Impara lo Sloveno con Larrycette [11]

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Mancano poche settimane alla Lipica Open, e voi non sapete un cazzo di sloveno.
La colpa è tutta mia, quindi eccoci alla fase di studio intensivo la notte prima dell’esame, quella in cui si imparano più cose che in un semestre intero (e comunque meno di quelle che si imparano da un disco di tre minuti).

Oggi vi racconto come si chiedono cosa sono le cose, come si dice che lavoro si fa, come si dice da dove si viene e altri convenevoli di nessuna reale utilità in una gara di orienteering nel bosco.

Impara lo sloveno con Larrycette

 

• Chi è? Cos’è? •

Non è esattamente la domanda più garbata del mondo. Sfido chiunque – a meno che non sia Renato Zero – a chiedere “Lui chi è? Lui cos’è?” a qualcuno in presenza dell’oggetto della curiosità, tuttavia è una formula essenziale nell’apprendimento dei rudimenti di una lingua.

“Chi è questo?” (nel senso di “costui/costei”) si dice Kdo je to?


Kdo 
è il pronome interrogativo nominativo per le persone (corrisponde precisamente al nostro “chi”), je è la terza persona singolare del glagol biti, to è il pronome dimostrativo neutro “ciò/questo”.
Ci tengo a specificare che dare del “ciò” a qualcuno in sua presenza non è così indelicato come appare in italiano. Lo sloveno – in maniera molto logica – usa, nella domanda, la forma più indefinita possibile, perché, se si rende necessaria la domanda, significa che non si hanno informazioni sull’oggetto di cui si chiede, in questo caso, l’identità. Non mi hanno insegnato a domandare *kdo je ona o *kdo je on a seconda che si sia in presenza di una femmina o di un maschio (dato che dovrebbe apparire alquanto palese agli occhi di chi domanda); attendiamo l’intervento del nostro ingegnere bilingue preferito per sapere se sono formule comunque valide.

Intanto, sappiate che potete fare domande sull’identità dell gente semplicemente chiedendo Kdo je to?

La risposta è To je Pinco Pallino.

Con il verbo essere, si possono dare in sacco di informazioni su Pinco Pallino, che di solito mi immagino paralizzato in mezzo ai parlanti, mentre non capisce un cazzo di quello che si dice di lui, ma che è riuscito a distinguere il proprio nome e muore dalla curiosità di sapere cosa stanno dicendo sul suo conto.

Una volta che abbiamo dissipato i dubbi sull’identità di Pinco Pallino, faremo riferimento a lui nel genere adatto, quindi nelle frasi affermative che seguiranno si userà il pronome opportuno e si concorderanno sostantivi e aggettivi.

Ovviamente, coniugando opportunamente il glagol biti, possiamo anche parlare di noi stessi.

To je Pinco Pallino. On je atlet.
Jaz sam Larrycette. Sam prodajalka časopisov.

Pare che lo sloveno non abbia una sola parola per “edicolante/giornalaio”, o, se ce l’ha, il mio scarsissimo dizionario non la riporta. Così ho detto “sono una venditrice di giornali”. “Veditrice” è prodajalka (masc. prodajalec), “giornali” è časopisov, qui declinato al genitivo plurale (nom. sing.: časopis).

La domanda per chiedere cosa sia una cosa è Kaj je to.

Se vediamo una persona che porta sul pollice un curioso ornamento, piuttosto ingombrante, dalla foggia sostanzialmente circolare, ma dotato anche di una porzione piatta e appuntita, per lo più di plastica trasparente e decorato con un motivo di righette rosse o nere, possiamo chiedere: Kaj je to?

Quello ci risponderà: To je kompas.

È, probabile, comunque, che non abbiate bisogno di farvi spiegare cosa sia una bussola, se siete andati alla Lipica Open.
Come è logico, anche in questo caso in prima battuta si resta il più possibile sul vago; una volta che si è appurato di cosa si tratti, si useranno pronomi e aggettivi conseguentemente concordati.

Ci tornano, dunque, utili, a questo punto, un po’ di vocaboli, anche perché senza quelli non andiamo da nessuna parte. È inutile sapere le coniugazioni e le declinazioni, se non abbiamo verbi e sostantivi da coniugare e declinare (questo lo dico soprattutto per me, che mi diverto tanto a scoprire le dinamiche di una lingua, ma mi rompo subito il belino quando c’è da imparare qualcosa a memoria, tipo: i significati!)

• Che lavoro fai? •

Per chiedere “che lavoro fai” in sloveno si dice, letteralmente, “cosa sei di/per lavoro?”.

La formula è Kaj si po poklicu?

