Staffetta di Monte Prat [1]

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Dato che alla Lipica Open non mi sono neanche degnata di farmi vedere, ho deciso di accompagnare Zzi alla

staffetta di Monte Prât , Far Furlany, sabato 27 marzo 2010

La partenza è alle 15, perciò dovremo essere su posto alle 14 e basterà partire alle 12.
Sicuramente ci svegliamo in tempo, perciò non puntiamo la sveglia.

Me3no male che ci chiama Elisa alle undici meno un quarto,k così, almeno, riusciamo a fare colazione.

A Trieste c’è un bel sole, è una di quelle giornate in cui è bello andare a fare commissioni in città al mattino, quando c’è poca gente, pranzare tardi, magari con un panino di cotto e cren comprato per la strada come turisti, e stare poi sul divano a leggere o a guardare il soffitto fino e che la lavatrice non ha finito. Si potrebbe anche invitare qualcuno a cena, o vedere un po’ “chi-fa-cosa”.

Macché.
Per fortuna noi siamo orientisti e ce ne andiamo a Monte Prât.

Zzi, lungimirante, ha già organizzato la serata a San Daniele con la Famiglia Sessantanove, ma da qui all’ora di cena è lunga. Inoltre, il carattere duplice dell’impegno, sportivo e mondano, mi manda in acido già alle undici e mezza perché non ho niente da mettermi.
Mi risolvo per il completo marrone, al quale abbinare gli stivali vecchi – adatti anche al fuoristrada – e la borsetta coi gufi per la sera. I giocattoli per ingannare l’attesa [pc, libri, gipponetto da sottopuntare…] li porto in uno zaino che a sera lascerò in macchina.
Sono perfetta: pratica e allo stesso tempo glamour.
Zzi ha i jeans vecchi, la polo della Barcolana del 2002 [due! Siamo nel dieci!] e la felpa del meeting di orientamento di Venezia, il cui disegno richiama il Pac-man.
Sono ridicola e vado a cambiarmi.

Man mano che ci inoltriamo nella provincia di Udine il cielo si fa più fosco, ma il paesaggio è ridente e costellato di cartelli attraenti. La toponomastica friulana, infatti, è una delle cose più surreali in cui ci si possa imbattere. I nomi delle località terminano invariabilmente – indicativamente da sud-est a nord-ovest – in –is, –acco, –icco, –ons. Inoltre l’autonomia amministrativa e la specialità linguistica della regione donano al fortunato viaggiatore la nomenclatura nell’idioma locale, che io – come se stessi imparando a leggere con venticinque anni di ritardo – non manco di provare a pronunciare man mano che ne incontro un esempio.
Zzi, da buon triestino, manifesta scarso entusiasmo ai miei tentativi di imparare questa splendida, dolcissima lingua.

Al termine di una strada di ligure tortuosità, con vista sul Tiliment [ripetete con me: “Tiliment”], giungiamo al ritrovo, facilmente individuabile dal nugolo di orientisti che si riparano sotto le tettoie.
Data la pioggia, l’umidità, e il noto e poco gradevole odore di orientista bagnato, opto per rimanere in macchina a costo di farmi venire le piaghe da decubito.

Mi annoio.

Ho fame.

Mi viene sempre fame quando mi annoio.

Mangio tutto quello che ho, ma ho ancora fame.
Zzi non è neppure ancora partito.
Finalmente, alle tre e dieci, mentre io agonizzo consumata dai miei stessi succhi gastrici, Zzi parte e si addentra nel fitto del bosco.
Io scrivo e ho fame.
Cucio un po’ e ho fame.

Cerco di pisolare e ho fame.

Apro gli occhi e ho fame.

Io lavoro più forte e ho fame.

Tuona.
Non è la mia pancia [va beh, non è solo la mia pancia]: tuona davvero e Zzi non è ancora tornato.
Il Previdente Presidente è partito dopo ed è già tornato.
Vado a formulare un reclamo ufficiale perché Zzi non è ancora tornato.
Cammino sulla ghiaia bagnata e attraverso un insidiosissimo pezzo di prato tutto smosso dalle talpe.

Il Previdente Presidente sta parlando con non-so-chi-ma-l’ho-già visto di un errore nord/sud [cioè andare convinti in una direzione anziché in quella giusta, opposta] commesso tra là e altrove che gli ha portato via otto minuti, senza il quale sarebbe arrivato ancora prima.
Eh, sì, lo so, capisco benissimo, pure io senza gli ultimi quindici chili sarei una figa, ma ormai li ho presi, è stato un errore nutri/sportivo [cioè ho fatto la nutrizione anziché lo sport], inutile piangere sul culo ingrossato. Dov’è Zzi?
Forse il Previdente Presidente non se ne è ancora accorto, ma Zzi non è ancora arrivato. Adesso, appena finisce il quarto racconto dell’errore nord/sud, glielo dico.



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