Lipica Open 2014 [4] – domenica 9 marzo

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Anche sul secondo giorno di Lipica Open splende un bel sole primaverile, che mi arrostirà come un porco sulla brace. Vorrei portare uno spuntino salubre, magari un frutto, ma, visto il clima, evito di espormi a facili battute sul maiale con la mela in bocca, e porto due torte: l’avanzo di quella con le nocciole, farcita di crema al gianduia, e una spongecake al cioccolato e cocco, cotta nel mio nuovo, irresistibile stampo a forma di casco di Darth Vader (se lo volete anche voi, lo vendono qui; a dispetto delle apparenze, la torta si stacca bene, imburrandolo all’inverosimile).

Dal posteggio al prato del ritrovo sono poche decine di metri, che tutti percorrono con in mano lo zaino o qualche altro ori-oggetto – uno sgabellino pieghevole, un sacchetto portascarpe, una semplice bottiglia d’acqua – utile alla permanenza in loco o allo svolgimento della gara.
Io sono l’unica che gira con la faccia di quella che non sa dove sta andando abbracciata a un porta-torta, e l’esito della gara è facilmente predicibile [“predicibile” è italiano? Non mi pare proprio…].

Trotto a fatica dietro a Zzi, che mi precede di un paio di metri facendo finta di non conoscermi.
Quando arriviamo è talmente presto che non c’è traccia della nostra giovane, ma rispettabile società, così prendiamo posto accanto all’All Star Triveneto, ricostituita per l’occasione e in formazione estesa con il Dinamico Duo sardo-varesotto. Sarà proprio grazie a loro che potremo mangiare la torta, in quanto io ho pensato bene di lasciare a casa tutti i coltelli e di dimenticare il Victorinox in borsetta; perché io sono una che quando va in gita sui prati, dove – al limite – potrebbe servire, non lo porta, ma poi gira in città col coltellino svizzero sul fondo della borsa, tra il burro di cacao alla ciliegia e i resti di una molletta per capelli rotta.

Più tardi, alcuni dei nostri compagni osserveranno che la mia splendida torta somiglia un po’ alla maschera mortuaria di Agamennone, ma è chiaro che sono parole dettate dall’invidia. Spero non fosse perché non ne hanno percepito la magnificenza.
Troverei questa mancanze di fede disturbante.

Per alcuni questo è già l’ultimo giorno di gare, ma per noi del GUD e per i nostri ospiti, invece, il gioco duro deve ancora cominciare, così decidiamo di celebrare il passaggio con una cena nella magione della famiglia del Grintoso Grafico.

Durante la cena di Venezia dello scorso gennaio, infatti, il nostro ospitale amico aveva lanciato a tutti i presenti l’invito a cenare insieme nella dependance di casa dei suoi genitori, uno spazio meraviglioso, dove avremmo potuto riunirci e gustare una cena conviviale recando un disturbo relativamente contenuto ai padroni di casa, che di fatto vivono nell’edificio accanto. I presenti alla cena di Venezia non se lo sono fatto ripetere due volte, hanno segnato in agenda l’appuntamento e si sono fatti trovare liberi e affamati nel giorno pattuito. Guest star della serata, il Celere Capellone, prezioso membro del GUD, e la Serpe in Seno, la cui presenza è indispensabile per essere sicuri di non scampare al contagio.

Il Grintoso Grafico e la Veloce Violinista mettono in tavola una squisitezza dopo l’altra.
A parte i crostini con la pancetta abbrustolita, irresistibili, nella loro semplicità, ci deliziano con una jota che fa concorrenza a quella del Previdente Presidente, salsicce, capuzi e patate in tecia. Il pane della mamma è commovente, il formaggio del casaro di zona, nonché membro della nostra giovane, ma rispettabile società, è squisito come sempre, il vino dello Speaker è piacevole come solo i vini bevuti in compagnia sanno essere. Niente può rovinare una cena così perfetta, nonostante i maschi, con le loro cartine sfoderate a tradimento e i loro discorsi sull’orienteering, ce la mettano tutta per mandarmela di traverso.

 

Non vi agitate: queste e altre carte sono già online sul blog del G.U.D, nell’apposita sezione, dove le potrete ingrandire a piacimento!

Ancora estasiati dal prelibato tiramisù preparato dalle eleganti mani della Fantastica Farmacista, ci ritiriamo ciascuno nel proprio alloggio, perché il giorno dopo, per molti di noi, c’è ancora una gara.
Sulla colazione del lunedì stenderei un velo pietoso. Solo uno che è sopravvissuto un mese nella pessima pensione Aurora di Asiago ha potuto tollerare tanta micragnosità… Il fatto è che contavo molto su un avanzo di torte, che non c’è stato, e mi sono ritrovata il lunedì mattina senza nulla da offrire a rem.

Ancora non lo sappiamo, ma la tragedia nutrizionale dell’affascinante cartografo sarà destinata a protrarsi a lungo.

 

Della gara parlo su larryetsitalia.net, sempre che si possa definire gara quello che io faccio con una cartina in mano. Forse “origami” è un termine più corretto. L’audio include la gara ed è equalizzato, ma non ci sono le siglette. Magari la prossima volta riesco a fare le cose per bene e a non vanificare il lavoro di Zzi.

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