Dieta GIFT metodo Speciani: un Larry-ality [puntata 6]: una (delle) parentesi – Yogurt fatto in casa (2)

Provo covandolo un pochino, poi opto per travasarlo nel contenitore di pirex dove lo unirò al latte, affinché disperda prima il freddo.
“Ignorante” diranno subito i miei piccoli lettori. “Non è il freddo che si scambia fra i materiali, solo il calore passa da uno all’altro”. Ho vagamente sentito parlare di questa credenza da nerd, intendevo dire che travasandolo confidavo che ricevesse più in fretta calore dall’ambiente circostante. Nel dubbio, l’ho covato ancora un po’, così ho ceduto calore dalle mie cosce, che si sono raffreddate, non perché abbiano ricevuto freddo, ma perché hanno perso calore (contenti?).

Nel frattempo il mezzo litro di latte, che disperde calore con una certa celerità, era diventato a malapena tiepido, così l’ho scaldato di nuovo. L’ho scaldato tre volte prima di stufarmi di aspettare che lo yogurt fosse caldo. Infine, ho deciso che lo yogurt era alla temperatura giusta e ho saggiato col dito. Mmm. Non mi pare tanto caldo. Meglio, non choccherà i bacillini.

Procedo a versare il latte nello yogurt un cucchiaio per volta.  Un cucchiaio di latte nello yogurt, e mescolo bene. Un altro cucchiaio di latte nello yogurt,  e mescolo bene. Il gioco è bello, ma è lungo. Verso sul piano della cucina mediamente mezzo cucchiaio ogni due, quindi, tutto sommato, me la sbrigo, per ché il latte finisce presto.

Invaso la mistica mistura nei vasetti di vetro da conserva, puliti e asciutti, ai quali – dopo più di tre anni dalla jam session savorgnana – restituisco una ragione di vita, togliendo a Zzi ogni speranza di sbarazzarsene.

Realizzo che non dispongo di una scatola per riporre i vasetti, né ho a portata di mano una coperta per incubarli.
Vado a prendere una coperta. Dannazione, ha le tarme. Crisi di nervi-lampo, perché ho i piccini che prendono freddo.
Vado a prendere un vecchio maglione di mia madre. L’ha fatto sua madre tra il ’73 e il ’75, quando mia madre andava a sciare, è bellissimo: è in lana idrorepellente arancione, con un motivo geometrico nero sul davanti: un po’ Charlie’s Angel, un po’ Charlie Brown. C’è anche il berrettino con il pon-pon coordinato. Lo scorso anno le tarme me lo hanno divorato irreparabilmente, facendoci un buco irrecuperabile su una spalla, ma l’ho tenuto lo stesso perché mi piace da matti, e gli ho anche fatto fare il trattamento anti-tarme al lavasecco, per preservare quel che ne resta. Decido che è il momento di restituirgli un’esistenza da incubatrice di yogurt.
Ha le tarme.
Seconda crisi di nervi lampo e maledizioni al lavasecco inefficace.

Punto, allora, la scatola delle Stoffe Senza Destino, ovvero quelle stoffe che – generalmente insieme alla Giraffa, ma anche in completa autonomia – compro perché mi piacciono, senza sapere cosa farci. La maggior parte è cotone Ikea, ma c’è sicuramente una lana tipo principe di Galles di quando credevo che avrei cucito dei pantaloni. Apro la scatola e chi ti trovo? Le maniche di pile del vestito di pile. Ecco a cosa serve essere disordinati: si trova sempre quello che serve, anche quando non si è consapevoli di cercarlo! Dato che il vestito di pile non è venuto esattamente come me lo aspettavo, decido che il vero scopo delle sue maniche è di incubare lo yogurt e così metto i piccini a riposare infilati in esse.

Li ho lasciati in incubazione sette ore e mezza – quando avrebbero dovuto bastarne sei – e sembravano vasi di Vinavil, ma ero chiaramente sulla strada giusta, pertanto ho riprovato dopo pochi giorni, usando un vasetto del mio yogurt per inoculare i bacilli nel latte e – con mia stessa sorpresa – stando un po’ più attenta alle temperature (ma sempre con 7 ore di incubazione) lo yogurt è risultato perfettamente compatto.
Disgraziatamente, l’ho preparato lunedì, quindi ho dovuto aspettare fino a giovedì per mangiarlo (martedì no latte, mercoledì namminchia).  In compenso, ieri ne ho fatto scorpacciate, alla faccia del “variare il menù” e “non creare accumuli”.

A Natale regalerò a tutti maniche di pile e quando mi guarderanno tra il deluso e il compatimento, dirò ai miei amici “Non sei contento? È una yogurtiera!”
Fatelo anche voi!!!

 

5 thoughts on “Dieta GIFT metodo Speciani: un Larry-ality [puntata 6]: una (delle) parentesi – Yogurt fatto in casa (2)

  1. Ilaria

    cavoli in questi giorni di difficile congiuntura economica una yogurtiera siffatta è un’idea strepitosa oltre che rivoluzionaria ;-))

    sei sempre troppo forte!!!

    Ciaoo da una delle wonder che ti legge sempre ma che per pigrizia “tecnica” (avevo dei problemi sulla pubblicazione dei commeniti:-( ) non scriveva mai ….

  2. susina

    concordo con ila, sei davvero forte (anche se il matta non lo cancello :-P).
    bellissimo resoconto, il mio yogurt effettivamente non è così divertente.
    susidicogoleto

  3. Larry

    Wow! Che partecipazione!

    ♦ Ciao Wonder-Ila, sono contenta di sentire anche la tua voce.

    ♦ Sì, Susi, effettivamente il mio sistema riempie la vita, ma il tuo è indubbiamente più pratico. Certo che… quindici euro… son trente-milla franchi, son palanche, e te ghe devi aggiuntaa anche quelli da ‘a corrente…no son bagiggi!

    ♦ Ma no, Marirosa, non è così faticoso. Cioè: non è più faticose che essere me!

  4. Pingback: LARRYCETTE » Blog Archive » Fare lo yogurt senza yogurtiera: tutorial della versione sbrigativa

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