Kaj, come abbiamo visto, è il pronome interrogativo “cosa”, si è il presente indicativo, seconda persona singolare, del verbo essere, po è una preposizione che può avere molteplici significati e traduzioni, a seconda del caso che regge. Qui regge un locativo (nom. sing.: poklic) e si usa come nel nostro “per lavoro/di professione”.
Come faccio a sapere che è un locativo e non un dativo? Non lo posso sapere, lo devo imparare: po regge l’accusativo o il locativo, e in entrambi i casi esprime un sacco di sfumature. Se volete perderci la testa, accomodatevi.

Possiamo rispondere Po poklicu sam…

Impiegato (dipendente privato)_______ uslužbenek
Impiegata (dipendente privata)_______ uslužbenca

Impiegato pubblico________________ uradnik
Impiegata pubblica________________uradnica

Pensionato _____________________ upokojenec
Pensionata _____________________ upokojenca

Redattore ______________________ urednik
Redattrice ______________________ urednica
[attenzione a non fare casino con l’impiegato pubblico, cosa che io faccio sistematicamente]

Editorialista ____________________ uvodničar
Editorialista più brava _____________ uvodničarka

Importatore/importatrice __________ uvozen (MarKo, per caso esiste *uvozenka?)

Ci sono anche parole che non cominciano con /u/.

Studente ____________________________ student
Studentessa _________________________ studentka

Commesso/venditore ___________________ prodajalec
Commessa ___________________________ prodajalka

Commerciante ________________________ trgovec
Commerciante donna ___________________ trgovca

Insegnante __________________________ učitelj
Insegnante donna_____________________ učiteljica

Ingegnere __________________________ inženir
Ingegnere coi tacchi a spillo _____________ inženirka

Artigiano __________________________ obrtnik
Artigiana __________________________ obrtnica

Cuoco_____________________________ kuhar
Cuoca ____________________________ kuharica

Scrittore (di bestseller) ________________ pisatelj (uspešnici)
Scrittrice (di bestseller che vendono di più)__ pisateljica (uspešnici)
[uspešnici è il genitivo plurale di uspešnica, bestseller, per l’appunto]

Il mio carentissimo dizionario non riporta il lemma “cartografo”, ma sono sicura che sarà scritto sulle carte; guardate su quelle che avete in casa e sappiatemi dire.

Se vi serve dire qualcosa di diverso, fate come ho fatto io: fatevelo insegnare dal Pons.

• Da dove vieni? •

Prosegue il nostro spettegolamento su Pinco Pallino, del quale ora riveliamo la provenieza.

In sloveno, la provenienza si esprime con la preposizione iz + il caso genitivo.

Poiché difficilmente si proviene da più di un posto contemporaneamente, per ora è sufficiente ricordare la declinazione dei sostantivi al genitivo singolare.

La domanda per chiedere la provenienza è od kod si ti? (o od kod ste vi?, se usiamo la forma di cortesia).

Od kod si ti?
Jaz sam iz *Genove

Siccome lo sloveno non traduce tutti i nomi di località stranieri, è probabile che la vostra città di origine non abbia un nome sloveno. Nell’esempio sopra, mi sono inventata il genitivo di “Genova”, che ho deciso essere un nome femminile solo perché finisce in -a. È pur vero che nessuno mi ha mai detto che sbaglio, ma se il nostro ingegnere bilingue preferito volesse darci ragguagli, sarei ansiosa di conoscerli.

Altre città, invece, hanno un nome in sloveno, ad esempio:
Trst (Trieste) è maschile e diventa Trsta.
Gorica 
(Gorizia) è femminile e diventa Gorice.
Padriče (Padriciano) è neutro e diventa Padriča

Non sono così attaccata al territorio, ma vi sfido a trovare una località italiana che abbia anche un nome in sloveno di genere neutro o femminile, sita al di fuori della nostra meravigliosa regione.

Le traduzioni in maschile, in compenso, si sprecano:
Rim (Roma) –> Rima
Neapelj 
(Napoli) –> Neapelja
Oltre, ovviamente a
Videm (Udine) –> Videma

Dovrebbero essere invariati e comportarsi serenamente come nomi neutri:
Trento –> Trenta
Milano –> Milana
Torino –> Torina
Palermo –> Palerma

Diamo per femminili “calcati”:
*Genova –> *Genove
*Bologna –> *Bologne (non ci credo molto)
*Padova –> *Padove

Panico assoluto con i pluralia tantum cioè nomi che grammaticalmente sono plurali (in questo caso, femminili):
Benetke (Venezia) –> Benetk
Milje
(Muggia) –> Milj
Florence
(Firenze) –> Florenc.
Dagli esempi, mi pare di intuire che la desinenza del genitivo femminile plurale sia Ø, ma poiché il mio pessimo vocabolario non riporta la declinazione dei sostantivi, non ci metterei la mano sul fuoco; magari sono solo coincidenze.

 

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