hanno fatto entrare. Tra i primi piatti, si può comunque scegliere tra gnocchi o pasta con il ragù, con il goulash e pasticcio con i funghi; forse c’è anche un’altra cosa che al momento – buffamente – mi sfugge, ed è perfino possibile avere un piatto di assaggini.

Vada per gli assaggini!
Non ho idea di cosa mi abbia preso; come non manco di ribadire in ogni post – onde evitare che me la si proponga – non mi piace la pastasciutta, non la prendo mai spontaneamente, non la faccio mai a casa. Se non se la sono sbafata tutta le tarme, il pacco di pasta scaduto nel 2009 che trovate nella nostra dispensa è lì perché “non si sa mai”. Cosa si debba sapere, ovviamente, non si sa, se no non si nonsisaprebbe.

Quel giorno ho ordinato il piatto di assaggi misti di primi, consegnando il 29 settembre 2013 agli annali come giorno in cui ho avuto voglia di pasta. Ho dovuto scolarmi due birre grandi per convincere tutti che non ero incinta (io non volevo, eh, non volevo, ma gli altri esigevano la prova).

Sinceramente, il piatto non mi ha entusiasmato.
Intanto, mi aspettavo un assaggio di tutti i condimenti proposti, invece il goulash latitava.
Inoltre, visto che ci sono solo due primi, sarebbe stato più carino se ad essere conditi con il ragù fossero stati degli gnocchi e non delle banali mezze penne.
Data l’ora tarda e il successo che gli gnocchi con il goulash hanno avuto nella nostra tavolata, propendo a credere che la scelta di comporre il piatto di “assaggini” con un pezzo di pasticcio di funghi e due cucchiaiate di penne con il ragù sia dipesa dall’ormai scarsa disponibilità di altre pietanze.

Il pasticcio di funghi era, a onor del vero, buonissimo.
Bisogna ammettere e tenere presente che erano le tre del pomeriggio, avevo preso una rispettabile cappottata di freddo, c’era un’umidità tale che mi scrocchiavano le ossa anche quando sbattevo le palpebre e avevo, di conseguenza, una fame che avrei mangiato perfino del castagnaccio, ma penso proprio che avrei trovato di mio gradimento il pasticcio di funghi anche in condizioni meno estreme.
La pasta era morbida, ma non scotta, il condimento generoso, ma non troppo unto; era – sia chiaro – una versione spiccatamente “domača”, che non lesinava su burro e formaggio, e magari non tutti gli ingredienti erano il frutto di una produzione artigianale, biologica, locale e genuina, ma dava la sua porca soddisfazione, anche se forse le lasagne erano uscite dalla scatola della Buitoni.

Le penne con il ragù, invece, non meritavano altrettanto apprezzamento, principalmente per il fatto che fossero penne e non gli sperati gnocchi e, in secondo luogo, perché il ragù era un po’ scarso, leggermente lento e non le avvolgeva come doveva. Stigmatizzati i difetti, bisogna specificare che il sapore del ragù era ottimo, la cottura della pasta era corretta e che nell’insieme erano tutt’altro che sgradevoli. Tornassi indietro, però, ordinerei una porzione di pasticcio intera.

Fra i secondi ricordo i cevapcici, la bistecca con l’osso e la cotoletta; forse anche per via di quest’offerta diversamente salutista mi sono buttata senza troppo senso di colpa fra le accoglienti braccia dei carboidrati.
Non mi risultano commenti entusiastici né denigratori da parte di coloro che hanno ordinato bistecca e cevapcici.
Grande soddisfazione, invece, è pervenuta dal Celere Capellone, che non si è smentito e ha scelto la cotoletta, il cui profumo ha fatto venire l’acquolina a noi, seduti vicini. La milanese (che in realtà era una Wiener Schnitzel), che giungeva guarnita da un generoso contorno di patatine fritte grandi e polpose, per quanto tagliate in una forma bizzarra, appariva tenera e succulenta già allo sguardo, cosa che il nostro amico non ha tardato a confermare.

A questo punto, il Probo Professore non ha che da suggerire, il Brioso Ballerino è inaspettatamente pronto, coglie al volo e rilancia, io non sono mai stata il tipo che si fa pregare e Zzi, in men che non si dica, è bello che incastrato: “Cameriere, per favore, ancora una cotoletta!”, ce la dividiamo in quattro.
Era buonissima.
I miei amici asserivano che fosse carne di maiale, tanto era morbida e chiara, ma a giudicare dal sapore avrei detto che fosse vitello; effettivamente l’ho riempita di limone e sale, perché a me piace mangiare l’impanatura fritta condita e di quel che viene impanato mi importa assai poco, perciò non escludo che il mio giudizio organolettico potesse essere lievemente falsato.

A me starebbe tranquillamente anche un dolcino, ma i miei compagni di sventura – pardon! – i membri della mia giovane, ma rispettabile società sono delle fighette e sostengono di avere mangiato a sufficienza.

Per fortuna, almeno il Brioso Ballerino mi dà corda e ci facciamo portare da Zzi a prendere un dolcino a Basovizza.

Non so se vivremo abbastanza perché io mi decida a scrivere qualcosa sulla pasticceria di Basovizza.

3 thoughts on “Dolina – Trattoria Sociale

  1. Larry Post author

    Hi hi. Grazie!
    Effettivamente ne vado parecchio fiera, specie perché gli orientisti che lo hanno visto si sono riconosciuti :)

  2. Pingback: Malloreddus - pasta di semola tipica della Sardegna, con zafferano | LARRYCETTE

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