Il Cenone della cretina ✎

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A Trieste usa il cenone della vigilia a base di pesce e io, ormai triestina patòca, mi adeguo.Antipasto:

Cappesante gratinate:
Si prendono le cappesante nel mezzo guscio, già aperte e parzialmente pulite dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava e, al momento opportuno, le cosparge di pangrattato e di un trito aromatico. Dopo di che, le inforna a centottanta per qualche minuto e, quando esce profumo di cappasanta, le serve subito.Una volta cotte e coperte del trito aromatico, possono essere guardate con un po’ meno ripugnanza e addirittura prese per la valva. Attenzione che la valva uscita da forno è una delle cose più calde del creato, suggerisco di afferrarle con i polpastrelli callosi della mano sinistra [destra se siete Paul McCartney]

Acciughe all’ammiraglia:
Si prendono le acciughe [sardòni de Barcolja] dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava, le decapita, le eviscera, le apre a libro e le dispone in un piatto. Vi si versa sopra del succo di limone filtrato e le si lascia riposare un giorno in frigo.

Acciughe sotto sale:
Si prendono le acciughe [sardòni de Barcolja] dal pescivendolo. Le si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che le lava, le decapita, le eviscera, le apre a libro e le dispone a strati in un vaso di vetro alternate ad uno strato di sale, chiudendo con uno strato di sale, un disco di ardesia del diametro del vaso e una pietra pesantissima. Dopo quaranta giorni mi pare che siano pronte, ma forse già dopo venti bisogna fare qualche operazione di manutenzione, tipo ripulirle dal sangue spurgato, roba del genere. Non lo so, le ho solo viste fare alla madre di mia madre quando ero piccola, non le ho mai fatte personalmente, è una cosa troppo cruenta.
Al supermercato se ne trovano di molto buone, marca “Delicious”, sia in vasetto sott’olio che in busta sottovuoto, da lavare.

Salmone affumicato:
Si prende un salmone in Norvegia. Lo si guarda con ripugnanza e lo si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi, che lo lava, lo decapita, lo eviscera e lo appende in cantina, accendendogli sotto un fuocherello di legni pregiati. Se no si va da Masè, o in un’altra rinomata rosticceria, e si compra una busta di salmone affumicato. Si noti che in negozio costa il triplo che in supermercato, ma è più buono; l’ideale se avete ospiti a cui non piace: figurone e scorpacciata pur comprandone poco.

Baccalà mantecato
Si prende un baccalà, forse dal pescivendolo, forse alla Isole Far Oer, non so. Lo si guarda con ripugnanza e le si tiene chiuse in frigo nel sacchetto finché non arriva Zzi.
Si noti che, nel frattempo, il frigo è diventato la galleria degli orrori.
Si fa una seduta spiritica e si evoca la buon’anima di nonno Giggi, che faceva il baccalà mantecato a mano, sbatazzando il pesce, perfettamente pulito e ridotto a bocconi, in una pentola con l’olio. Gli si chiede anche se prima il pesce va cotto, se bisogna aggiungere sale e aromi e come procedere esattamente. In mancanza di un avo veneto cuoco provetto, si consulta un ricettario tradizionale o, già che si è da Masè a prendere il salmone, lo si compra in rosticceria.

Insalata russa
Si riducono a dadini delle stesse dimensioni carote e patate cotte al vapore, si aggiungono piselli, anch’essi cotti e, secondo alcuni, olive e dadini di prosciutto cotto. Volendo qualche peperone in agrodolce. Si inonda il tutto con la maionese, si compatta in foggia di zuccotto e si guarnisce con le uova sode. Se non ci avete messo il prosciutto, potete guarnire coi gamberi.

Primo
Risotto scampi e rucola
Poiché mia suocera è diventata intollerante anche al glutine [prima era intollerante solo a me], ho servito come primo piatto – per la gioia di mio suocero – il risotto con gli scampi e la rucola.
Lo so – lo so – mi sono piegata alla rucola, me ne vergogno moltissimo. Come attenuante posso dire che è stata solo la seconda volta in un anno e che l’ho fatto con estrema moderazione.
Il risotto scampi&rucola si prepara precisamente come tutti gli altri risotti, solo che ci si mettono gli scampi, non si manteca col parmigiano e la rucola si mette alla fine, se no rilascia l’amaro.

Secondo
San pietro in guazzetto
Come secondo piatto abbiamo portato in tavola i filetti di pesce san pietro con un guazzetto di pomodoro, olive, capperi e aromi. Il san pietro, infatti, è un pesce infido, che non si sa mai se è saporito o no; nel dubbio, lo si ammazza con un condimento che andrebbe bene per coprire il sapore di una forma di gorgonzola putrescente, e si va sul sicuro.
Di contorno, una variante leggera delle patate in tecia, senza cipolla e senza pancetta, ma con il rosmarino e i profumi adatti al pesce.

Dessert
Non essendo in grado di preparare nulla che non contenesse glutine, ho offerto il raro e prezioso panettone Loison. A mia suocera ho servito un panettoncino per celiaci che ho comprato in farmacia; non so se fosse buono o meno perché non lo ha mangiato, la avevo già rimpinzata fin troppo.

Mentre abbiamo ancora il panettone in bocca, mia suocera si alza e decide che è il momento dello scambio dei doni: immediatamente smettiamo di mangiare, chi inghiottendo la fetta intera, chi sputandola sotto il tavolo, sbaracchiamo il tavolo alla bell’e meglio e procediamo col rituale.
Noi ce la caviamo rifilando a tutti marmellate fatte in casa, in cambio riceviamo:
– dalla nonna: cestone di leccornie assortite, che se non avessi miriagrammi e miriagrammi di avanzi in cucina da smaltire nelle feste accoglierei con maggiore entusiasmo.
– dai suoceri: tovaglia bianca da DICIOTTO coperti, che mia suocera mi porge con aria di sfida come a dire “E adesso vieni a raccontarmi che è piccola, come hai fatto con quella dell’anno scorso, cretinetta” e che io accolgo con aria raggiante come a dire “E adesso ti metterai il cuore in pace, la pianterai di volermi regalare tovaglie, sapendo che ne possiedo otto – nove con questa – praticamente nuove”
– dal cognato: centrotavola. Questo:

 

2 thoughts on “Il Cenone della cretina ✎

  1. Livio_ts

    Per le capesante prova questo:
    Stufa un po’ di scalogni con l’olio e alla fine sfumali con succo di arancia.
    Taglia le capesante a fette orizzontali e asciugale bene. Prendi un foglio di carta forno e sistema le fette in forma geometrica (cerchio o quadrato o rettangolo) sovrapponendole parzialmente una sull’altra disegnando il perimetro ed il centro della forma geometrica scelta.
    Scalda una padella con pochissimo olio e, utilizzando come supporto la carta forno, metti a grigliare le capesante per ca 1 minuto. A questo punto puoi togliere la carta forno.
    A parte grigli qualche fetta di salamino piccante.
    Su un piatto fai una base, uguale alla forma geometrica delle capesante, con gli scalogni stufati e, stando attenta, sopra sopra ci metti le capesante con la parte grigliata verso l’alto. un giro d’olio ed e’ fatto.
    Servi con il salamino piccante grigliato e bastoncini di pasta sfoglia passati in forno
    BonAppetit :-)

  2. Larry Post author

    Caspita, sembra proprio interessante, ma la mia religione mi vieta di avere rapporti di qualsiasi tipo con le capesante!

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