Prima Cena Regionale: la Valle d’Aosta. Secondo piatto: Arrosto di maiale con le castagne (4)


La preparazione di questa pietanza è stata colpita da una tremenda maledizione, a causa della quale praticamente non abbiamo immagini originali.

Già inizialmente, infatti, ne erano state scattate pochissime, brutte esteticamente e prive di scopo illustrativo alcuno, perché la preparazione della carne è da che mondo è mondo compito di Zzi (così come è compito suo cucinare il pesce, fare la focaccia col formaggio, lavare la verdura, riempire la lavastoviglie, pulire la cucina, rassettare la casa, stirare, fare la lavatrice, lavare i vetri, fare il cambio degli armadi, piegare le tovaglie, appaiare i calzini, fare l’albero di Natale…), il quale non è tipo da perdersi in ciance e fare foto alle cose. Come dice il saggio: chi sa fare fa, chi non sa fare posta.

Successivamente, un numero di prestigio degno dei miei ha fatto sì che perdessi anche le poche che avevo scattato.

Dovete sapere, infatti, che l’aspetto altamente professionale di questo blog è frutto non solo delle mia vaste competenza e abilità, ma anche di un lavoro attento e scrupoloso, volto a fornire ai miei lettori il miglior servizio. Ad esempio, per pubblicare una fotografia, devo:

– Scattarla col cellulare;
– Mandarmela per e-mail;
– Scaricarla sul computer;
– Modificarla secondo necessità (come minimo va ridimensionata);
– Caricarla su Picasa;
– Annidarla nel post.

Poiché il mio telefono è smart, ma è anche cheap, ha una memoria ragionevolmente limitata, perciò, una volta che mi sono mandata per e-mail le foto, le cancello da essa, così da poterne scattare in quantità alla bisogna.

La mia casella di posta, inoltre, ha spazio praticamente illimitato, ma è incasinata in modo che non potete neanche immaginare, così, man mano che scarico le foto, butto via le e-mail con cui me le sono mandate.
Solitamente queste manovre non mi fanno correre il rischio di cancellare foto che non ho ancora salvato, perché bado a mandarmi le e-mail con un oggetto illuminante, così da non doverle aprire per controllare cosa contengano.

Com’è, come non è, mi sa che mi sono ingannata da sola, ho scritto l’oggetto sbagliato, ho cancellato prima di scaricare, ho fatto qualcosa che non dovevo fare e… tracchete! Sono qua come un cul (triestino per “di stucco/basito”), che non mi capacito di essere senza foto dell’arrosto con le castagne, ma – ahimé – questa è la dura realtà.

Vi dovrete accontentare, per questa volta, di una descrizione verbale della preparazione della pietanza.

 


Arrosto con le castagne

Ingredienti

Carrè di maiale disossato (8 etti per 4 persone inappetenti);
Lardo a cubetti (un etto);
Carote (2)
Castagne secche (meno di 3 etti);
Odori;
Latte (mezza tazzina);
Cognac (mezza tazzina).

Procedimento

Ungete una teglia, metteteci dentro due carote intere e tre etti di castagne secche. La ricetta diceva di usarne quattro, ma mi sembravano un’infinità. Già tre etti, a dire il vero, mi sono parsi troppi.

Posateci dentro anche il carrè di maiale, gli aromi e bagnate con cognac e latte.
Mettete nel forno caldo a 150 gradi e lasciate tutto là.

Non occorre scottare la superficie della carne prima. Per motivi che non conosco, resta ugualmente tenerissima.
Quando sarà cotto – circa 40 minuti dopo – mettete da parte la carne e spezzettate carote e castagne, per fare il sughetto. Vedrete che le carote sono tenerissime e si disfano sotto i rebbi della forchetta.

Vedrete anche che le castagne sono pietre.

La ricetta parla espressamente di castagne secche e non dice da nessuna parte di ammollarle. “Ma è scontato” diranno subito i miei piccoli lettori. No, non lo è. Non lo è soprattutto se altrove questa manovra viene specificata. Se in alcuni casi ricevo specifiche istruzioni, ma in casi apparentemente analoghi no, è implicito che l’analogia è solo apparente e che la procedura da seguire è un’altra.

Immagino, dunque, che le castagne avrebbero dovuto imbibersi del sugo della carne e ammollarsi con esso; quelle che lo hanno fatto, in effetti, sono morbide e sono un boccone squisito: consistenza fagiolo, gusto maiale. Il restante 70% delle castagne sono proiettili micidiali, buone per cacciare i fagiani con la fionda.

Ad ogni modo, a questo punto bisogna fare il sughetto, facendo rosolare il lardo in una padella antiaderente (la ricetta specifica “senza aggiungere condimento”, che è come dire “fai scaldare tre cucchiai di olio senza aggiungere olio” – vedete bene che nulla è lasciato al buonsenso del cuoco, quindi le castagne andavano proprio usate secche) e aggiungendo il fondo della teglia. Quando l’intruglio è adeguatamene ridotto, lo si versa sulle fette di arrosto e si serve.

Va riconosciuto che la ripassatina nel lardo fuso giova ad alcune castagne, che scendono di un paio di gradi nella scala di Mohs, giungendo alla durezza degli smeraldi.

È una pietanza molto conviviale, perché per mangiarne una porzione si stanno ore e ore a tavola con le castagne in bocca, nella vana attesa che la saliva le renda manducabili. L’inconveniente è che, non essendo educato parlare con la bocca piena, la conversazione tra un boccone e l’altro ne risente un po’.

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